Naso più grande? Il primato è degli uomini, uno studio ci dice il perché

Scritto da:
Redazione
Durata:
1 minuto

Nella grande vastità di forme e dimensioni dei nasi umani bisogna tener sempre conto di una caratteristica oggettivamente valida: il naso di un uomo è più grande di quello di una donna.

Secondo le constatazioni di una ricerca dell’Università degli Studi di Lowa nel maschio la crescita del naso risulta sproporzionatamente superiore a quella del gentil sesso nell’inizio della pubertà. Infatti i maschi hanno bisogno di respirare quantità maggiori di ossigeno rispetto alle donne per via della maggiore quantità di massa muscolare, il che si riflette sulla dimensione solitamente maggiore. (Crediti: College of Dentistry / Sciencedaily)

Da un nuovo studio emerge che, su una media delle popolazioni di discendenza europea, i nasi degli uomini sono più grandi di quelli delle donne del 10%.

Secondo i ricercatori la differenza di dimensioni è un elemento presente già da diverse generazioni ed è in relazione con i bisogni di energia dell’individuo che varia anche a seconda del sesso: i maschi, in generale, hanno più massa muscolare magra e quindi necessitano di più ossigeno per la crescita ed il mantenimento del tessuto muscolare.

Dunque nasi più grandi significano maggiore quantità di ossigeno inspirata e trasportata nel sangue che servirà poi da fornimento al muscolo.

Queste differenze tra sessi si iniziano a notare dall’età di 11 anni, ovvero dal momento in cui generalmente inizia la pubertà, quando, fisiologicamente parlando, i maschi iniziano ad accrescere la propria massa muscolare magra mentre le donne aumentano maggiormente la loro massa grassa.

La ricerca spiega anche perché i nostri nasi sono più piccoli di quelli dei nostri antenati: ciò è dovuto al fatto che i nostri avi avevano molta più massa muscolare, dunque c’era bisogno di più ossigeno per tutti i muscoli; di conseguenza, era necessario un naso più grande per introdurre più ossigeno nell’organismo.

Gli autori di questo studio sono Thomas Southard, Todd Yokley e Andrew Froehle e la ricerca è stata finanziata dal Dipartimento di Ortodonzia presso la Facoltà di Odontoiatria dell’Università di Iowa.

Redazione
1 dicembre 2013