Emorroidi: rimedi e prevenzione con metodi naturali

Le emorroidi sono un disturbo molto comune e diffuso, eppure “silenzioso” e non perché privo di sintomatologia, anzi, ma perché spesso le persone trovano imbarazzante parlarne e tendono a nasconderlo, senza affrontarlo direttamente e permettendo così il suo peggioramento.

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Sebbene sia una definizione ormai radicata, sarebbe più corretto parlare di malattia emorroidaria: le emorroidi sono dei tessuti molto vascolarizzati presenti nel canale anale di tutte le persone ed è la loro infiammazione il vero problema. In questo articolo andremo a discutere delle cause di questo problema e dei possibili rimedi (con un occhio di riguardo alla prevenzione).

In una prima fase, le emorroidi infiammate possono non dare nessun sintomo ma, se trascurate, possono diventare molto fastidiose e infine dolorose, tanto da richiedere interventi chirurgici nei casi più gravi: ecco perché è fondamentale affrontare il problema quando ancora è possibile risolverlo con metodi meno invasivi.

Spesso ci si accorge della presenza delle emorroidi soltanto quando si nota del sangue rosso vivo durante l’evacuazione: sono proprio le emorroidi a sanguinare ma, in assenza di altri fastidi, molte persone sono tentate di ignorare il problema e faticano a parlarne in quanto se ne vergognano.

In realtà una corretta informazione potrebbe aiutare a impedire il peggioramento o a risolvere completamente il disturbo, anche senza ricorrere a farmaci o interventi aggressivi. Se non curata, la malattia emorroidaria può portare una sensazione di prurito e forte dolore, soprattutto se le emorroidi interne prolassano all’esterno dell’ano: le conseguenze sono tali da rendere difficoltoso lo svolgimento della vita quotidiana, come il semplice camminare o stare seduti.

Non mi riferisco semplicemente a informazioni relative a una terapia farmacologica: in moltissimi casi l’infiammazione emorroidaria dipende da stili di vita scorretti e da un’alimentazione inadatta. Pertanto, una volta intervenuti sulle cause scatenanti, il problema potrà essere considerato risolto e, ancor più importante, si allontanerà ogni rischio di ricomparsa del disturbo.

Questa modalità di intervento è davvero molto importante: la maggior parte dei farmaci presenti sul mercato, specifici per la cura delle emorroidi, sono anestetici a uso locale e pomate contenenti cortisone. Sono efficaci nel contrastare i sintomi ma possono causare reazioni allergiche, risultare aggressive sulla pelle e sono controindicate nel caso di emorroidi sanguinanti.

E’ importante sapere che esistono, in alternativa, pomate di tipo omeopatico efficaci contro le emorroidi e i principali sintomi correlati, nonché prive degli effetti collaterali che caratterizzano i farmaci più aggressivi. Questi prodotti sono particolarmente consigliati in gravidanza, ad esempio: i cambiamenti del corpo della donna in questo periodo sono una frequente causa di malattia emorroidaria, ma è fortemente sconsigliato l’uso di cortisone per tutto il periodo della gravidanza e dell’allattamento.

Ad ogni modo, le creme e gli anestetici locali non prevengono la ricomparsa della malattia emorroidaria: la migliore prevenzione è costituita dallo stile di vita corretto e dalla sana alimentazione, da adottare in ogni caso per evitare di dover affrontare nuovamente il problema da capo.

Per capire bene come intervenire, quindi, è importante conoscere le cause più frequenti. Abbiamo visto che le emorroidi sono un disturbo molto comune per le donne durante la gravidanza, ma esistono anche altre cause molto frequenti che possono interessare persone di qualsiasi sesso ed età.

La presenza di emorroidi ha molto a che fare con la regolarità intestinale: stipsi o frequenti episodi di diarrea possono provocare infiammazione, così come l’eccessivo sforzo durante l’evacuazione di feci troppo dure. In presenza di emorroidi infiammate, questi disturbi non fanno che peggiorare la situazione, rendendo il problema sempre più difficile da risolvere.

