L’insonnia dei figli è dovuta allo stress dei genitori

I piccoli spesso non riescono a dormire durante la notte, lo sapranno di certo i genitori cheinsonnia passano ore ed ore a cerca di farli addormentare, inconsapevoli dei motivi che spingono il bambino a non riposare.

Ebbene, secondo uno studio sarebbero proprio i genitori con le loro ansie e preoccupazioni i veri responsabili dell’insonnia, e non solo,a quanto pare molti comportamenti problematici dei figli s’innescherebbero per l’eccessiva reazione da stress che la mamma ed il papà scaricano su di loro.

Lo studio è stato fatto su 156 coppie di genitori con bimbi sofferenti di insonnia, di età compresa tra 1,5 e 10 anni, in cui i soggetti sono stati valutati attraverso tre questionari: uno per quantificare lo stress dei genitori, un altro per descrivere il sonno dei piccoli ed il terzo per esaminare i comportamenti.

Lo scopo dello studio è stato quello di verificare le varie correlazioni tra queste variabili. Il 40 % dei casi esaminati con una situazione psicologica difficile per i genitori ha mostrato una correlazione con i comportamenti disfunzionale dei loro figli, in particolare la resistenza ad andare a letto e l’elevata sonnolenza presente durante il giorno.

Un’analisi del comportamento e la valutazione del grado di stress a cui è sottoposto il genitore diventano cosi gli elementi essenziali che serviranno per risolvere il problema. Tra genitori e figli spesso, nascono dei circoli viziosi che a volte è difficile riconoscere senza un’attenta osservazione; gli stati ansiosi dei genitori verso i figli ancor prima di un loro determinato comportamento  innescano reazioni che diventano causa prima dell’insorgere di problemi in quest’ultimi.

 

 

Eseguito un intervento attraverso l’ombelico con un sistema robotico

Qualche giorno fa, per la prima volta al mondo, si è portata a termine un’isterectomia in single port attraverso l’ombelico, utilizzando un sistema robotico in dotazione presso l’Ospedale di Pisa.interventoL’intervento è stato effettuato presso l’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Pisa su una paziente di sessanta anni affetta da un tumore dell’endometrio, la signora è stata dimessa e sta bene. Questa tecnica è stata usata per la prima volta, si tratta di una chirurgia mini-invasiva definita single port che consiste nell’introdurre tutti gli strumenti chirurgici che servono per l’intervento nell’addome attraverso l’ombelico. Gli strumenti di 5mm vengono introdotti in una microincisione di 2 cm, cercando di evitare cicatrici sull’addome grazie alla possibilità di utilizzare solo l’ombelico come accesso chirurgico. Il single port, usato in laparoscopia, aveva presentato diverse difficoltà tecniche dovute a delle limitazioni di movimento che portavano ad urtare con gli strumenti lo spazio d’azione già molto limitato. L’utilizzo del robot ha così permesso di superare i limiti della chirurgia laparoscopica aggiungendo i vantaggi della chirurgia robotica, come la possibilità della visione tridimensionale, l’assenza di tremori umani, ed il continuo controllo degli strumenti, che non rischiano di urtarsi fra di loro. Grazie a questa nuova tecnica innovativa alcuni interventi di chirurgia toracica, urologica, ginecologica, potranno essere trattate nello stesso modo, non invasivo, così come patologie ginecologiche ed oncologiche utilizzando il robot attraverso l’ombelico.

L’Alzheimer può essere contagioso?

Dei ricercatori dello University of Texas Health Science Center di Houston, per spiegare alcune forme sporadiche di Alzheimer, che insorgono in base ai dei principi simili all’encefalopatia spongiforme bovina e la sua variante umana, alzheimerla malattia di Creutzfeld-Jacob, hanno affermato che possa esistere una forma di contagio di questa malattia. La ricerca è stata diretta da Claudio Soto e pubblicata sul Molecular Psychiatry, secondo il ricercatore, i risultati aprono le possibilità che alcune forme sporadiche di Alzheimer possano aver origine infettiva che si verifiche in malattie neurologiche, come la mucca pazza. In pratica, una sostanza normale viene alterata dando vita a proteine malate che si accumulano nel cervello, formando depositi di placche che eliminano le cellule neuronali. I ricercatori hanno iniettato delle cellule malate in alcune cavie mettendo a confronto i risultati con quelli degli altri animali, in cui era stato iniettato tessuto celluloso sano.

