Il botulismo: introduzione

Il botulismo, caratterizzato da paralisi flaccida discendente simmetrica dei nervi motori autonomi che solitamente inizia dai nervi cranici, si presenta nel momento in cui la trasmissione neuromuscolare  viene  interrotta  da  una  proteina  neurotossica che viene prodotta  dal  batterio sporigeno  “Clostridium botulinum”, batterio di tipo anaerobico obbligato. La paralisi inizia dai nervi cranici, per colpire poi gli arti superiori, i muscoli respiratori ed infine gli arti inferiori, secondo l’ordine prossimale-distale. Nei casi più gravi, l’estesa paralisi dei muscoli respiratori porta ad un’insufficienza ventilatoria e, a volte, purtroppo, alla morte, a meno che siano fornite cure mediche di supporto.

Ci sono cinque categorie cliniche di botulismo:
1) alimentare;
2) da ferita;
3) infantile;
4) infettivo dell’adulto;
5) involontario, in seguito all’iniezione di tossina botulinica.

Botulismo alimentare
Generalmente si presenta da 18 a 36 ore dopo l’esposizione, e i sintomi iniziali sono nausea, vomito, crampi addominali e diarrea. Dopo la manifestazione dei sintomi neurologici, quali la bocca secca, la vista annebbiata e la diplopia, di solito è comune la disfonia, la disartria, la disfagia e la debolezza muscolare periferica.

Botulismo da ferita
Questo tipo di botulismo viene anche definito con il termine di “evidenza clinica del botulismo dovuto a lesioni”. La ferita risulta infettata e, ad eccezione dei sintomi gastrointestinali, le  manifestazioni  cliniche  sono  simili a  quelle che si verificano nel botulismo alimentare. Nonostante ciò, il periodo di incubazione è più lungo, in quanto bisogna attendere l’incubazione delle spore, la crescita del clostridium e il rilascio delle tossine, che varia dai 4 ai 14 giorni.

Botulismo infantile
È  causato  dall’assorbimento  della  tossina  prodotta  dal clostridium botulinum che colonizza i tratti dell’intestino degli infanti di età inferiore ad un anno. Spesso è associato con l’ingestione di miele e, di solito, il primo segnale clinico risulta essere la costipazione. Dopo alcune settimane si osserva sia una debolezza progressiva, sia e una scarsa alimentazione. La debolezza è simmetrica, discendente e può evolversi tanto in qualche ora quanto in diversi giorni. L’infante non ha febbre, piange debolmente, riduce le poppate, ha una minore reazione motoria agli stimoli e i suoi movimenti spontanei diminuiscono o, nei casi più gravi, sono assenti. I sintomi che si manifestano attraverso il sistema nervoso autonomo includono secchezza delle mucose, ritenzione urinaria, motilità gastrointestinale ridotta, battito cardiaco irregolare e alterazioni del colore della pelle.

Botulismo infettivo dell’adulto
Si presenta come il risultato della colonizzazione dell’intestino da parte del clostridium botulinum e della produzione in vivo della tossina. I pazienti affetti da questa patologia spesso riportano tra i loro trascorsi medici un intervento di chirurgia addominale, acloridria, il morbo di Crohn o una cura con antibiotici fatta recentemente.

Botulismo involontario
È  stato  riscontrato  in  quei pazienti  che  sono  stati  sottoposti  a  trattamenti  con  iniezioni intramuscolari di tossina botulinica, e si nota, oltre ad anormalità elettrofisiologiche, anche un’accentuata debolezza.

Krizia Ribotta
25 ottobre 2012

Il Botulismo:
Botulismo I parte » Introduzione
Botulismo II parte » Tossine principali e parti velenose
Botulismo III parte » Struttura chimica

Dipendenza dal fumo: scoperta molecola per dire addio alle sigarette

Nonostante il gran numero dei negozi di sigarette elettroniche che negli ultimi tempi stanno aumentando sempre di più, sembra che la maggior parte dei fumatori preferisca di gran lunga la nicotina. Dopo i cerotti antifumo, ecco che anche questa nuova soluzione sembra aver fallito, non riscuotendo il successo che ci si aspettava, né riuscendo a raggiungere l’obiettivo prefissato. Il dito viene immediatamente puntato verso i fumatori, in quanto, agli occhi degli altri, sembra che se questi non riescono a smettere, è solo per il semplice fatto che non vogliono. Errore gravissimo, se si considera il fatto che anche il cervello sembra essere dalla parte del fumo e non trasmette al corpo gli stimoli giusti per riuscire a resistere a quella che per molti è diventata una vera e propria droga.

I ricercatori del Centre for Addiction and Mental Health di Toronto affermano di essere riusciti ad individuare la chiave di Volta del problema: si tratterebbe di due recettori celebrali che, anche a mesi di distanza da quando si è buttato l’ultimo mozzicone, continuano a simulare il disperato bisogno di nicotina. Un interessante studio condotto sui topi e pubblicato sul Journal of Experimental Medicine rivela quella che è potrebbe essere definita una vera e propria “trappola molecolare” in cui è facile ricadere in qualsiasi momento. Sembra infatti che, due neurotrasmettitori del cervello umano restino schiavi di un fenomeno simile ad un cortocircuito, portando l’ex fumatore ad essere continuamente tentato da chiunque attorno a lui abbia una sigaretta. Si tratterebbe dunque di un bisogno incondizionato, che finalmente potrebbe essere fermato grazie ad una molecola che gli scienziati canadesi hanno testato su alcuni topi lasciati a lungo esposti alla nicotina.

Il risultato sembra parlare chiaro: la molecola sarebbe in grado di spezzare quel legame tra i neurotrasmettitori e i ratti avrebbero rifiutato la nicotina stessa, dopo essere stati sottoposti ad un particolare programma suddiviso in tre fasi: stimolo, risposta e ricompensa. La risposta è stata negativa, e i topi hanno quindi dimostrato il successo, per il momento riscosso solo sugli animali, di questa scoperta.
Il prossimo passo dovrebbe essere quello di provare lo stesso processo sull’uomo, perché, come sostenuto dai
ricercatori stessi: “Se l’inibitore funziona, si potrebbe ridurre, nelle persone che hanno smesso di fumare, il desiderio e la voglia di ricominciare”.