Cellulite KO? Ci pensano frutta e verdura

frutta-verduraLa prova costume è ancora lontana, il tempo non concede sconti a cappotti, sciarpe e guanti, ma è importante iniziare a mettersi nell’ottica di  migliorare il proprio aspetto fisico, restituendogli tonicità ed elasticità.

I cosiddetti chili di troppo non se ne vanno via in un batter d’occhio, ma, come ben si sa, è necessario esercizio fisico costante e una buona alimentazione che riesca a ridurre il nemico numero  uno delle donne: la cellulite.

In particolare, i gonfiori ad essa associati, che provocano quel senso di pesantezza e fanno passare la voglia di avere troppa vita sociale, perchè ci si vergogna di mostrarsi non perfettamente in forma,  vanno combattuti in modo continuo ed insistente. Per questo, frutta e verdura giocano un ruolo fondamentale e, se si seguono i consigli di Antonio Bacci, docente di medicina estetica dell’Università di Siena, nonché direttore scientifico di Roma International Estetica, si possono ottenere miglioramenti visibili nell’arco di un tempo decisamente ridotto.

In occasione della fiera dell’estetica e del benessere che ha animato il polo fieristico romano il weekend scorso (è iniziata sabato 2 ed è terminata lunedì 4), Bacci, durante l’incontro dal titolo “La salute nel piatto”, ha illustrato un menù perfetto per combattere la cellulite accumulata nei punti critici: dimenticare la colazione a base di latte e biscotti, e optare per una più salata, con pane accompagnato da olio o prosciutto. Per quanto riguarda il pranzo, è sufficiente sostituire il soffritto alle verdure e, per cena, carne e pesce con legumi e verdure crude e frutta. Quest’ultima, meglio se distribuita durante l’intera giornata, per un consumo complessivo di 1 kg.

Niente zuccheri, surgelati, né cibi precotti o quelli che contengono conservanti.

Seguendo questo regime, ed iniziando a mangiare i pasti dalla verdura, Bacci garantisce che in 10 giorni sono visibili i primi effetti apprezzabili. E aggiunge: “Bisogna attendere 30 giorni per un miglioramento evidente. Da qui a giugno i risultati sono quelli sperati perché con questa dieta cala l’acidità e i tessuti si sgonfiano”.

Krizia Ribotta
6 febbraio 2013

Fumo: tasso di mortalità femminile in aumento

fumoSecondo lo studio condotto dall’American Cancer Society e pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine, le donne fumatrici godono di un rischio di morte che è 25 volte maggiore rispetto a quello delle non fumatrici. Un dato molto triste che è cresciuto violentemente negli ultimi anni, a causa del fumo che sembra far evaporare la possibilità di una vita più lunga.

I risultati che sono emersi dalla ricerca rivelano le modalità secondo cui si è arrivati a tale conclusione. Dagli anni Sessanta a oggi, sono state prese in considerazione più di due milioni di donne fumatrici ed è stato riscontrato che, ogni decennio, il numero di quelle che morivano per cancro ai polmoni e broncopneumopatia cronica ostruttiva era per la maggior parte composto da donne nicotina dipendenti.

Questo perché, se prima erano più gli uomini a fumare, con il passare degli anni il gentil sesso ha raggiunto velocemente quel livello, anche se preferisce l’utilizzo delle sigarette light che, a parte la scritta, di light non hanno praticamente nulla.

Se quindi negli anni Sessanta le donne che fumavano avevano un rischio di morte per tumore pari a 2,7 volte in più di quelle non fumatrici, questo numero è aumentato parecchio negli ultimi anni, fino a raggiungere la soglia di 25,7.

Ancora una volta un interessante studio che non fa che confermare che il fumo non ha nessun effetto benigno sull’uomo, ma anzi, grava sempre e di più sulla sua salute.

Krizia Ribotta
24 gennaio 2013

Salute: i frutti di bosco prevengono l’infarto

frutti-di-boscoSecondo una ricerca condotta dalla Harvard School of Public Health di Boston, che è stata pubblicata sulla rivista Circulation, una delle armi preventive contro i problemi cardiovascolari è  costituita dai frutti di bosco.

Ebbene sì, i risultati dello studio parlano chiaro: per ben 18 anni più di 90mila donne di età compresa tra i 25 e i 42 anni sono state monitorate, e avevano il compito di rispondere, ad intervalli precisi, ad alcune domande riguardo la loro alimentazione. Ogni 4 anni, infatti, avevano il compito di compilare un breve questionario sulle proprie abitudini a tavola.

