Il cancro: l’ennesima minaccia alla sopravvivenza delle specie

Scritto da:
Paola Nucera
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L’aggressività del cancro nei confronti dell’uomo e degli animali domestici è un dato tristemente noto, ma come agisce e con quale frequenza sulle specie in natura? Nessuno conosce esattamente la risposta, ma desta preoccupazione il fatto che il fenomeno sia in costante crescita.
Un gruppo di ricercatori della Wildlife Conservation Society sostiene che le malattie tumorali siano da inserire fra le minacce principali di sopravvivenza delle specie, congiuntamente alla perdita di habitat naturale che è da considerarsi la preoccupazione più comune. Entrambe le minacce dovrebbero essere al centro degli sforzi conservazionistici.
Molte persone non riconoscono quanto possano essere simili gli animali all’uomo”, afferma Denise McAloose, responsabile del settore patologie della Wildlife Conservation Society. “Abbiamo da imparare ancora molto sulle malattie della fauna selvatica, sul loro impatto sulle popolazioni e come tutto ciò sia connesso con la salute degli uomini sul pianeta”.
Alcune specie, come il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii), sono particolarmente a rischio.
Questo grande marsupiale carnivoro, che viveva in tutta l’Australia ma oggi sopravvive esclusivamente in Tasmania, soffre di una forma di tumore facciale infestante che si diffonde rapidamente nella popolazione e che ha causato la sua collocazione tra le specie a rischio di estinzione. Secondo la ricercatrice, una specie del genere ha un impatto molto significativo sulle popolazioni e sugli ecosistemi in generale e la sua perdita preoccupa sulle conseguenze future. Per tale ragione i conservazionisti mirano a salvare la specie con la riproduzione in cattività.
Il cancro del diavolo della Tasmania non è direttamente connesso con l’attività umana, ma quello di altre specie potrebbe esserlo. Studi condotti dal team della ricercatrice su tartarughe e beluga, hanno messo in evidenza la forte prevalenza di malattie cancerogene verificatesi in questi animali in condizioni di inquinamento delle acque; le tossine presenti nell’ambiente, dunque, causerebbero il cancro non solo negli esseri umani ma anche nelle specie che vivono in natura. A differenza dei virus che possono rappresentare la causa ultima, afferma ancora la McAloose, l’ambiente promuove e contribuisce alla presenza di questi tumori.
Il monitoraggio delle specie in natura potrebbe essere un valido aiuto anche per gli esseri umani, in quanto gli animali potrebbero agire da “sentinelle” e indicare l’esistenza di un qualcosa di anomalo nell’ambiente su cui investigare. Una risoluzione del problema porterebbe giovamento non solo alla salute degli animali ma anche a quella dell’uomo.

Paola Nucera