UNESCO: allarme barriere coralline

Scritto da:
Elia Anelli
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1 minuto

Un’indagine completa attraverso il monitoraggio di 214 barriere coralline appartenenti al Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ha rilevato che la superficie dei coralli è scesa vertiginosamente, quasi dimezzandosi.

Uno dei fattori chiave per il deterioramento del corallo è il boom di nascite di una particolare specie di stella marina, chiamata “Corona di Spine” (Crown of Thorns), che i ricercatori etichettano ufficialmente come la colpevole.

Nelle giuste condizioni, le “Corona di Spine” possono produrre decine di milioni di larve, innescando una specie di “assalto” che ha come vittima la popolazione di coralli che abita le scogliere, incapace di difendersi.

Questi animali, riescono a consumare i coralli e a divorare le specie che vivono nel loro stesso ambiente, nonostante sia un animale molto lento. Dotata di un numero di “braccia” che varia da 12 a 19 e completamente ricoperta di aculei, questa creatura si rivela dannosa anche per l’uomo. La puntura di uno dei suoi aculei infatti, provoca nausea, vomito, bruciore e gonfiore alla parte interessata, il tutto per una durata che può raggiungere anche le quattro ore.

Altri fattori che influiscono seriamente sulla barriera corallina sono i danni provocati dai cicloni, che hanno causato circa la metà di tutte le morti dei coralli, e le drastiche variazioni di temperatura. Se sui cicloni purtroppo non si può influire, sulla Corona di Spine sì, e lo pensa anche John Gunn, direttore generale dell’Australian Institute of Marine Science, che ha condotto lo studio e ha detto: “Non possiamo fermare le tempeste, ma forse siamo in grado di fermare le stelle marine.”

I dati infatti, dimostrano che i coralli possono recuperare la situazione, ma questo può richiedere anche vent’anni. Gunn conclude dicendo che ulteriori studi sono necessari: per capire che cosa provoca le esplosioni demografiche di stelle marine, e trovare il modo di intervenire per proteggere la barriera corallina dai predatori.

Alcune teorie non si fanno scrupoli a puntare il dito contro l’umanità: pare infatti che la causa principale della nascita di questi esseri, nemici delle barriere coralline, siano i fertilizzanti che arrivano dalla città. Altri ancora sostengono che la causa sia un particolare tipo di alga.

Pare che per un po’, dunque, gli unici coralli che vedremo saranno al collo di qualche signora eccentrica.

Elia Anelli