Un primo, importante e concreto aiuto per la risoluzione e la prevenzione della malattia emorroidaria risiede quindi proprio nell’intervento mirato alla regolarità intestinale. Il più importante rimedio contro le emorroidi? È anche il più semplice: l’acqua.

La stitichezza, la difficoltà ad andare in bagno o la formazione di feci molto dure spesso dipendono dalla scarsa assunzione di acqua. Bere molto e in modo ben distribuito nell’arco della giornata può rivelare notevoli miglioramenti e rendere il momento dell’evacuazione meno difficoltoso e irritante.

Dal punto di vista dell’alimentazione uno degli errori più comuni è lo scarso apporto di fibre all’interno della dieta quotidiana, nonostante esse siano importantissime per il corretto funzionamento dell’intestino. Le fibre stimolano la muscolatura liscia dell’intestino, rendendo più facile l’evacuazione.

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Meglio limitare o eliminare, invece, gli alimenti che possono risultare irritanti: come i cibi molto speziati, gli alcolici, il tè e il caffè. In linea generale, non si tratta di adottare un regime alimentare particolarmente restrittivo o di fare moltissime rinunce: è sufficiente mantenere un’alimentazione equilibrata e controllata per poter migliorare la situazione in poco tempo, adattando il regime alimentare alle esigenze del proprio corpo.

Tra i rimedi naturali che possono essere messi in atto per contrastare in modo duraturo nel tempo la malattia emorroidaria, e per prevenirne l’insorgenza, non va poi dimenticato lo stile di vita: una ruotine quotidiana molto sedentaria può rendere l’intestino pigro, mentre mantenere la posizione seduta per molte ore continuativamente può peggiorare l’infiammazione delle emorroidi.

Non significa necessariamente che occorre indossare i panni dell’atleta da un giorno all’altro, anzi. Infatti per migliorare la situazione sono sufficienti piccoli accorgimenti, come ricordare di fare qualche passo dopo ogni ora trascorsa su una sedia ed effettuare passeggiate a ritmo sostenuto più volte a settimana.

Fare sport dagli sforzi più intensi è possibile, ma attenzione a non scegliere discipline che possono avere effetti collaterali negativi per le emorroidi, come ad esempio il ciclismo.

Questi rimedi naturali sono molto importanti, anche quando non possono sostituire una terapia farmacologica o un’operazione chirurgica: le abitudini corrette e i piccoli accorgimenti per limitare il dolore e l’infiammazione in modo naturale possono essere dei rimedi efficaci, ma anche dei validissimi alleati quando la gravità della situazione richiede interventi più mirati.

Inoltre, non va dimenticato che i rimedi naturali e le buone abitudini sono l’unico metodo di reale prevenzione, in grado di impedire che il problema torni a fare la sua comparsa: chi ha avuto a che fare con i fastidi e i dolori causati dalle emorroidi, infatti sa bene che è importantissimo non solo risolvere il problema nell’immediato, ma anche fare in modo che esso non si ripresenti più in futuro.

Mangiare o guidare, questo è il problema

Il quesito, che potrebbe anche considerarsi un’aporia, prende spunto, naturalmente in maniera ampiamente rivisitata e aggiornata, da una delle tragedie più famose di tutti i tempi, l’Amleto di Shakespeare. Il giovane principe di Danimarca recita in uno dei soliloqui teatrali più conosciuti del mondo: “essere o non essere, questo è il problema: morire, dormire e nulla più…”

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Quando si nominano cibo ed auto, si parla anche di un binomio capace di infervorare gli animi e che potenzialmente nasconde un alto tasso di indecisione . Proprio come la questione di shakespeariana memoria legata all’essere o non essere, al morire, dormire, sognare, allora forse anche decidere se sia meglio mangiare o per esempio guidare bene, costituisce qualche volta un dilemma di non facile soluzione.

Mentre il cibo infatti nutre il nostro corpo e ci fornisce energia, l’auto aumenta in maniera esponenziale le nostre capacità motorie, per natura alquanto limitate, e nell’era della ipervelocità, sempre più inadeguate.

