Storia genetica degli aborigeni australiani

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto

Non conosciamo con esattezza l’origine dei primi popoli che vissero in Australia. Alcuni studiosi ritengono che i primi esseri umani sbarcati sulle sue spiagge siano provenuti dall’Indocina, verso i 50mila anni fa, ma questa ipotesi non trova pareri concordi nella comunità scientifica.

Ora, uno studio genetico, pubblicato a fine febbraio scorso sulla rivista Current Biology, riferisce che le prime sequenze complete di cromosomi Y degli aborigeni australiani di sesso maschile hanno rivelato una intensa storia genetica della popolazione, a partire dai primi insediamenti sul continente, avvenuti, per l’appunto, intorno ai 50mila anni fa.

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Lo studio, condotto dai ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute, Regno Unito, mette in discussione la teoria precedente che ipotizzava un consistente afflusso di gruppi umani provenienti dall’India all’incirca verso i  4-5mila anni fa.

Questa nuova indagine, basata sul sequenziamento del DNA, si è focalizzata sul cromosoma Y, che si trasmette solo di padre in figlio e che, di fatto, non ha fornito alcuna prova a supporto della migrazione preistorica dall’India.

Al contrario, i risultati mostrano che gli aborigeni avrebbero attraversato una lunga e indipendente storia genetica svoltasi tutta sul continente australiano.

I primi esseri umani moderni giunti in Australia circa 50mila anni fa furono gli antenati degli attuali aborigeni e furono anche i primi coloni ad essere considerati tali fuori dal continente africano.

18mila anni fa l’antico continente australe su cui erano approdati – chiamato, in contesti tecnici Sahul, Australinea o Meganesia – era costituito dalle attuali grandi isole dell’Australia, della Tasmania e della Nuova Guinea, allora non separate dal mare, e questi gruppi ancestrali vi misero piede probabilmente ancor prima che altri esseri umani occupassero l’Europa.

E’ necessario sottolineare che quando si parla di continente australiano e di Australia non si parla infatti della stessa cosa.

E’ opportuna, pertanto, una parentesi per fare chiarezza.

Per continente australiano, o Sahul, si intende una vasta piattaforma continentale che – come detto sopra – collegava Australia, Tasmania e Nuova Guinea per una superficie complessiva di 8,56 chilometri quadrati che, durante il Pleistocene (18mila anni fa), era per intero al di sopra del livello del mare.

Detto altrimenti – se in grado di farlo – si poteva andare a piedi dalla Tasmania all’Australia.

Nel corso degli ultimi 10mila anni, alla fine dell’ultima glaciazione, lo scioglimento dei ghiacci provocò l’innalzamento del livello del mare e le varie isole vennero separate da tratti di mare via via più ampi, assumendo gradualmente l’aspetto attuale.

Con il termine Sahul veniva definito il blocco unico di terre emerse, non separato da tratti di mare, che 18mila anni fa comprendeva, oltre all’Australia, la Nuova Guinea a nord, l’Isola di Timor a nord-ovest e la Tasmania a sud, evidenziate dal tratto rosso nella raffigurazione. (fonte: Wikipedia)
Con il termine Sahul veniva definito il blocco unico di terre emerse, non separato da tratti di mare, che 18mila anni fa comprendeva, oltre all’Australia, la Nuova Guinea a nord, l’Isola di Timor a nord-ovest e la Tasmania a sud, evidenziate dal tratto rosso nella raffigurazione. (fonte: Wikipedia)

A dirla tutta, a sostegno della provenienza indiana delle popolazioni australiane concorsero tuttavia vari fattori, tutti riconducibili ad un ben determinato periodo.

Tra i 5000 e i 3500 anni fa, i dingos, i cani rappresentativi della fauna australiana – già presenti, però, nel Sud dell’Asia – giunsero in qualche modo in Australia. Non solo, ma nello stesso periodo i gruppi umani intensificarono le attività di caccia e raccolta e iniziò la diffusione della pittura rupestre.

I cambiamenti poi dell’uso degli utensili in pietra e, al tempo stesso, della lingua, hanno sollevato dei dubbi circa una possibile associazione con i cambiamenti intervenuti nella popolazione aborigena australiana.

Almeno due precedenti studi genetici, uno dei quali basato sul cromosoma Y, avevano ipotizzato che questi cambiamenti avrebbero potuto benissimo coincidere con la mescolanza tra  popolazioni aborigene ed indiane, evento che sarebbe per l’appunto riconducibile a 5000 anni fa.

“Abbiamo lavorato a stretto contatto con le comunità aborigene australiane per sequenziare il cromosoma Y sul DNA di 13 individui volontari maschi, allo scopo di investigare sulla loro ascendenza”, afferma  Anders Bergstrom, autore principale della ricerca presso il Wellcome Trust Sanger Institute. “I dati mostrano che i cromosomi Y del DNA degli aborigeni australiani sono molto distinti dai cromosomi indiani. Questi risultati consentono di confutare il precedente studio sul cromosoma Y, escludendo quindi che una parte del puzzle potesse essere risolto con questa presunta migrazione preistorica dall’India. Al contrario, i risultati ottenuti concordano con la documentazione archeologica del periodo in cui queste popolazioni giunsero in questa parte di mondo”.

“C’è grande interesse nella comunità aborigena nell’esplorare la loro ascendenza genetica e senza questa loro sentita partecipazione questo studio non sarebbe stato possibile”, dice John Mitchell, professore associato presso La Trobe University di Melbourne.

Ulteriori studi sono tuttavia necessari per rispondere ad altri interrogativi, quali ad esempio, i modi in cui il dingo giunse in Australia e – fatto ancor più intrigante e misterioso – perché mai altri esseri umani come i polinesiani, nonostante la fama di esperti marinai, non siano mai giunti  sul continente o non vi abbiano costruito insediamenti.

Estendendo le analisi genetiche oltre il cromosoma Y, e interessando quindi l’intero genoma, sarà necessario inoltre escludere completamente tutte le influenze genetiche esterne sulla popolazione aborigena australiana sopravvenute dopo la scoperta di queste terre, a ridosso dei tempi moderni.

Leonardo Debbia