Più sazi con l’olio d’oliva

olio-d'olivaSpesso capita che, appena finito pranzo, specie se si mangia in fretta,  non ci si senta del tutto sazi. Per questo, i ricercatori dell’Università di Vienna, insieme con quelli della Technische Universität di Monaco di Baviera (TUM), hanno effettuato uno studio interessante che svela come, usando la giusta quantità di olio d’oliva, la fame passi.

Per arrivare a questa conclusione, l’equipe ha osservato al microscopio 4 diversi grassi: il burro, l’olio di colza, l’olio d’oliva e lo strutto, e ha potuto osservare come alcuni di questi, contengono alcuni elementi in grado di dare un maggiore senso di sazietà.

Peter Schieberle, che ha guidato la ricerca, ha spiegato che è stato osservato il comportamento di un gruppo di volontari per circa 3 mesi, i quali hanno assunto, quotidianamente, uno yogurt speciale arricchito con i 4 diversi grassi.

“L’olio d’oliva ha dimostrato l’effetto di sazietà maggiore. Il gruppo che ha mangiato lo yogurt con l’olio d’oliva aveva nel sangue la maggiore concentrazione di serotonina, l’ormone della sazietà” ha illustrato lo scienziato, puntualizzando come  “durante il periodo di studio, nessun membro del gruppo ha registrato un aumento della percentuale di grasso corporeo o del peso”.

Cos’ha quindi di speciale l’olio d’oliva? I ricercatori sembrano aver trovato la risposta, anche se sono ancora necessarie altre analisi per eventuali accertamenti ed indagini. Si tratterebbe dell’esanale, che è presente nell’olio in due diverse forme, e che non solo rallenta il calo glicemico, facendo passare la fame, ma è un ottimo elemento per ridurre l’assorbimento di glucosio da parte delle cellule del fegato.

Davide Basili
20 marzo 2013

Rapporti sessuali contro l’emicrania

emicrania“La maggior parte dei pazienti con emicrania o cefalea a grappolo non ha attività sessuale durante gli attacchi di mal di testa ma i nostri dati suggeriscono, tuttavia, che il sesso può portare a un alleviamento dei sintomi o alla loro scomparsa”: così si legge in una ricerca tedesca pubblicata su Cephalalgia, la rivista ufficiale della International Headache Society.

I neurologi dell’Università di Munster, infatti, hanno esaminato 400 pazienti in cura da più di due anni per via di disturbi di emicrania e cefalea a grappolo, e sono giunti alla conclusione di come il fattore sesso sia determinante per curare quello che comunemente viene definito il classico mal di testa, solitamente usato come scusa numero uno per non avere rapporti con il proprio partner.

Dallo studio è infatti emerso che tra coloro che avevano fatto sesso durante un terribile attacco di emicrania, ben la metà, durante l’attività sessuale, ha notato che i sintomi si erano alleviati. Inoltre, in un caso su cinque, il dolore passava del tutto, tant’è che molti pazienti, in particolari gli uomini, hanno ammesso di utilizzare “l’atto sessuale come terapia”.

Per giustificare come la sex therapy possa essere considerata un vero e proprio elisir contro il mal di testa, gli studiosi hanno spiegato che, durante l’atto, vengono rilasciate le endorfine, dei neurotrasmettitori che, essendo antidolorifici naturali, agiscono sul sistema nervoso riducendo o facendo scomparire del tutto i sintomi del mal di testa.