Oggi come oggi tuttavia, nel nuovo millennio all’insegna della salvaguardia dell’ambiente e della ecosostenibilità ad ampio raggio, riuscire a combinare in maniera ottimale alimentazione e spostamenti ecosostenibili, nel rispetto dell’ecologia, e nel tentativo di evitare inutili sprechi di risorse, non è impresa da poco, anzi! A ricordarcelo anche la celebrazione mondiale dedicata all’ambiente – quest’anno svoltasi a Milano nella cornice dell’EXPO – con il titolo “Sette miliardi di sogni. Un pianeta. Consumare con moderazione”, che mira a sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica internazionale, spingendola verso politiche governative eco-friendly e soprattutto sostenibili, in grado cioè di evitare il mero sfruttamento, bensì capaci di utilizzare in modo saggio ed oculato tutte le risorse del pianeta, cibo ed acqua compresi.

Basti pensare, come illustra una simpatica grafica, anche per cercare di sdramatizzare un pochino la situazione attuale, a cosa corrispondano in termini di cibo le somme sborsate per vetture fantasmagoriche: poco meno di un anno fa in America una Ferrari 250 GT SVW Spider è stata acquistata per ben 17.020.000 Euro, una cifra ipergalattica, con la quale – considerando che con un litro di latte che in media costa 1,50 Euro si possono preparare 10 cappuccini –  si potrebbero acquistare 113.466.667 cappuccini!!

Ragionando in termini inversi è bene anche ricordare che attualmente, per mangiare bene ed in maniera sana, soprattutto in certi paesi, prima di passare a fare la spesa, è consigliabile recarsi in banca per chiedere un mutuo. Nelle grandi capitali europee e soprattutto in quella teutonica, da un paio di anni a questa parte, si è fatta strada una nuova consapevolezza a proposito di cibo sano e gustoso, che però è poi sfociata in una vera e propria esagerazione, portando ad uno spopolare di trend alimentari che, prima di essere ecosostenibili e salutari, sono sicuramente molto radical chic. Basti pensare infatti che a Berlino pure l’acqua frizzante viene etichettata come vegan, mentre un chilo di carne biologica, pur certo squisita, costa però quanto una boccetta di Chanel nr. 5.

Lasciando da parte queste esagerazioni, sicuramente uno strumento utile e alla portata di tutti, per cercare di arrivare ad un buon compromesso, nonchè ad un sano ed ecosostenibile equilibrio tra il mangiare ed il guidare bene, può essere la vendita della propria vecchia auto usata, per passare ad una dal motore più verde e dai consumi più economici. Per essere sicuri di trovare un partner affidabile meglio rivolgersi ad aziende affermate, come noicompriamoauto.it, che da anni si occupa di compravendita di veicoli di seconda mano ed  offre a tutti i suoi clienti non solo una procedura di vendita trasparente e sicura, ma anche una doppia valutazione del veicolo assolutamente gratuita e priva di vincoli, facendosi inoltre carico del disbrigo delle pratiche burocratiche post-vendita.

Realizzare una casa per la terza età

Realizzare la casa su misura nella terza età

Quando si parla di sicurezza e prevenzione di incidenti domestici per gli anziani il primo ostacolo da superare è sicuramente rappresentato dalla rampa di scale, barriera insormontabile per le persone con problemi motori.

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Eppure, grazie all’evoluzione del settore, risolvere il problema delle barriere architettoniche è abbastanza semplice: è sufficiente installare un apposito impianto per il sollevamento delle persone.

Per avere una panoramica di come funzionano questi impianti puoi confrontare le soluzioni offerte dalle principali realtà del settore, tra i quali i montascale per anziani ThyssenKrupp rappresentano i più completi e diffusi.

Potrai così avere una panoramica completa di quali possono essere i reali vantaggi dell’installazione di impianti montascale per una persona con difficoltà di movimento, come anziani o disabili.

Il funzionamento degli impianti montascale

La struttura del montascale è formata da 2 barre che vengono installate accuratamente ai gradini per l’intero percorso della rampa.

A questa guida si monta la poltrona, dove l’anziano si potrà sedere autonomamente e si farà trasportare in totale sicurezza per tutta la scala.