Nel gruppo di controllo nessuna cavia ha sviluppato la malattia, mentre quasi tutti gli altri animali hanno mostrato l’insorgenza di alterazioni e placche che si verificano solo con la comparsa di Alzheimer.  Per fare questa ricerca, si è usato un topo che non sviluppa spontaneamente alcun danno cerebrale, iniettando poi una piccola dose di tessuto cerebrale umano affetto da Alzheimer nel cervello degli animali. I risultati hanno evidenziato come il topo si sia ammalato e che l’Alzheimer si sia diffuso in altre parti sane del cervello.

Attualmente i ricercatori stanno lavorando per capire se anche nella vita di tutti i giorni ci sia il rischio reale di una trasmissione infettiva della malattia.

Scoperto un nuovo metodo per diagnosticare la sinusite

L’introduzione di una nuova metodica per la diagnosi della sinusite potrebbe ridurre in modo elevato l’utilizzo di antibiotici e i costi sociali della patologia. Questo è quanto è stato dimostrato da uno studio svedese, firmato da Pemilla Sahlstrand Johnson e condotta presso la Lund University e lo Skane University Hospital.

La Johnson, con l’assistenza di alcuni colleghi della facoltà di Ingegneria, ha valutato l’applicazione di una nuova procedura per diagnosticare la patologia attraverso l’uso di un sensore ad ultrasuoni Doppler, in grado di verificare il grado di viscosità del fluido del seno paranasale. Il metodo utilizzato fin’ora prevedeva una procedura piuttosto invasiva e dolorosa in quanto i medici attraverso una sonda infilata nel naso dovevano stanare i seni mascellari.

Per i paziente che hanno un fluido denso la cura antibiotica sembra essere l’opzione più valida, mentre per chi ha meno problemi sono preferibili altre terapie. “La resistenza agli antibiotici è considerata giustamente come un problema crescente. Una persona su quattro in Svezia prende antibiotici almeno una volta all’anno, e molti di questi hanno subito una diagnosi con sinusite. Una diagnosi più accurata potrebbe ridurre la quantità di antibiotici prescritti e il giusto trattamento potrebbe anche condurre a una riduzione dei costi. Abbiamo utilizzato il nuovo metodo in laboratorio con buoni risultati. Stiamo progettando l’utilizzo del sensore a ultrasuoni Doppler in un ambiente clinico a breve, su un numero significativo di pazienti”. La Dott.ssa Johnson attraverso dei questionari ha voluto verificare la qualità di vita di chi soffre di sinusite su un campione di 200 pazienti in attesa di un intervento. Lo studio ha registrato un calo significativo della qualità di vita a causa della sinusite addirittura maggiore di chi è affetto da malattie gravi come l’angina e il cancro. Inoltre, la sinusite sembra abbia un forte impatto finanziario sulla società, essendo una malattia molto comune porta numerose assenze dal lavoro per malattia.

La citisina per combattere il fumo

Negli anni 60 in Europa veniva utilizzato un farmaco chiamato citisina, una sostanza utilizzata per combattere la dipendenza dal fumo e che col tempo è caduto nel dimenticatoio, ma che sembra essere tutt’ora molto efficace. citisinaInfatti, uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine svela l’efficacia del farmaco e la sua economicità; sono stati presi in esame ben 740 soggetti fumatori a cui è stata somministrata la citisina per 25 giorni di seguito, su questo campione, 8,4% è riuscito a restare lontano dal fumo per circa un anno, contro il 2,4% del gruppo di controllo che preso solo il placebo. Robert West dello University College di Londra afferma che si è trattato di un successo paragonabile al trattamento coi cerotti alla nicotina e ad altri farmaci anti-fumo, come la vareniclina (Chantix) e il bupropione (Zyban), mentre questo nuovo principio è fuori brevetto in quanto teoricamente chiunque potrebbe coltivare questa roba, realizzando le pillole a costo zero. Il vantaggio della citisina rispetto ad altri metodi anti-fumo è l’economicità del medicinale, in quanto un mese di terapia costerebbe in media solo 10 dollari, contro i 100 dollari standard a per i trattamenti con pillole o cerotti alla nicotina. In Europa occidentale e negli USA, la citisina non è mai stata approvata per mancanza di studi che ne accertassero la validità, infatti questo è il primo importante studio di break out per la citisina mai realizzato, questo è quanto detto  da Thomas Glynn, direttore dell’International Cancer Control For The American Cancer Society. Che magari, posso essere un inizio per degli studi più approfonditi sulla questione? Sarebbe sicuramente un ottima soluzione, soprattutto a livello economico, permettendo così a chiunque di avvalersi di un aiuto per smettere di fumare.