Davide Basili
7 marzo 2013

Estetica: nel 2012 la liposuzione batte le protesi al seno

esteticaDai risultati ottenuti dal sondaggio effettuato nel 2012 dall’Associazione italiana di chirurgia plastica, emerge che nell’ultimo anno, nel campo dell’estetica, c’è stato un vero e proprio crollo degli interventi chirurgici per le protesi al seno, che fino al 2011 erano invece considerate le operazioni più gettonate e diffuse. Si registra una percentuale di circa il 10% in meno e la causa, secondo Giovanni Botti, presidente dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (AICPE) è da ricercare nel fatto che la mastoplastica è sta coinvolta, volontariamente o meno, nello scandalo delle protesi Pip: questo ha fatto sì che il numero di donne che volevano ritoccarsi il seno diminuisse, in quanto l’intervento non sembrava più incentivare la gente e soprattutto è stata messa in discussione la sua buona risuscita.

Con grande sorpresa di tutti, esperti e chirurghi compresi, durante lo scorso anno c’è stato invece un vero e proprio aumento dei clienti, sia uomini che donne, che ricorrono alla liposuzione per togliere il grasso in eccesso. Il motivo principale sembra essere lo stesso per tutti i pazienti, come spiega Botti: “Con l’innesto di grasso si inietta del grasso precedentemente prelevato da una zona del corpo in un’altra Piace perché consente di ottenere risultati naturali utilizzando tessuto proprio e non sostanze di sintesi o protesi”.

I dati, che sono stati esposti durante il convegno “Chirurgia estetica: facciamo il punto”, svoltosi a Firenze, vedono poi al secondo posto nella classifica delle operazioni più in voga al momento, la blefaroplastica, ovvero il ringiovanimento dello sguardo, e a seguire il trapianto di grasso autologo, la vera novità del 2013. Un intervento che permette di ripristinare i volumi su diverse parti del corpo, come sulle cicatrici, sul seno, per rialzarlo o per dare l’effetto di una simmetria perfetta, o sul volto, andando a riempire con il grasso i solchi naso-bocca. Operazione questa, vietata alle persone magre, che non dispongono di massa in eccesso.

Davide Basili
3 marzo 2013

Kepler 37-b: la sua scoperta affascina tutto il mondo

kepler-37bKepler 37-b, il più piccolo esopianeta mai osservato finora, di cui abbiamo parlato in un articolo precedente, si è rivelato uno degli argomenti più interessanti e discussi del web. La sua scoperta, infatti, sembra essere stimolante non solo per i ricercatori della NASA, ma per tutti gli appassionati di astronomia che, dopo aver letto la notizia, si sono immediatamente attivati su internet per avere più informazioni possibili su questo nuovo pianeta extrasolare.

Facciamo un passo indietro: nel marzo del 2009, dal Cape Canaveral Air Force Station, in Florida, la NASA ha lanciato la sonda Kepler in orbita intorno al Sole, affinchè riuscisse a rilevare, mediante il fotometro (o esposimetro) di cui è dotata, le alterazioni anche minime della luminosità delle stelle. La diminuzione di luminosità, infatti, è dovuta al transitare di un pianeta di fronte alla stella stessa, e, mediante l’analisi di questo dato, il Kepler Asteroseismic Investigation, è in grado di rilevare il nuovo pianeta.

È proprio con questa tecnica chiamata “dei transiti” che Kepler 37-b è stato identificato dall’equipe degli astronomi, che ha visto coinvolti, oltre ai nomi precedentemente citati, anche Jorgen Christensen-Dalsgaard e Hans Kjeldsen, docenti dell’Università danese di Aarhus ed il presidente Ron Gilliland dello Space Telescope Science Institute con sede a Baltimora.

Dalle dichiarazioni rilasciate, si può notare l’importanza del tipo di tecnologia speciale della NASA: “I dati fotometrici inviati da Kepler sono probabilmente i migliori che vedremo nel corso della nostra vita. Si tratta di una tecnologia collaudata per la ricerca di piccoli pianeti intorno ad altre stelle” si legge sulla rivista Nature.