Il montaggio del montascale non comporta nessuna nuova opera muraria sul vano scala e il sistema wireless (ovvero il sistema senza fili) permette che non ci siano ulteriori canaline soprafilo che percorrono la superficie della casa.

La sedia può essere richiusa in sé stessa, evitando in tal modo di comportare un ingombro per il passaggio nelle scale degli altri abitanti della casa.  Un fattore di sicurezza ulteriore, soprattutto se in casa ci sono bambini piccoli.

Inoltre la seduta del montascale si integra con ogni tipo di arredamento, moderno o classico, perché i progettisti sono attenti anche all’aspetto estetico, non solo alla funzionalità e alla praticità.

Ci sono altri semplici suggerimenti da mettere in pratica per scongiurare gli incidenti domestici e muoversi con maggiore sicurezza.

Rendere più funzionali gli spazi della casa

Una volta risolto il problema di accesso agli ambienti della casa è venuto il momento di ottimizzare gli spazi, intervenendo su tutti i possibili fattori di rischio.

Il corridoio rappresenta il passaggio obbligato da una stanza all’altra dell’abitazione. Si percorre più volte nell’arco di una giornata e per questo deve essere:

  • Illuminato in maniera adeguata. Soprattutto di notte nel percorso tra la camera da letto e il bagno.
  • Libero da qualsiasi intralcio nel pavimento, come fili elettrici volanti o mobili bassi.

Il pavimento deve essere sottoposto a una manutenzione ordinaria in modo da essere sempre in buono stato e senza dislivelli che causano una minore presa nel pavimento. Inoltre dovrebbero essere:

  • Non scivolosi (evitare di utilizzare cere o prodotti simili).
  • Asciutti

Il bagno è la stanza della casa in cui, purtroppo, si registra un’incidenza maggiore di infortuni. Quindi è necessario prestare maggiore attenzione alla cura di questo vano. Il bagno deve essere:

  • Realizzato con un pavimento antiscivolo. Nel caso non si possa provvedere a questo accorgimento si può coprire il pavimento con dei tappeti antiscivolo vicino ai sanitari, dove c’è maggiore possibilità di caduta d’acqua, che può ostacolare la presa sicura sul pavimento.
  • Dotare di tappetini antiscivolo la vasca o il piatto della doccia
  • Montare dei maniglioni su cui potersi aggrappare sia vicino al water e bidet sia all’interno della doccia e/o della vasca.
  • Sostituire la vasca con una pratica doccia a filo pavimento o in alternativa inserire nella struttura della vasca uno sportello ermetico per facilitarne l’accesso.

Come la psiche influenza gli investimenti?

In questi ultimi decenni si è intensificato l’interesse verso la psicologia degli investimenti e sui fenomeni economici in generale. Questo è avvenuto perché ci si è resi conto che, sempre più spesso, nelle decisioni concernenti gli investimenti non conta soltanto la corretta cultura finanziaria, ma anche il ruolo decisivo giocato dalla psiche.

In teoria l’economia in ogni suo aspetto dovrebbe essere una scienza molto razionale e il comportamento degli investitori e dei vari soggetti economici dovrebbe essere teso alla scelta logica.

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Tuttavia si è scoperto già nei primi decenni del XX secolo che le persone, quando decidono di investire, non si basano sulla logica ma entrano in gioco tutta una serie di fattori che nulla hanno a che vedere che la razionalità economica.

Infatti, tra le principali cause di influenza di moltissime scelte di investimento, abbiamo:

  • Le esperienze passate. Spesso l’investitore giunge a una conclusione basata solo su sue personalissime esperienze (sia in positivo che in negativo), che non hanno niente a che vedere con l’investimento che sta valutando.Un esempio che in passato mi ha particolarmente colpito è stato quello di un risparmiatore che mi disse di essersi salvato dalle obbligazioni Parmalat, perché quando gliele proposero le rifiutò in quanto il proprietario era il medesimo di quello del Parma calcio (Tanzi), che poche giornate di campionato prima aveva sconfitto il Milan di cui lui è tifosissimo…
  • Le credenze personali. Ogni persona ha le proprie personali convinzioni religiose, politiche, morali, eccetera.Un investitore potrebbe scartare aziende con performance potenzialmente molto valide, perché magari il proprietario è un esponente del partito politico avversario, oppure perché è una multinazionale e l’investitore potrebbe non essere in sintonia con la globalizzazione, o anche perché va contro la sua morale (ad esempio potrebbe essere un’azienda che fabbrica armi), eccetera.

