Una farfalla non è mai solo una farfalla

Scritto da:
Paola Pinto
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1 minuto

Emblema di mutamento, leggerezza, bellezza, le farfalle, termine comune per indicare i Lepidotteri, hanno, in ogni epoca e in ogni luogo, esercitato un grande fascino sulla fantasia degli uomini. Sarà forse per il loro sviluppo così diverso dal nostro, articolato in quattro fasi ben distinte, che appare straordinario a chiunque lo osservi. O forse, sarà per la meravigliosa architettura e colorazione delle loro livree. Sta di fatto che ancora oggi rappresentano uno degli spettacoli più entusiasmanti che la natura offra. Nonostante il nostro interesse, più o meno scientifico, nei loro riguardi, sono purtroppo in diminuzione! Negli ultimi decenni, infatti, non solo in Italia, ma anche in molte nazioni europee, si è assistito al loro lento declino, sia come numero di individui, che in termini di numero di specie. Il numero di specie di lepidotteri, oggi conosciuto nel mondo, ammonta a circa 165.000.

L’estinzione di alcune di loro è un fatto del tutto naturale, che rientra nelle complesse dinamiche dell’evoluzione, ma è la rapidità con cui questo fenomeno si realizza a destare preoccupazioni nel mondo scientifico. Alcuni entomologi stimano che, attualmente, un ropalocero (farfalla diurna) su quattro sia in via di estinzione, se non addirittura scomparsa. In questo momento, in Italia, sono presenti 276 specie,28 delle quali risulta essere a grave rischio di estinzione. La situazione non si presenta migliore, se si osserva il resto dell’Europa. In Spagna,16 specie sono a rischio. In Francia,8 sottospecie sono ormai considerate estinte; nei Paesi Bassi, già a partire dal 1946 si è registrata la scomparsa di 8 specie. In Svizzera delle 192 specie,2\3 sono inserite come specie minacciate nelle Liste Rosse. Altre 12 specie sono in pericolo d’estinzione, tra cui il Papilio machaon.

Sempre in base alle Liste Rosse, circa il 40-50% delle specie presenti in Austria e Germania è minacciato e il 2-5% si è già estinto. In Olanda la situazione si presenta anche più grave: il 24% delle specie si è estinto e il 43% è minacciato. I fattori di contenimento risultano principalmente di carattere antropico e sono: il massiccio impiego degli insetticidi; la frammentazione dell’habitat naturale causata principalmente dall’intensificazione dell’agricoltura e dall’urbanizzazione; la distruzione dei biotopi; la scomparsa di piante ospiti; la cattiva gestione dei boschi, che spesso porta a un loro infittimento, con conseguente scomparsa di importanti habitat per le farfalle diurne; l’introduzione di piante esotiche, che in alcuni casi possono divenire fortemente competitive nei confronti delle specie nutrici di larve e adulti; l’abbandono dei prati, specialmente in montagna; il sovra pascolo, con conseguente perdita dello strato superficiale di humus ed erosione del suolo; il turismo, con la realizzazione di strutture ad alto impatto ambientale ed in ultimo, ma non meno importante, il collezionismo sregolato e il commercio di tali Insetti. Per tutti questi motivi si rende quanto mai urgente lo sviluppo di una strategia di difesa di questi Insetti.

Bisognerebbe mettere in atto un programma che abbia come imprescindibile requisito la tut
ela degli habitat naturali. Le comunità di Lepidotteri sono, infatti, indissolubilmente legate, per la propria sopravvivenza, a particolari tipi di habitat. Per questo motivo, sono sensibili a qualsiasi alterazione che abbia delle ripercussioni sull’ambiente circostante. Il loro declino risulta essere il segno inequivocabile di un pessimo stato di salute dell’ambiente che le ospita. Proprio per tale, stretta dipendenza dalle caratteristiche climatiche, vegetazionali ed ecologiche dell’ambiente, le farfalle sono utilizzate da molti autori come “bioindicatori”, intendendo con questo termine organismi o sistemi biologici usati per valutare una modificazione della qualità dell’ambiente. Possiamo, in sintesi, attribuire loro il ruolo di “sentinelle” della salute degli ambienti naturali: la loro presenza è indice di un buono stato della Natura, viceversa, la loro scomparsa o diminuzione ne evidenzia una allarmante degenerazione. Difendere questi meravigliosi insetti rappresenta il primo passo per la salvaguardia dei nostri ecosistemi e per la conservazione della biodiversità, definita come “la maggiore risorsa che il genere umano ha avuto a disposizione dalla natura durante tutto il suo sviluppo culturale”. Conservarla a tutti i suoi livelli, cioè come patrimonio genetico, di specie ed ecosistemico, equivale a preservare noi stessi.

Paola Pinto