Nel corso dell’indagine, purtroppo, si sono verificati 405 casi di infarto e, data la giovane età delle pazienti, i ricercatori hanno incrociato i risultati degli attacchi cardiaci con quelli relativi all’alimentazione, facendo quindi questa stupefacente scoperta.

Analizzando i dati ottenuti, infatti, è emerso che coloro che consumavano fragole e mirtilli avevano un rischio di infarto minore del ben  32% rispetto a quelle che ne facevano un uso minore. Nello specifico, 3 porzioni a settimana di questa frutta, per un totale di 450 grammi, hanno dimostrato di riuscire a diminuire il rischio di infarto di un terzo delle donne.

Questa caratteristica di prevenire gli attacchi cardiovascolari sembra derivare dall’alto contenuto dei frutti di bosco negli antiossidanti, in particolare nelle antocianine, ovvero certi tipi di flavonoidi.

Krizia Ribotta
18 gennaio 2013

Pillola abortiva Ru486: nel 2012 aumento delle vendite del 30% rispetto al 2011

pillola-abortivaSecondo i dati forniti dall’azienda Nordic Pharma, che dal 1 aprile 2010 distribuisce la pillola abortiva Ru486 nel nostro Paese, analizzando le statistiche relative al 2012 è emerso che si è registrato un aumento pari al 30% rispetto al 2011. Infatti, a fronte delle 7.400 confezioni vendute due anni fa, l’anno scorso il numero è salito a 9.683, quasi 10mila.

A livello regionale, il 50% (4.848) del totale delle confezioni vendute è stato distribuito tra il Piemonte (2.322), la Puglia (1.486) e la Toscana (1.040).

Seguono poi, in ordine descrescente: Liguria (890), Lazio (847), Emilia Romagna (645), Lombardia (566), Campania (465), Sicilia (362), Veneto (333), Friuli Venezia Giulia (160), Abruzzo (130), Sardegna (125), Calabria (104), Valle d’Aosta (69), Trentino Alto Adige (48), Basilicata (35), Molise (30), Umbria (12) e Marche (10).

Il direttore medico della Nordic Pharma, Marco Durini, ha commentato: “Le regioni in cui la metodica ha preso decisamente piede sono il Piemonte, la Liguria, l’Emilia Romagna, la Toscana, la Puglia. In Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, nonostante gli incrementi delle vendite riportati, siamo ben lontani da un posizionamento fisiologico della metodica farmacologica. Marche, Abruzzo e Calabria, poi, rappresentano realtà ancora più difficili, dove l’uso della pillola è quasi aneddotico”.

Come mai, dunque, la distribuzione della pillola abortiva non è omogenea? Secondo Durini, la causa principale è da attribuire al fatto che in certe regioni, quelle in cui le vendite sono basse, le aziende ospedaliere, per somministrare il farmaco, richiedono il ricovero ospedaliero obbligatorio, mentre in altre, come l’Emilia Romagna, in cui le vendite sono molto alte, gli ospedali offrono la pillola abortiva anche tramite il Day Hospital.

Krizia Ribotta
12 gennaio 2013

DSM: le novità introdotte nella nuova edizione

Vedi anche: DSM: cosa non viene (più) considerato disturbo mentale

novità-dsmNella nuova edizione del DSM, in uscita a maggio, tra i disturbi alimentari è stato incluso il “binge eating”, che consiste nel mangiare troppo e senza sensi di colpa. Il mangione in questione è in sovrappeso, ma non si lamenta, a differenza del bulimico che, dopo essersi abbuffato, sente di aver sbagliato e cerca di eliminare il cibo in eccesso attraverso vomito e uso di lassativi. Il “binge eating” assume quindi una posizione di ruolo e non può marginale, come nella scorsa edizione del manuale, in cui compariva solo nell’appendice.

Un altro disturbo introdotto è il “disruptive mood dysregulation disorder” (DMDD), ovvero quello che potremmo chiamare disregolazione dei bambini facilmente irritabili e soggetti a scatti di rabbia tre o più volte alla settimana per un periodo superiore all’anno. L’aggiunta di questa novità ha come scopo quello di aiutare i minori affetti da disturbo bipolare, il cui numero sembra essere in aumento.
I disturbi ossessivo-compulsivi si arricchiscono di due nuove patologie: lo “skin picking disorder” (dermatillomania), ovvero il disturbo di escoriazione e  l’”hoarding disorder”, che colpisce quelle persone che mostrano difficoltà a privarsi delle loro cose, anche se non le usano più e se hanno perso valore.