    Potrebbe per lo stesso motivo essere spinto a mettere in portafoglio aziende in sintonia con le proprie credenze, che però si potrebbero rilevare un potenziale pericolo per le sue finanze per i motivi opposti ai precedenti!

  • Dal contesto. Inteso sia come momento storico, che come ubicazione dell’investitore nel mondo.L’investitore italiano di questi anni si comporta in modo sensibilmente differente dall’investitore italiano degli anni ‘80. Mentre gli anni ‘80 erano anni di boom economico e vi era una larga fiducia della popolazione, gli anni 2000 invece, in particolar modo quelli successivi al 2007, hanno visto un’implosione delle sicurezze e delle certezze sul futuro.Di conseguenza l’investitore del passato investiva molto sul futuro, mentre quello contemporaneo tende a rischiare meno e a navigare a vista.Lo stesso dicasi per le differenze comportamentali che vi sono tra un investitore italiano rispetto a uno australiano, a uno russo oppure a un brasiliano. In base alle condizioni economiche della nazione si dirigerà su investimenti differenti, anche se la lettura dei bilanci e delle informazioni dovesse portare alla stessa conclusione (a prescindere da dove le informazioni vengono valutate).
  • Da come vengono presentate le informazioni. Si è scoperto che anche il layout di presentazione dei dati può influire pesantemente sulle scelte.I dati presentati in modo ordinato e accattivante ispirano più fiducia degli stessi dati che non sono chiari da leggere. L’investitore potrebbe scegliere male, solo perché l’azienda meno solida ha lavorato meglio nel copywriting. E’ il caso di dire che l’abito fa il monaco!

Si può già da questo capire come mai la psicologia dell’investimento è diventata, nel corso del tempo, materia di studio degli economisti. Anche la terminologia utilizzata dagli economisti per descrivere le varie fasi del mercato è, sempre più spesso, legata alla branca della psicologia.

…Ne sono esempi le frasi come “euforia delle Borse”, “depressione dei mercati”, “disillusione sulle politiche economiche del governo”, “ottimismo degli investitori”, eccetera.

Spostandoci più specificatamente sull’attività di trading ed investimento, vi sono tutta una serie di comportamenti che l’investitore ha derivanti da fattori prettamente psicologici e che spesso lo portano a perdere un sacco di soldi nelle attività speculative.

=> Investe sempre e comunque. Il trader poco esperto ha come la sensazione di perdere il treno se sta fuori dal mercato. Non vuole cioè essere l’unico che non sale sul movimento del “secolo”, rischiando quindi di perdersi chissà quale grandissima occasione.

La borsa, è bene tenerlo sempre in considerazione, non chiude mai! Se oggi non si investe si può sempre farlo domani. Pertanto è inutile fiondarsi se non si è più che certi che le proprie analisi sono state effettuate in modo corretto.

=> Dopo una perdita vuole subito rifarsi. Gli investimenti che vanno male capitano a tutti, anche ai più grandi professionisti del settore ed è una cosa normalissima.

Spesso però l’investitore si fa prendere la mano per non dover chiudere una giornata in perdita e si lancia su un nuovo movimento per rimediare. Novanta volte su cento andrà ancora peggio!

L’investimento per rifarsi non è mai un investimento valutato con le giuste analisi, ma frutto di una “ripicca”. Se già gli investimenti attentamente valutati possono andare male, figuriamoci quelli fatti in stile gioco d’azzardo…

=> Odia le perdita. Per molti investitori i risultati ottenuti con il trading sono una proiezione di se stessi. Subire una perdita significa, per queste persone, un giudizio negativo su di loro.