Strumenti all’avanguardia che hanno permesso di verificare lo stato della superficie di Kepler 37-b: misura 400 gradi ed è altamente irradiata dalla luce della sua stella. L’elemento che colpisce di più, però, è la sua dimensione ridotta: “La scoperta di pianeti extrasolari– illustra il team- ha contribuito a migliorare le nostre conoscenze sui pianeti e ha mostrato che gli altri sistemi possono essere molto diversi dal nostro. Ma degli oltre 700 pianeti extrasolari individuati finora, quasi tutti sono molto più grandi della Terra e gassosi”.

Davide Basili
24 febbraio 2013

Kepler 37-b: il più piccolo esopianeta mai osservato

kepler-37bI ricercatori del NASA Ames Research Center, mediante la sonda Kepler, hanno il compito di individuare tutti quei pianeti che, fuori dal nostro sistema solare e sparsi per la Galassia, potrebbero essere simili alla nostra Terra.

Grazie ai loro potenti telescopi di ultima generazione, sono in grado di individuare i vari esopianeti che si trovano in quella che viene chiamata la “fascia abitabile”, ovvero in una zona molto vicina a noi.

Dopo tre anni di studi minuziosi ed accurati, un gruppo coordinato dall’americano Thomas Barclay del centro di ricerca Ames della NASA, tra cui ci sono Thomas Barclay dell’Ames Research Center della Nasa, in California, e del Bay Area Environmental Research Institute, e Jason Rowe del SETI Institute, hanno avvistato l’esopianeta più piccolo mai osservato finora, come hanno dichiarato gli studiosi in un articolo pubblicato sulla rivista Nature.

Si tratta di un pianeta più piccolo di Mercurio, ed il più piccolo in orbita attorno ad una stella. Di dimensioni poco superiori a quelle della Luna, Kepler 37-b, com’è stato battezzato per via del nome della stella intorno a cui orbita, la Kepler-37, si trova nella costellazione della Lyra della Via Lattea insieme ad altri due fratelli maggiori, rispettivamente Kepler 37-c e Kepler 37-d, rispettivamente di dimensioni inferiori e nettamente superiori (si parla del doppio) della Terra.

Grazie al telescopio spaziale che la NASA ha lanciato nel 2009, è stato possibile scoprire che il pianeta impiega 13 giorni per orbitare intorno alla sua stella e pare sia un pianeta roccioso senza atmosfera né acqua, molto simile a Mercurio.

Secondo Steve Kawaler, professore di fisica e astronomia presso l’Iowa State University che ha fatto parte dell’equipe di ricercatori che ha studiato le oscillazioni dell’esopianeta per determinarne le dimensioni, ha affermato: “È stato fondamentalmente ascoltare la stella, misurandone le onde sonore. Più grande è la stella, più bassa è la frequenza o il ‘passo’ del suo canto”.

Davide Basili
22 febbraio 2013

Meningite B: scoperto a Novara il vaccino

vaccino-meningiteNonostante la meningite di tipo B sia la più diffusa in Europa, finora era uno dei cinque sierogruppi di tipo  meningococcico per il quale non c’era un vaccino.

Finalmente, dopo numerosi studi, è stato scoperto il vaccino, il cui studio ha coinvolto 65 ospedali, di cui 5 italiani e 60 europei. Sviluppato dalla Novartis di Siena, Bexsero, così è stato chiamato, è stato approvato pochi giorni fa, il 21 gennaio, dalla  Commissione europea per i farmaci, che ne ha autorizzato l’introduzione sul mercato.

Parte del merito va all’Azienda Ospedaliera “Maggiore della Carità” di Novara, che è stata il centro di coordinamento nazionale e che ha coinvolto, tra il 2008 e il 2010, ben 300 bambini di età compresa tra i 2 e i 3 mesi.

La prima dose al mondo del vaccino è stata infatti somministrata lì il 31 marzo 2008, e da allora il Maggiore ha visto reclutati ben quattro quinti dei vaccini in tutta Italia, che equivale a un sesto di quelli complessivi.

