Nelle grandi città le verdure cresceranno nell’aria

Scritto da:
Daniel Iversen
Durata:
1 minuto

Nonostante il freddo, all’interno del CityFarm [NdR: ortoCittadino] del MIT, crescono rigogliosi peperoni, melanzane e pomodori, pronti per una raccolta anticipata all’inizio di febbraio. A differenza dei metodi di coltivazione tradizionale, molte delle piante coltivate qui crescono nell’aria.

(Aleszu Bajak)

Sul loro sito si legge che, fondato da Caleb Harper MArch ’14, il CityFarm [1] è un iniziativa della MIT Media Lab [2] progettata per indigare l’adozione di larga scala sia della cultura “aeroponica” che di quella “idroponica” con lo scopo di “inventarsi il futuro dell’agricoltura“.

Contrariamente all’agricoltura tradizionale, che usa l’irrigazione e la terra come un supporto strutturale, in quella aeroponica le radici, protette da alcune strutture, vengono nutrite tramite un nebulizzatore che spruzza una nube di acqua arricchita di minerali. Le parti verdi della pianta sono esposte a luci LED con uno spettro ottimizzato e vengono costantemente monitorate per garantire ottimali condizioni di crescita.

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Harvard e il suo team festeggiano l’ultimo raccolto nel Novembre 2013. (Aleszu Bajak)

Come risultato un cespo di lattuga romana riesce a crescere in 19 giorni, al contrario degli 80 giorni necessari con il metodo tradizionale e dei 22 giorni usando l’idroponica, dove le radici sono sommerse in acqua.

Con il metodo aeroponico si riesce a usare il 98 % dell’acqua in meno rispetto all’agricoltura tradizionale, e le piante riescono a crescere per 365 giorni all’interno di aree molto più piccole, rendendo possibile una produzione di gran lunga superiore anche durante i gelidi inverni di Boston.

Recenti stime[3] predicono che il 60 % della popolazione mondiale risiderà nelle città entro il 2030, questo fa pensare che l’aeroponica potrebbe diventare un metodo sempre più comune per coltivare la verdura nelle aree metropolitane. Harper predice che i cittadini raccoglieranno frutti di bosco, lattuga, e altre verdure in siti situati proprio nel loro vicinato.

Tornando al CityFarm, le 1.500 piante del laboratorio forniscono al team di Harper dati dettagliati sull’energia incorporata, e quindi esattamente la quantità di cui hanno bisogno le piante per crescere. Altri sensori e dispositivi, come trasmettitori situati sulle luci e nebulizzatori, trasmettono informazioni su ogni kilowatt usato, con, eventualmente, la possibilità di twittarli.

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Harvard controlla le piantine di lattuga nella CityFarm.
(Kent Larson)

Un tracciamento così dettagliato dell’input di energia e l’output della produzione è una cosa nuova per l’agricoltura. Spesso non viene contata l’energia necessaria per alimentare il trattore o il trasporto dei pomodori al negozio, e Harper spera di modificare questa abitudine.

Prevede il lancio, nei prossimi due mesi, di un Open Agricolture Iniative [NdR: Iniziativa di Agricoltura Aperta] con CityFarm che ospiterà una piattaforma Open Source di dati agricoli per migliorare la valutazione dell’aeroponica e di altri sistemi di coltivazione. “Stiamo fornendo la spina dorsale per un cambiamento verso un agricoltura economica e guidata da dati” dice, e vede nel MIT la strada per fare spazio a una nuova agricoltura tecnologica, incoraggiando borse di studio interdisciplinari tra le università di tecnologia e di agricoltura. “Non sto competendo con l’agricoltura, ma sto fornendo un intelligenza di rete e un ottimizzazione tecnologica che prima non c’era”.

Per adesso Harper continua a fare test di degustazione delle sue lattughe in preparazione per l’imminente raccolto. “Sono diventato un esperto di lattuga” dice scherzando.

Per maggiori informazioni e tenersi costantemente informati sul progetto, potete seguirli nel loro canale twitter @MITCityFARM.

Daniel Iversen
13 febbraio 2014

[1] http://www.mitcityfarm.com/
[2] https://www.media.mit.edu/
[3] http://www.who.int/gho/urban_health/situation_trends/urban_population_growth_text/en/