Atteggiamento tipico dell’investitore emotivo in azione è quello di alcuni tipici comportamenti, che si sentono spesso nei forum specialistici:

  • Si continua a mediare al ribasso per cercare di far diventare positiva una situazione negativa (un po’ come a dirsi “io avevo previsto tutto ma l’ho fatto apposta perché poi volevo mediare”). Insomma, ci si piglia in giro da soli per non ammettere di aver sbagliato…
  • Si mantiene ostinatamente una posizione in perdita, invece che chiudere e liquidare la posizione, per poi magari investire su altri titoli che invece vanno alla grande. Questo perché bisognerebbe ammettere a se stessi di aver sbagliato la previsione…
  • Ci si blocca su un titolo in stato comatoso per paura che, appena si chiude la posizione, esso riprenda a salire e finire quindi con il fare la figura del pollo che si è spaventato per nulla!

=> Dubbi e rimpianti. Molto spesso, dopo che si chiude una posizione, si continua a controllare come va il titolo (come se si fosse ancora in posizione), calcolando i potenziali guadagni che si avrebbero se si fosse rimasti dentro.

Siccome è quasi impossibile vendere su di un massimo, il morale della favola è che per un po’ di tempo effettivamente è facile che, se si fosse rimasti in posizione, si sarebbe potuto guadagnare ancora qualche cosa.

Da ciò scaturiscono tutta una serie di dubbi negli investimenti, successivi al momento di chiudere le posizioni aperte, e di rimpianti per i mancati guadagni.

=> Trovare scuse. Un ever green della psicologia dell’investitore è quella di arrampicarsi sugli specchi per giustificare i propri errori.

Se non fosse stato per Draghi con il quantitative easing a quest’ora le azioni non flettevano; se il governo non avesse aumentato l’iva i consumi non si deprimevano e la mia scelta di investimento sarebbe stata giusta; se gli americani non avessero bombardato l’Iraq a quest’ora avevo un sacco di soldi, eccetera.

Nessuno impedisce all’investitore di fissare uno stop loss (un prezzo in cui la banca o la SIM chiude in automatico le posizioni per limitare le perdite) e uscire da quella situazione. Se non l’ha fatto è perché non aveva minimamente valutato gli effetti delle notizie in modo adeguato.

Rientriamo sempre nella situazione di ammettere a se stessi di non saper valutare gli eventi!

Detto ciò mi permetto di fornire un decalogo di buoni consigli, buoni per tutte le stagioni, per chi vuole operare nei mercati finanziari:

  1. Non innamorarti mai dei titoli. Non fare quel tipico errore di investire sempre e solo su azioni Fiat, oppure solo su quelle Eni, eccetera. Giusto specializzarsi su alcuni titoli per imparare dall’esperienza, ma non è una buona pratica operare solo su un titolo!Potrebbero perdersi grandi occasioni nelle altre aziende, rimanendo fossilizzati su una che invece è stagnante.
  2. Quanto sei disposto a perdere? E’ buona norma fissare una cifra massima che si è disposti a perdere su un singolo investimento. Su questo dato si calcola lo stop loss.
  3. Investi solo se i ricavi sono 4 volte superiori alle potenziali perdite. Se fissi lo stop loss e decidi una perdita massima di X euro, il potenziale guadagno che risulta dalle tue analisi sui possibili movimenti devono essere di 4X euro. Solo così otterrai un’operatività che andrà in attivo nel tempo.
  4. Non mantenere perdite nel portafoglio. Lo avevamo visto prima ma, meglio ricordarlo: tenere in portafoglio titoli in perdita è inutile e dannoso. Se sono in perdita ci sarà pure un motivo… Inoltre, rimanendo con i soldi bloccati nel titolo in perdita non, si può operare in quelli che invece vanno bene.
  5. Non pensare mai che il titolo ormai è ai minimi. Un titolo risale solo quando gli indicatori evidenziano che il titolo sta risalendo. Questo significa che non bisogna mai comprare a sensazione, perché nulla vieta che esso continui a scendere per ancora molto tempo.
  6. Mai mediare le perdite. Come precedentemente detto, se un titolo continua a scendere ci sarà pure un motivo. Se proprio si vuole mediare si devono mediare i titoli che sono in attivo accumulando altre azioni che stanno andando nel verso giusto.
  7. Non cercare di centrare minimi e massimi. Sono sempre stato convinto che la maggior parte delle persone che si avvicinano al trading sia lì per tutta una serie di motivi, che spesso poco hanno a che fare con il guadagnare soldi…Chi frequenta degli investitori “improvvisati” sente spesso frasi come “WOW sono riuscito a vendere nel punto di massimo” o in alternativa “sono riuscito a comprare ai minimi”, per non parlare di “io mi sono buttato sulla Borsa e ho lasciato perdere tutti sti bot…” e non ultima una frase del tipo “la gente si sta facendo i milioni con le azioni, lo fa anche quello scemo di mio cognato, perché mai non dovrei riuscirci io?”.