Come ha sottolineato Gianni Bona, primario della Clinica pediatrica, la ricerca ha richiesto ben 17 anni di lavoro: 12 sono stati dedicati allo sviluppo presso i laboratori Novartis, sotto la supervisione del professor Rino Rappuoli e della sua equipe, e 5 sono stati impiegati alla sperimentazione.

Tra i piccoli pazienti reclutati, anche i due nipotini gemelli dello stesso Bona, che ha spiegato quanto sia stato facile ottenere l’adesione da parte dei genitori, vista la precisione e l’accuratezza delle ricerche svolte presso la struttura ospedaliera: “Dal 1994 a Novara facciamo studi clinici sui vaccini: la gente ci conosce e sa la serietà del nostro lavoro”.

Un successo, questo, ancora una volta italiano, che mette in luce le grandi potenzialità che ha il nostro Paese in ambito della sanità e della ricerca.

Davide Basili
25 gennaio 2013

Asma: a rischio i bambini che mangiano nei fast food

Le tre raffigurazioni rappresentano, da sinistra verso destra, rispettivamente:A) Bronchiolo in condizioni fisiologiche: vie aeree libere, muscoli lisci rilassati. B) Individuo affetto da Asma: i muscoli lisci sono rilassati, la parete interna è tuttavia inspessita e lo spazio del lume risulta minore. C) Vie aerea in crisi d'asma. Si evidenzi la contrazione dei fascetti muscolari, un ulteriore riduzione del lume ed il rigonfiamento, determinato dall'accumulo d'aria, negli alveoli.
Le tre raffigurazioni rappresentano, da sinistra verso destra, rispettivamente:
A) Bronchiolo in condizioni fisiologiche: vie aeree libere, muscoli lisci rilassati.
B) Individuo affetto da Asma: i muscoli lisci sono rilassati, la parete interna è tuttavia inspessita e lo spazio del lume risulta minore.
C) Vie aerea in crisi d’asma. Si evidenzi la contrazione dei fascetti muscolari, un ulteriore riduzione del lume ed il rigonfiamento, determinato dall’accumulo d’aria, negli alveoli.

Il cibo dei fast food, oltre ad essere considerato spazzatura, è anche poco salutare per i bambini ed adolescenti, esponendoli a rischio di asma. A sostenerlo è una ricerca condotta dall’International Study of Asthma and Allergies in Childhood (ISAAC) pubblicata sulla rivista medica britannica “Thorax”. Secondo i dati riportati, se i giovani consumano mediamente 3 pasti alla settimana presso ristoranti come McDonald’s o Burger King, sono a rischio di sviluppare la patologia respiratoria.

Questo perché, secondo i ricercatori, questi cibi sono una vera e propria minaccia alla salute sia per i bambini che per gli adolescenti. Per quanto riguarda coloro che hanno tra i 6 e i 7 anni, la percentuale ammonta al +29% rispetto ai coetanei che seguono un’alimentazione sana ed equilibrata. Per chi ha invece tra i 13 e i 14 anni, il rischio di asma sale al 39%.

I giovanissimi che invece, al contrario, consumano circa 3 volte a settimana frutta e verdura, godono di una percentuale di pericolo di attacco pari a solo 14%, dato che scende a 11% nel caso dei teenagers.

Queste i risultati dell’indagine che ha coinvolto 31 Paesi, sia quelli più sviluppati che quelli appartenenti al cosiddetto Terzo Mondo, e che ha dimostrato come il pericolo di asma vada di pari passo con l’aumento dell’obesità.

Problema che va anche chiaramente ricondotto allo sviluppo legato all’alimentazione mondiale, e che può essere anche la causa di crescita di eczemi e riniti gravi: Se le associazioni tra fast food e prevalenza di sintomi di asma, rinocongiuntiviti ed eczema sono causali, allora le conclusioni assumono un maggiore significato per la salute pubblica considerando la crescita mondiale di consumo di fast food”.

Davide Basili
19 gennaio 2013