Cannabis: il dibattito prosegue

Scritto da:
Valerio Tedeschi
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1 minuto

Il dibattito intorno alla cannabis coinvolge diverse sfere del sapere: l’ambito prettamente scientifico, quello medico, e naturalmente anche quello legislativo e quello politico-sociale. Da questo si deduce facilmente la complessità dell’argomento e, in secondo luogo, anche la necessità di una sistematizzazione delle conoscenze e delle prospettive.

Spesso l’argomento cannabis sale all’attenzione della cronaca per casi di arresti e perquisizioni, sequestri di coltivazioni o ancora per la detenzione di semi femminizzati – la femminizzazione è una delle caratteristiche dei semi di canapa che permette di ottenere una maggiore produttività – ma è doveroso sottolineare anche le valide caratteristiche chimiche che permettono un felice impiego della marijuana nella terapia medica del dolore; numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato inoltre la sua efficacia contro tumore, cancro, AIDS, sclerosi multipla, glaucoma ed epilessia.

Nello specifico della situazione internazionale, in molti Paesi occidentali (Stati Uniti d’America,  Gran Bretagna, Germania, Olanda, Canada, Spagna ed Israele) alcuni derivati sintetici della cannabis, come il dronabidol e il nabilone, sono inseriti nel prontuario farmaceutico e sono meglio noti al pubblico con i nomi commerciali di Marinol© e Bedrocan©, e vengono entrambi utilizzati per il trattamento della nausea e del vomito, anche nelle chemioterapie.

In totale sono una sessantina i principi attivi e i principali sono il THC (tetraidrocannabinolo o delta-9- Tetraidrocannabinolo) ed il CBD (cannabidiolo). Il primo è rintracciabile in tutti i vari ceppi di cannabis (fino al 10%), ma soprattutto in olii e resine (anche fino al 60%). E’ utilizzato come psicostimolante; il CBD, al contrario, è impiegato come calmante o come antinfiammatorio. I cannabinoidi sono, in sostanza, dei terpenoidi, come l’eucaliptolo o il mentolo, poco solubili in acqua a causa della loro non polarità.

Sotto il profilo politico-legislativo, mentre recentemente il popolo americano è stato chiamato alle urne per un referendum sulla legalizzazione della marijuana (negli stati di Washington, del Massachusets e del Colorado i votanti hanno scelto per la legalizzazione della marijuana per uso generale), la situazione è ben diversa in Italia, ove il rigido orientamento legislativo sugli stupefacenti determina il divieto di coltivazione. Qualche novità si è avuta in Toscana, Puglia e Veneto, dove una legge regionale ha proposto l’uso terapeutico della marijuana, e in Friuli Venezia Giulia, dove un’altra interessante proposta regionale prevede la stipula di una convenzione fra la Regione e uno stabilimento autorizzato alla produzione di principi attivi stupefacenti a fini esclusivamente terapeutici.

In questo periodo si sta sviluppando oggettivamente un grosso mercato, e, ad oggi, la cannabis è reperibile legalmente negli smartshop online che vendono principalmente semi, erbe dalle varie proprietà, estratti e diverse tipologie di spore di funghi.

Appare evidente come non sia più possibile girare la testa dall’altra parte e rimandare passivamente lo svolgimento nelle sedi competenti di una seria discussione su questa tematica, che nel merito riguarda ad esempio i possibili utilizzi in ambito medico-terapeutico della cannabis, ma più in generale concerne un’ottica diversa con cui affrontare determinate problematiche, ovvero con un approccio più scientifico, oggettivo e razionale, e magari meno oscurantista e proibizionista.

Valerio Tedeschi
27 novembre 2012