    Ora, l’ho buttata un po’ sul ridere, ma quello che voglio dire è che la gente spesso entra in borsa per dimostrare qualcosa a qualcuno, oppure per vantarsi di essere il George Soros dei poveri, oppure ancora per paura di essere tagliato fuori da una qualche torta virtuale.

  8. Non essere eccessivamente fiducioso in te stesso. Spesso dopo due tre colpi positivi di fila si pensa di essere diventato un guru del settore, invece che considerare che si è avuta la classica fortuna del principiante.Questo porta a fare analisi sempre più contorte e arzigogolate, fino al punto che si prende una cantonata clamorosa. Inoltre, la troppa fiducia porta ai famosi problemi del non ammettere a se stessi di aver sbagliato previsione.
  9. Non raddoppiare le puntate. Dopo due o tre investimenti fortunati molti novelli investitori aumentano la puntata per vincere sempre di più. Questa pratica è sconsigliatissima, perché quando poi si perde si perderà una fortuna.
  10. Un vecchio adagio dice “non mettere tutte le uova nello stesso paniere”. Questo perché, se il paniere prende un urto, tutte le uova rischiano di rompersi.Quando si investe si dovrebbe sempre diversificare su più titoli e su diversi mercati, in modo da non essere troppo legati alla singola azienda o al singolo settore. Inoltre questo permette di non essere troppo ansioso sull’andamento di quello specifico titolo e quindi si opera in modo molto più tranquillo, evitando così molti errori da stress.

Bene, come hai potuto constatare, la psicologia negli investimenti non è assolutamente da sottovalutare se si vuole operare in modo corretto nei mercati ed evitare di commettere gli errori più grossolani.

I batteri comunicano per aiutarsi a resistere agli antibiotici

Rendering 3-D di ceppo batterico. (Credit: © fotoliaxrender / Fotolia / SD)
Rendering 3-D di ceppo batterico. (Credit: © fotoliaxrender / Fotolia / SD)

Una nuova ricerca dalla Western University dimostra che esiste una comunicazione che permette ai batteri come Burkholderia cenocepacia di resistere ai trattamenti antibiotici.

Il B. cenocepacia è un batterio ambientale che causa infezioni devastanti in pazienti affetti da fibrosi cistica o con un sistema immunitario compromesso.
Il dottor Valvano mostra che le cellule più resistenti agli antibiotici, all’interno di una popolazione batterica, producono e condividono piccole molecole di cellule meno resistenti, proteggendosi e rendendo loro quindi più forti contro lo sterminamento degli antibiotici.
Queste piccole molecole, che sono derivate da amminoacidi modificati (ovvero ciò che sta alla base delle proteine), proteggono non solo le cellule più sensibili del B. cenocepacia ma anche gli altri batteri inclusi i patogeni della fibrosi cistica, Pseudomonas aeruginosa ed Escherichia coli.

Questa scoperta rivela un nuovo meccanismo di resistenza antimicrobica basata su una comunicazione chimica tra cellule batteriche attraverso piccole molecole che proteggono dagli effetti degli antibiotici.
Grazie a ciò sarà possibile progettare nuovi farmaci più efficaci che riescano a bloccare gli effetti di queste sostanze chimiche, riducendo quindi la resistenza antimicrobica.

