Perdere peso: caffè vs caffeina

caffèUna buona e una cattiva notizia per i consumatori di caffè. Se da una parte, infatti, la caffeina aiuta a perdere peso, dall’altra il caffè non ha lo stesso effetto, a causa di alcuni componenti non ancora ben conosciuti.

I ricercatori dell’Università del Queensland, in Australia, conducendo uno studio sui topi di laboratorio, hanno osservato che, mentre la caffeina pura può eliminare l’aumento di peso, l’estratto di caffè non riduce i livelli di grasso.

La ricerca, pubblicata sul Journal of Nutrition, illustra come i topi siano stati alimentati con una dieta concentrata a base di grassi animali, latte condensato e zucchero per imitare i sintomi dell’obesità umana.

Somministrando agli animali una dose regolare di caffeina, il loro peso corporeo tornava gradualmente alla normalità, ma restava lo stesso se ai topi veniva offerto l’estratto di caffè.

Questo perché, come illustrato dal farmacologo cardiovascolare Lindsay Brown, che ha guidato la ricerca, il caffè contiene alcuni componenti ancora sconosciuti che sembrano contrastare le proprietà di riduzione di peso della caffeina.

Lo studio, tuttavia, indica comunque che sia la caffeina che il caffè migliorano le funzioni del cuore e del fegato.

Isabel Novo List
29 dicembre 2012

Broccoli, cavoli e cavoletti aiutano a prevenire la leucemia

broccoli-cavolettiEnnesima buona notizia per coloro che sono affetti da tumore. Secondo un recente studio condotto dai ricercatori americani del Baylor College of Medicine di Houston, pare che una sostanza contenuta in quei vegetali denominati cruciferi, come i broccoli, i cavoli o cavoletti di Bruxelles, possa essere davvero benefica per prevenire la leucemia.

La pubblicazione della scoperta, consultabile sulla rivista scientifica Plos One, spiega come questa sostanza, chiamata sulfurano, se incubata insieme alle cellule della leucemia linfoblastica acuta, sia in grado di sterminare quelle cancerogene. Il tutto, ovviamente, senza danneggiare le cellule sane, le quali sembrano non portare alcune conseguenze del contatto con il sulfurano.

Si tratta di un dato molto importante, perché la situazione riguardo la leucemia linfoblastica acuta, non è delle migliori: la malattia, infatti, colpisce spesso i bambini e, nonostante possa essere curata all’80%, non tutti i bambini, purtroppo, rispondono al trattamento. Uno degli autori della ricerca, Daniel Lacorazza, spiega: “Per questi casi specifici, c’è la necessità di terapie alternative”.

Isabel Novo List
18 dicembre 2012

Osteoporosi: le giovani fumatrici le più a rischio

Matrice del tessuto osseo in condizioni fisiologiche (A) ed affetta da osteoporosi (B).

Secondo uno studio indotto dal Cincinnati Children’s Hospital Medical Center e pubblicato sul “Journal of Adolescent Health”, le giovani fumatrici, a causa dell’eccessivo consumo di nicotina, riducono la densità minerale ossea in fase di crescita, aumentando il rischio di sviluppare l’osteoporosi.

La ricerca, che è stata coordinata da Lorah Dorn, rivela che il numero delle minorenni che fuma è sempre di più in aumento, e che è quindi necessario iniziare la campagna di prevenzione dell’osteoporosi proprio durante la fase adolescenziale.

Come spiega Dorn, infatti: “I primi due anni che caratterizzano il periodo di apparizione del ciclo mestruale delle ragazze sono fondamentali per la salute delle ossa almeno quanto lo sono gli ultimi quattro decenni di vita per lo sviluppo dell’osteoporosi. Al ‘benessere osseo’ accumulato in quegli anni corrisponderà un relativo impoverimento delle ossa in tarda eta’”.

