Paludi, mangiatrici di uomini e mangrovie: la lotta per salvare le tigri delle Sundarbans

Scritto da:
Paola Nucera
Durata:
1 minuto

Esiste un solo luogo sulla terra dove le tigri vivono in una palude di mangrovie. Con un’estensione di 10,000 Km2, di cui 6000 km2 nel territorio del Bangladesh e i restanti in quello indiano, le Sundarbans sono la foresta di mangrovie più grande e con la maggiore biodiversità del mondo, oltre che il regno indiscusso delle tigri del Bengala.

Le Sundarbans sono foreste costituite da una miriade di specie vegetali adattate al peculiare ambiente di estuario, caratterizzato da un’elevata salinità, la mancanza di erosione del suolo e la quotidiana inondazione da parte dell’alta marea. Le maree e la vegetazione di mangrovie sono i componenti principali di questo ecosistema dinamico: l’alternanza delle fasi di erosione/deposizione e le variazioni di salinità originano un ciclo di nutrienti in continua evoluzione, provocando cambiamenti floristici continui nelle comunità vegetali, che si adattano rapidamente alle nuove condizioni.

Oltre ad essere importanti dal punto di vista biologico, le Sundarbans proteggono i villaggi e l’agricoltura dalla forza devastante dei cicloni, forniscono prezioso ossigeno all’atmosfera e sono fonte di legna, piante, miele e pesce per gli abitanti del Bangladesh.

Le mangrovie di questa foresta sono la dimora di molte specie minacciate di estinzione, come la tigre del Bengala (Panthera tigris tigris) e il gatto viverrino (Prionailurus viverrinus), che da esse traggono una vera e propria protezione. I fiumi e i torrenti, invece, ospitano specie come il coccodrillo marino (Crocodylus porosus, il più grande coccodrillo vivente), il varano fasciato (Varanus salvator), il limulo (Limulus polyphemus) e la tartaruga delle mangrovie (Batagur baska). L’area è anche il sito di nidificazione della tartaruga embricata (Eretmochelys imbricata), della tartaruga verde (Chelonia mydas) e della tartaruga olivacea (Lepidochelys olivacea), mentre i torrenti di mangrovie ospitano mammiferi acquatici a rischio di estinzione come il Delfino del Gange (Platanista gangetica).

Di 5000 individui (probabilmente anche solo 2500) rimaste in natura in tutto il mondo, 400-600 tigri vivono nelle Sundarbans rendendo questa foresta una delle ultime roccaforti per la specie. L’uso non sostenibile della foresta e i cambiamenti climatici minacciano di ridurre l’area in cui le tigri possono vivere. Un altro grande problema di questi luoghi è il bracconaggio, sia delle loro prede, che riduce ulteriormente la capacità della foresta di fornire il sostentamento, sia delle stesse tigri, le cui parti vengono utilizzate per la medicina tradizionale asiatica. La crescente domanda di ossa di tigre ad uso “medicinale” e di teste come simbolo di ricchezza in alcuni luoghi, dà vita ad un commercio illegale che contribuisce alla perdita di questo prezioso animale. La maggior parte della richiesta proviene da mercati presenti in Cina, Taiwan e Sud-Est asiatico.

Le Sundarbans, inoltre, rappresentano il luogo in cui avvengono i maggiori conflitti tra uomini e grandi felini: le uccisioni di uomini nella foresta da parte di tigri gli ha valso il soprannome di “mangiatrici di uomini” per la gente del luogo. In realtà, è importante fare una distinzione tra le tigri che uccidono umani per incidenti o per difesa e vere e proprie “mangiatrici di uomini” che ricercano attivamente umani come fonte di cibo. Le principali prede della tigre, infatti, sono il cervo pomellato, il cinghiale e il macaco e, generalmente, non predano l’uomo, ma si può verificare che alcune di esse lo facciano. La ragione per cui questo accade non è ben chiara. In alcuni casi, una tigre può uccidere l’uomo se si sente minacciata o se difende il proprio cibo o i cuccioli; in altri casi, può accadere che tigri anziane o ferite siano incapaci di cacciare le prede usuali. Possono, tuttavia, esistere tigri che sono per natura molto più aggressive di altre. In ogni caso, gli incidenti accadono quando gli abitanti dei villaggi si addentrano nella foresta per procurarsi cibo o bestiame, date le condizioni di povertà della popolazione locale.