Queste piccole molecole possono essere utilizzate e prodotte dalla maggior parte di batteri con pochissime eccezioni, quindi possiamo considerarle come un linguaggio universale che può essere capito dalla maggior parte dei batteri.
Un altro modo della Burkholderia di mostrare la sua alta resistenza è rilasciare piccole proteine che vengono assorbite dagli antibiotici che per loro sarebbero letali, riducendone così l’efficacia.
Conoscendo questi meccanismi, sarà possibile trovare il modo per inibire questo processo e fermare in modo più efficace l’infezione derivata da tali batteri.

Salvatore Maurizioli
10 luglio 2013

L’esercizio cambia l’epigenetica delle cellule grasse

attività-fisicaL’esercizio fisico, anche in piccole dosi, cambia l’espressione del nostro DNA.

Nuove ricerche dalla Lund University in Svezia descrivono per la prima volta cosa accade a livello epigenetico nelle cellule grasse quando siamo sotto sforzo da attività fisica.

Il Professore Associato al Centro diabetico della Lund University, Charlotte Ling, afferma che “Lo studio mostra gli effetti positivi dell’esercizio fisico perché modifica il pattern epigenetico nei geni dell’organismo che sono affetti da accumuli di grasso.”

Come ben sappiamo, le cellule che compongono il nostro organismo contengono DNA, il quale è costituito da geni; questi geni sono ereditari e non c’è posibilità di modificarli. Tuttavia, i geni posseggono gruppi di metile che influenzano l’espressione genetica quando i geni vengono attivati o disattivati.
Ancora, i gruppi metilici possono essere influenzati da diversi fattori quali l’esercizio, la dieta e lo stile di vita in un processo noto come “metilazione del DNA”.
In sintesi, questo è ciò che in gergo viene indicato con il nome di epigenetica.

Lo studio in questione, ha analizzato un campione di uomini sani che non avevano mai eseguito regolarmente attività fisica comprendente spinning ed aerobica oltre i sei mesi, con un’età intorno ai 35 anni e leggermente in sovrappeso.
Dovevano partecipare a tre sedute di allenamento a settimana ma mediamente si sono presentati 1.8 volte.
Lo studio è riuscito comunque ad evidenziare che hanno subito cambiamenti dal punto di vista epigenetico circa 7000 geni su 20-25mila presenti in un individuo.
Cambiamenti si sono registrati anche nei geni legati al diabete di tipo 2 e all’obesità, rilevando che la metilazione del DNA, alterata in seguito all’attività fisica, può aiutare a comprendere i meccanismi di come questi geni influenzano il rischio di malattia.
Inoltre in laboratorio i ricercatori hanno potuto disattivare alcuni geni in vitro, ovvero in colture di cellule studiate in provetta, riducendo la loro espressione genetica e provocando cambiamenti anche nel deposito di grasso nelle cellule adipose.

Salvatore Maurizioli
5 luglio 2013

Atassia: identificato il gene responsabile

atassiaIl gene, che compromette lo sviluppo del cervelletto, si chiama THOC2 ed è stato associato al disturbo in questione: l’atassia.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Medical Genetics, è stato condotto da un gruppo di genetisti di “Città della Salute e della Scienza di Torino” con la collaborazione del Centro Regionale di Genetica Medica di Torino.

I team di genetisti, coordinati da Alfredo Brusco ed Eleonora di Gregorio, hanno analizzato una paziente affetta da atassia e ritardo mentale.

Ricordiamo che l’atassia è un disturbo che porta alla perdita, progressiva, del coordinamento muscolare. Questo si riflette sui normali movimenti volontari che li rende difficoltosi da eseguire. Generalmente i sintomi si manifestano nella mancata coordinazione tra arti, tronco e capo. La malattia ha principalmente origini genetiche ed ereditarie, infettive, tossicologiche o causate da urti, sostanze o radiazioni.

Secondo quanto dichiarato “sono stati ritrovati alterati due geni, il PTK2 e THOC2. Il secondo, identificato come principale responsabile nella patologia, è risultato fondamentale nello sviluppo e nella maturazione corretta dei neuroni. Questo studio aggiunge un nuovo tassello alla comprensione delle basi genetiche dei ritardi mentali, categoria molto eterogenea di malattie”.

Salvatore Maurizioli
18 giugno 2013