Brasile: scoperta una pianta che si semina da sola

Recentemente,una nuova pianta è stata scoperta in Brasile, le hanno dato il nome di Spigelia genuflexa perché piega i suoi steli fino a terra, come a volersi inginocchiare e sotterra i propri semi. Questa nuova specie appartiene alle Loganiacene, una famiglia di piante che sembra essere molto diffusa nelle regioni del tropico e in quelli equatorialiSpigelia genuflexa di tutto il mondo. La pianta è stata rinvenuta nella foresta atlantica dello Stato di Bahia, una zona ricchissima di una vastità diversa di esemplari, che accoglie circa 43 specie di Spigelia presenti in Brasile. A trovare il nuovo esemplare è stato Alex Popovkin, un botanico amatoriale, che nella sua vita ha catalogata più di ottocento specie nella regione, la cosa bizzarra è che era vicino la sua abitazione, e dopo attenti studi non riusciva a identificarla con nessuna delle specie conosciute. Per questo motivo, si è rivolto ad esperti di vari paesi tra cui lena Struwe della Rutgers University nel New Jersey, lei insieme al botanico e ad un team di studiosi hanno concluso che si trattava di una nuova specie e l’hanno descritta in uno studio pubblicato su PhvtoKevs. La decisione di inserire la parola genuflexa è stata presa in merito alla posizione della pianta, che sembra davvero genuflettersi quando piega i propri steli verso il suolo per piantare i suoi frutti. Questo fenomeno prende il nome di geocarpia ed è osservabile in diversi tipi di piante, come nell’arachide, che subito dopo la fecondazione introduci i fiori nel terreno dove avviene la maturazione del frutto. La Spigelia genuflexa sembra avere vita breve e il suo habitat è limitato a piccoli frammenti di suolo sabbioso, solo grazie alla pianta madre che lascia i semi intorno a se, la sopravvivenza della specie è salva. “Nuove specie vengono scoperte ogni giorno, ma tante altre non sono ancora note.La scoperta mette in evidenza, ancora una volta, l’urgenza di proteggere la Foresta Atlantica, che è minacciata dalla deforestazione. Quest’area, infatti, presenta il più elevato grado di biodiversità rispetto a qualsiasi altra nel mondo, con molte specie endemiche, ma vaste zone sono già state trasformate in terreni agricoli”. Ha così commentato Struwe.

Un gruppo di ricercatori di Stoccolma ha scoperto una nuova malattia ereditaria

Una malattia ereditaria sconosciuta, con alla base un grave ritardo mentale e di disfunzioni epatiche, è stata scoperta dal team di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma. La patologia sembra derivare da un deficit di adenosina chinasi, provocata da una serie di mutazioni genetiche a carico del gene ADK, che codifica dnaper l’enzima chinasi dell’adenosina. La ricerca è basata sull’analisi di una famiglia in cui erano presenti due bambini affetti da danni cerebrali progressivi e disfunzioni epatiche anomale e non associabili con nessuna patologia conosciuta, portando a termina un sequenziamento delle combinazioni genetiche della famiglia, hanno individuato un gene responsabile dell’anomalia biochimica. I risultati evidenziano come sia importante l’efficacia di unire l’esame biochimico dei pazienti con i metodi di analisi più massicci su tutto il patrimonio genetico, recentemente resi disponibili, al fine di inquadrare nuovi meccanismi alla bade delle malattie congenite. Con i modernissimi strumenti di analisi genetica è molto più facile identificare danni responsabili di malattie ereditarie. Si tratta di un primo passo verso lo sviluppo di nuove terapie. Questo deficit di adenosina rende evidente una correlazioni tra i due processi metabolici, il ciclo di metionima e il metabolismo adenosina, facendo un po’ di luce su una patologia del tutto oscura. La ricerca è stata pubblicata sull’  American Journal of Human Genetics ed è sicuramente un grandissimo passo avanti, per poter prevenire con molto anticipo quelle malattie ereditarie di cui probabilmente non siamo nemmeno a conoscenza, tutto grazie a questi nuovi strumenti e metodi di analisi che la ricerca ha messo in evidenza.