Scoperto un recettore degli odori nei polmoni

Scritto da:
Maria Grazia Tecchia
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1 minuto

polmoni

Il nostro naso non è l’unico organo in grado di rilevare il fumo di una sigaretta accesa che si propaga nell’aria, questo è quanto scoperto dagli scienziati della Washington University di St Louis e dell’Università di Iowa che hanno dimostrato come vi siano dei recettori di odori anche all’interno dei polmoni.

Questi recettori, però, a differenza di quelli presenti nel naso che si trovano nelle membrane delle cellule nervose, sono all’interno delle membrane delle cellule neuroendocrine, e quindi invece di inviare impulsi nervosi al cervello che gli permettono di codificare un certo tipo di odore, provocano una reazione che restringe al momento le vie aeree provocando una sorta di colpo di tosse.
Si tratta di una vera e propria risposta fisiologica immediata dell’organismo a qualcosa che ci può far male, a differenza dei recettori nel naso che inviano prima l’informazione al cervello che dovrà poi essere interpretata.

Questi particolari recettori chiamati PNEC sono delle guardie che proteggono il nostro corpo e tendono a bloccare i prodotti chimici tossici o irritanti inalati nel nostro organismo, così come afferma il capo del team che ha effettuato la scoperta, il professor Yehuda Ben-Sharar.
In effetti, anche se organi come polmoni o intestino si trovano all’interno del corpo umano, sono comunque soggetti alle esposizioni e ai cambiamenti dell’ambiente che ci circonda, di conseguenza questi recettori si rivelano essere indispensabili per la preservazione dell’organismo.

I recettori PNEC potrebbero poi essere i responsabili di alcune malattie respiratorie come la Broncopneumopatia ostruttiva cronica o l’asma, e come noto, ai pazienti affetti da queste patologie viene sconsigliato di vivere in ambienti con smog cittadino, odori forti o sostanze irritanti che potrebbero accentuare la costrizione delle vie aeree.
Bloccando, invece, i PNEC si potrebbero prevenire gli attacchi di asma e permettere ai pazienti di eliminare l’uso di steroidi o broncodilatatori.

Maria Grazia Tecchia
24 gennaio 2014