Con tutte queste minacce, non bisogna sorprendersi se le tigri nelle Sundarbans rimangono ben nascoste. A volte sembra che la foresta stessa aiuti a mantenere il loro segreto: le tracce fresche di tigre nel fango morbido delle sponde dei fiumi vengono rapidamente cancellate dalle maree e non si definiscono tracciati o percorsi chiari attraverso la foresta. Il substrato della foresta è intriso di radici delle mangrovie che rendono il camminare un lento e pericoloso obiettivo. L’unico modo di esplorare la palude è tramite barca, ma i centinaia di fiumi e torrenti di questo vasto sistema, la rendono un’impresa ardua. Dunque, come capire e proteggere un animale che non si può vedere, in una foresta che fa il possibile per tenere gli uomini alla larga?

I team di conservazionisti stanno lottando per avere una risposta e l’impegno crescente del Bangladesh sta facendo progressi per garantire il futuro sicuro di questo importante animale.Il Sundarbans Tiger Project è un’iniziativa del Dipartimento Forestale del Bangladesh che ha avuto inizio nel Febbraio 2005. Il progetto è gestito dal Dipartimento Forestale ma si avvale della consulenza di esperti dell’Università del Minnesota e della Zoological Society of London per suggerire strategie di progetto e formare lo staff. Gli scienziati hanno realizzato che le Sundarbans comprendono probabilmente una delle popolazioni più grandi di tigri rimaste in natura e che esiste la necessità di trovare adeguate misure di protezione per salvaguardare questo prezioso luogo e le sue tigri.

Il team del Bangladesh sta affrontando il problema da tutti i punti di vista: formare guardie forestali per rinforzare il rispetto delle norme, lavorare con le comunità locali per migliorare la gestione forestale, portare avanti la ricerca e ridurre il conflitto tra tigre e uomo.

Il futuro della foresta è strettamente connesso con quello delle tigri; proteggerle significa preservare il loro habitat e lasciarlo funzionare in modo naturale, lasciando invariati gli equilibri e le interazioni tra centinaia di specie di piante e animali, ciascuna delle quali ha un importante ruolo. Le tigri aiutano a regolare la popolazione di cervi, cinghiali e scimmie. Quando la tigre caccia una preda, i resti della carcassa sono poi disponibili per un ampio range di animali differenti (cinghiali, felini, civette, sciacalli), rettili (varani), uccelli (corvi, gazze, marabù) e insetti. Cervi, cinghiali e scimmie consumano una grande quantità di materiale vegetale, che influenza la struttura generale della vegetazione delle Sundarbans. I loro escrementi forniscono alimentazione agli insetti e alle piante, oltre a disperdere i semi in modo che le piante possano colonizzare nuove aree.

La scomparsa di questi grandi felini in natura sarebbe una triste riflessione sui nostri ruoli di guardiani del mondo naturale e la perdita di un simbolo di libertà in natura. Qualcosa che molte persone non realizzano è che il nostro futuro è strettamente connesso con quello delle tigri. Come carnivori superiori, questi predatori necessitano di prede e vasti territori, giocando un ruolo chiave nell’ecosistema delle Sundarbans. A sua volta, questa foresta fornisce dei servizi ecologici essenziali alla nostra stessa esistenza – ossigeno, acqua, cibo, materiali da costruzione e regolazione del clima.

Sta ad ognuno di noi assicurare che le impronte delle tigri non siano lavate via dalle Sundarbans per sempre.

Paola Nucera