Questo perché, secondo lo studio, il vizio del fumo al di sotto dei diciotto anni aumenta la possibilità per le donne di avere le ossa più deboli e fragili nel corso della loro vita. Sulle 262 ragazze tra gli undici e i diciannove che sono state esaminate, è stato possibile osservare che l’impatto con il fumo e con l’alcol, così come i primi sintomi di depressione ed ansia, portano alla riduzione della densità minerale delle ossa del corpo e della spina lombare.

Isabel Novo List
8 dicembre 2012

Giornata Mondiale contro l’AIDS: quando è lo scandalo a far scalpore

Oggi, 1° dicembre 2012, si celebra la Giornata Mondiale contro l’Aids, malattia che colpisce sempre più persone, in quanto al momento non è ancora stato trovato un vaccino efficace. Secondo gli esperti, addirittura, ci andranno ancora circa 15-20 anni prima che possa essere messa a punto la giusta cura, ma la notizia positiva è che, secondo le cifre stimate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2012 sono state infettate 2,5 milioni di persone, 700mila in meno rispetto a quelle di 10 anni fa.

Contemporaneamente in questi giorni in Italia esce il libro “Aids – Lo scandalo del vaccino italiano”, di  Vittorio Agnoletto e Carlo Gnetti, edito dalla Feltrinelli. Agnoletto, oltre ad essere noto al pubblico come esponente dei no-global, è anche il fondatore della Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS (LILA), e ha chiesto a Roberto Gallo, uno dei massimi esperti di AIDS a livello mondiale, di scrivere la prefazione. Le parole che si leggono sono molto dure: “ Non credevo allora, nel 1995, come non credo ora, che esista un grammo di logica né di dati che indichi nella Tat un possibile efficace vaccino” e si sposano con quanto raccontato nella storia, che parte dal 1998, quando viene resa pubblica la notizia di un possibile vaccino ideato dalla scienziata italiana Barbara Ensoli, che si basava sulla proteina virale Tat. Secondo Agnoletto, infatti, si trattava di una bufala mirata alla speculazione su una malattia mortale. Il tutto, ovviamente, per chiedere soldi e donazioni al fine di finanziare quella ricerca immaginaria. Era veramente un imbroglio o c’è qualche dato certo su questo ipotetico vaccino?

Quello che è certo è che, come denunciato dall’Osservatorio italiano sull’azione globale contro l’Aids,  il nostro Paese deve ancora versare al Fondo Sviluppo i contributi promessi per il 2009 e il 2010, pari a 260 milioni di euro, ovvero i soldi destinati a contrastare la malattia.

Isabel Novo List

Digital Scanner, pratico ed innovativo

Tra gli strumenti ortodontici che un dentista ha a disposizione ve n’è uno che, sebbene forse poco conosciuto ai pazienti, sta riscuotendo un successo enorme. Si tratta del dentascan (chiamato anche  Dentalscan o TC dentale), un software di ricostruzione che studia le arcate dentarie, la cui applicazione è legata all’acquisizione dei mascellari con la tecnica della tomografia computerizzata.

Il suo funzionamento, molto semplice, prevede che il paziente venga comodamente sdraiato sul lettino comandato elettricamente, con la testa in una posizione che, grosso modo, richiama quella della tradizionale TAC. Per far sì che il capo sia perfettamente centrato, vengono utilizzati due indicatori laser appositi: uno consiste in una linea verticale sul viso del paziente, e l’altro in un punto laterale che serve per ottimizzare il centro dell’area di ricostruzione.

Contrariamente a quanto si possa pensare dopo questa descrizione, la durata del dental scanner è di poco più di un minuto, 75 secondi per l’esattezza, e l’esposizione al cliente è 5 volte inferiore a quella utilizzata dal una TAC normale.

Una volta conclusa, si deve applicare un programma di ricostruzione primaria ai raw data dell’esame, che possono anche impiegare diversi minuti prima di essere presentati. Non è possibile calcolare con esattezza il tempo necessario alla presentazione delle immagini proprio perché varia a seconda delle modalità di esecuzione del macchinario. Più la ricostruzione mira ad un volume esteso (come nel caso in cui comprende l’area mascellare), più sono necessari diversi minuti, che arrivano ad un massimo di 5.

