Uno studio sulle caramelle indica l’esistenza di basi biologiche nella resistenza alle tentazioni

Scritto da:
Maria Grazia Midossi
Durata:
1 minuto

Uno studio basilare tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni  ’70 ha usato le marshmallow (caramelle gommose e morbide) e biscotti per valutare la capacità dei bambini in età prescolare di ritardarecaramelle la gratificazione. Se fossero stati capaci di tener lontana la tentazione di mangiare un certo tipo di cibo, sarebbero stati ricompensati lautamente più tardi. Alcuni dei bambini hanno resistito, altri no.

Una recente pubblicazione di follow-up ha rivisitato alcuni degli stessi bambini, ormai adulti, rivelando che queste differenze restano: Coloro che riuscivano meglio a ritardare la gratificazione da bambini sono rimasti così da adulti, allo stesso modo, coloro che volevano il biscotto subito da bambini erano più propensi a cercare la gratificazione immediata anche da adulti. Inoltre, immagini cerebrali hanno mostrato differenze fondamentali tra i due gruppi in due aree: la corteccia prefrontale e il corpo striato ventrale.

I risultati sono pubblicati nell’edizione del 29 agosto del Proceedings of National Academy of Sciences. “Questa è la prima volta che abbiamo individuato le aree specifiche del cervello legate alla gratificazione differita. Ciò potrebbe avere importanti implicazioni nel trattamento dell’obesità e delle dipendenze”, dice l’autore la Dott.ssa BJ Casey, direttrice del  Sackler Institute for Developmental Psychobiology al Weill Cornell Medical College e  Professore di psicologia dello sviluppo. In questo studio, la  Dott.ssa Casey e i suoi co-ricercatori  hanno reclutato 59 adulti che hanno partecipato da bambini nello studio originale e rappresentato gli  estremi dello spettro di  gratificazione ritardata. Poiché le caramelle e i biscotti possono essere meno gratificanti per gli adulti, i ricercatori hanno sostituito due prove. Nella prima, i partecipanti guardavano uno schermo che mostrava una serie di volti ed è stato chiesto loro di segnalare solo quando veniva mostrato un volto di un genere. Questo test  “ a freddo” non ha evidenziato differenze significative tra i due gruppi. Un secondo test “a caldo” ha usato spunti emotivi come una faccia felice o spaventata.

Questi risultati sono stati molto più vari e hanno rivelato che l’attitudine di gratificazione ritardata era coerente dall’infanzia all’età adulta. “In questo test, una faccia felice ha preso il posto delle caramelle. Il segnale sociale positivo ha interferito con la bassa capacità del ritardatore di sopprimere le sue azioni”, spiega Casey.

La seconda prova è stata poi ripetuta, mentre il cervello dei partecipanti è stato analizzato utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI). I risultati hanno mostrato che la corteccia prefrontale del cervello è più attiva per i delayers (ritardatori)  alti e il corpo striato ventrale – una zona legati a dipendenze – è stato più attivo nei delayers bassi.