Italia…molto più di 150 anni! [Parte II]

Scritto da:
Ubaldo Betocchi
Durata:
1 minuto

2- L’Italia di “Ciro”

Alla fine del Triassico la Pangea cominciò a lacerarsi con la comparsa di una serie di fenditure che, partendo dall’area caraibica, separarono l’Africa settentrionale dall’America settentrionale. Questa frattura interessò anche la zona dell’attuale Mediterraneo da Gibilterra alle Alpi fino a sfociare nella Tetide. Nel Giurassico medio (180-160 milioni di anni fa) Africa e America settentrionale si separarono completamente dando vita a quello che diventerà l’attuale oceano Atlantico settentrionale. L’apertura dell’Atlantico comportò però l’apertura di un altro oceano nell’area mediterranea, che i geologi hanno nominato Ligure-Piemontese. Questo Oceano oggi non esiste più e non corrisponde a nessuno degli attuali tratti di mare tra Europa e Africa. Per circa 30-40 milioni di anni questi due oceani, legati cinematicamente tra loro, continuarono ad espandersi alla velocità di circa 2 cm all’anno. Nel Cretaceo medio sia L’Atlantico che il Ligure-Piemontese dovevano essere larghi circa 800-1000 chilometri. A questo punto però qualcosa cambiò nei movimenti delle placche: l’Africa meridionale cominciò a staccarsi dal Sud America e il blocco iberico si separò sia dall’America settentrionale che dalla Francia. Tutto questo portò alla formazione di nuovi tratti di mare: Atlantico Centrale, Meridionale e il Golfo di Biscaglia. Questi nuovi spostamenti causarono la completa chiusura dell’oceano Ligure-Piemontese e la collisione delle zolle Europea e Africana con l’insorgere della catena Alpina e del suo prolungamento sudoccidentale lungo la Corsica settentrionale, le Baleari e la Cordigliera Betica nel sud della Spagna. Durante il periodo appena trattato (Giurassico-Creatceo circa 180-70 milioni di anni fa) l’area in cui sorgerà la penisola italiana era completamente occupata dal mare. Le uniche parti emerse erano una serie di banchi tropicali (smili alle attuali Maldive) nella zona sud ed est dell’oceano Ligure Piemontese. Questi banchi erano caratterizzati dalla presenza di scogliere a coralli e rudiste (lamellibranchi fossori tipici del Cretaceo) e bianchissime spiagge a ooliti. La vita nei profondi bacini marini che occupavano il resto della nostra penisola è invece testimoniata dalla peculiare formazione del Rosso Ammonitico affiorante nelle Prealpi Venete, Toscana, Marche e Sicilia. Sempre appartenenti a questo intervallo temporale sono le spettacolari testimonianze della presenza di dinosauri nello stivale: dalle impronte rinvenute a Lavini di Marco (Rovereto) a quelle del Friuli, dal Gargano alla Puglia. Ma le tracce dei famosi rettili non si fermano qui: le rocce calcaree dei monti del Matese presso Benevento hanno restituito il fossile di un piccolo dinosauro carnivoro, battezzato Scipionyx Samniticus (detto familiarmente Ciro) di straordinaria importanza, sia perché è uno dei pochi carnivori rinvenuto in stadio giovanile sia (e soprattutto) perché la conservazione è talmente perfetta che sono ancora visibili numerosi organi interni quali fegato, intestino e tubo digerente. Pensate che fino a circa la metà degli anni ’90 l’Italia era considerata completamente priva di testimonianze della presenza dei dinosauri.

[Continua…]
Ubaldo Betocchi