Una volta che i raw data sono disponibili, vengono memorizzati nel relativo archivio, in modo che la ricostruzione possa essere effettuata in un qualsiasi momento, e non necessariamente alla fine dell’esame.

Grazie a questo programma di ricostruzione multiplanare e3D, è possibile studiare le strutture ossee (in modo che, se necessario, si possano studiare procedure di preparazione agli impianti), avere una definizione anatomica migliore ed ottenere una maggiore accuratezza nello studio sia dei processi espansivi che di quelli infiammatori.

Isabel Novo List
21 novembre 2012

La dieta degli anziani: sana, equilibrata e soprattutto economica

Le diete non sono un’esclusiva di coloro che vogliono trovare il giusto equilibrio o perdere peso, ma possono anche seguite da quelle persone che tengono alla loro salute, come gli anziani. La  Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) ha infatti creato una dieta a coloro che sono nella fase della cosiddetta “terza età”, spesso considerati soggetti deboli per via della pensione troppo bassa, che spesso non basta per arrivare a fine mese e per le malattie che colpiscono sempre più facilmente le persone avanti con gli anni.

In occasione del prossimo congresso di Milano che si terrà nelle giornate del 21-24 novembre, gli esperti consigliano agli anziani di aumentare le calorie: secondo le statistiche è infatti emerso che le fonti principali di calorie, in particolare carne e pesce, vengono consumate sempre meno, a causa del loro prezzo elevato. Un’ottima alternativa a questi cibi sono i legumi (tra cui i fagioli, i ceci e le lenticchie), la frutta secca, le noci, la frutta di stagione e i latticini, soprattutto quelli di produzione locale, come ricotta, stracchino e ricotta.

Seguendo una dieta sulla falsa riga di questi prodotti “si può arrivare a risparmiare in media 50 euro al mese, senza però compromettere la salute e anzi favorendo il profilo di rischio cardiovascolare” commenta il dottor Giuseppe Paolisso, presidente della SIGG, sottolineando che lo studio è stato comprovato su un campione di 60 anziani.

Sottoposti a questo tipo di regime alimentare, i volontari hanno provato sulla loro pelle dei miglioramenti decisamente rilevanti: sia la pressione che i trigliceridi si sono ridotti, il rapporto tra colesterolo buono e cattivo  è migliorato, e il loro indice di massa corporea è scesa di un punto, passando così da 27.8 a 26.6.

Isabel Novo List
19 novembre 2012

Cibi confezionati sotto accusa: contengono troppo sale

Secondo quanto dichiarato dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), il consumo di sale in aggiunta agli alimenti dovrebbe essere limitato. Troppo spesso, infatti, oltre alla quantità di sale che noi andiamo ad usare a tavola, ne assumiamo anche un’altra, ovvero quella contenuta, a volte a nostra insaputa, nella maggior parte dei cibi confezionati.

I medici americani, attenti alla salute dei cittadini, hanno voluto approfondire la questione legata al quantitativo di sale contenuto negli alimenti industriali e confezionati, e hanno stilato una lista dei 6 cibi che contengono, in modo occulto, il sale. L’elenco è formato da:

  1. pane e prodotti da forno: una fetta di pane non casereccio può anche contenere 15% in più della quantità di sale che un individuo, giornalmente, non dovrebbe superare. Un discorso simile può anche essere fatto per i grissini e i crackers;
  2. tacchino, sia carne che affettati: la quantità eccessiva di sale serve per esaltare il sapore e per migliorare la conservazione della carne;
  3. pizza: due tranci di pizza surgelata o di produzione industriale possono già contenere la quantità totale di sale che va assunta quotidianamente;
  4. pollo arrosto: è sempre meglio leggere bene la quantità di sale indicata sulle confezioni prima di acquistarne una;
  5. zuppe in scatola: sono cibi salutari solo in apparenza, in quanto il loro contenuto di sale è stato giudicato elevato;
  6. panini farciti con salse: i condimenti troppo eccessivi di ketchup, maionese ed altre salse contengono un’alta percentuale di sale

Isabel Novo List
13 novembre 2012