Nell’ambito dei disturbi specifici dell’apprendimento vengono introdotte la sindrome psicotica attenuata, in cui la persona manifesta sintomi simili alla psicosi (ad esempio sentire delle voci), ma è in grado di distinguere realtà ed immaginazione, il disturbo da uso di videogiochi, che consiste nella dipendenza dai giochi on-line e il comportamento autolesionistico non suicidiario, che colpisce quelle persone che, nonostante presentino comportamenti autolesionistici, non hanno intenzione di suicidarsi.

Krizia Ribotta
10 gennaio 2013

DSM: cosa non viene (più) considerato disturbo mentale

Vedi anche: Il DSM, la Bibbia degli psichiatri: a maggio la prossima uscita 

Diagnostic-and-statistical-manua-of-mental-disordersIn seguito ai suggerimenti ricevuti dagli specialisti ed esperti che hanno avuto modo di visionare la bozza di quello che sarà il prossimo DSM, alcune delle proposte avanzate da chi ha steso il manuale sono state eliminate. Qui di seguito l’elenco e la relativa motivazione.

Non comparirà come un problema mentale il disturbo di ipersessualità”, che voleva far catalogare come malattia la diagnosi di “sex addition”, né la “sindrome di alienazione parentale” (PAS), sostenuta da molte associazione di padri separati che sono convinti che il se figlio, affidato alla madre, dimostra un rifiuto verso il papà, è per via di un “lavaggio del cervello”.

Allo stesso modo, nella stesura finale non ci sarà la depressione ansiosa”, usata per descrivere quei sintomi moderati di ansia e depressione, né il “sensory processing disorder” (disturbo di elaborazione sensoriale, ndr), che riguarda le persone con difficoltà nell’elaborare le informazioni sensoriali, tra cui suoni e immagini visive.

Anche il “disturbo neurocognitivo minore”, che causa numerosi problemi legati alla perdita della memoria in età senile non può più essere usato come scusante per compatire gli anziani che soffrono delle piccole dimenticanze quotidiane (cosa che succede anche nell’età della maturità, dai 50 anni in poi).

Curioso e allo stesso tempo deludente è vedere che il lutto non comparirà nella lista dei criteri di esclusione per la depressione maggiore, e di conseguenza non verrà più considerato come una giustificazione all’abbassamento di umore e ai comportamenti apatici. In altre parole, chi subisce la perdita di una persona cara, va considerata tale e quale ad una che è depressa. Poco importa, quindi, se si è in preda alla tristezza o alla disperazione: per gli psichiatri si potrà intervenire a favore del paziente medicalizzandolo, come se la patologia fosse una banale depressione, e i sentimenti non avessero più valore.

Krizia Ribotta
9 gennaio 2013

Il DSM, la Bibbia degli psichiatri: a maggio la prossima uscita

dsmIl DSM è il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, comunemente chiamato “la Bibbia degli Psichiatri”, in quanto rappresenta il forte tentativo di catalogare tutti i disturbi mentali dell’uomo sulla base di dati scientifici. Pubblicato dall’American Psychiatric Association, ha un’influenza internazionale sul trattamento sanitario dei disturbi mentali, in quanto è attraverso la consultazione di questo testo che si decide se una persona è affetta da qualche problema psichiatrico o meno.

L’uscita del prossimo numero è prevista per il mese di maggio, e ovviamente si respira già aria di polemiche: se per molti critici, infatti, il DSM è l’unico strumento in grado di dimostrare con chiarezza lo stato mentale di una persona, per altri non è altro che una guida inutile che vieta all’uomo di vivere la vita a proprio piacimento. Clamorosa, ad esempio, è stata l’inclusione, tra i disturbi psichici, dell’omosessualità, che in seguito a numerose controversie a riguardo, è stata poi rimossa nel 1973.

Per far sì che non si creassero più situazioni analoghe allo spiacevole episodio, la nuova versione del manuale, a cui si lavorava già da molti anni, è stata resa disponibile sul sito dell’APA come bozza, in modo che il pubblico, composto da professionisti, pazienti e associazioni, potesse commentarla.

Dopo questo periodo di un mese e mezzo, il documento provvisorio è staro rimosso dal sito e da giugno 2012 si sta lavorando per definire la stesura finale, eliminando quelle  proposte che sono state bocciate dal pubblico, in quanto ritenute non idonee ad essere classificate come disturbo della psiche umana.

Krizia Ribotta
7 gennaio 2013