Giada e pseudogiada

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Redazione
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Con il termine giada, che in genere si presenta di color verde per effetto della presenza del cromo, si tende ad indicare commercialmente sia un materiale pregiato formato da giadeite, sia prodotti naturali di più basso valore come la nefrite, varietà del minerale attinolite. Il motivo di questo equivoco è dovuto al fatto che giadeite e nefrite sono specie mineralogiche difficilmente distinguibili. 

Ciondolo in giada. (Ph Giulia Cesarini Argiroffo).

La giada in realtà non è propriamente un minerale, ma piuttosto una pietra composta da particolari minerali (giadeite e nefrite) distribuiti all’interno di essa in una struttura costituita da granuli molto fini e fibre intrecciate che si origina per lo più in ambiente metamorfico. Per questo motivo, da sempre c’è il rischio che altri minerali che non hanno nulla a che vedere con la giadeite o la nefrite vengano venduti come giada. Fu il francese Damour che nel 1863 dimostrò che in questa gemma, nota già da 7000 anni, si dovevano distinguere due minerali diversi, appunto la giadeite e la nefrite.

Il nome giada risale a quando gli spagnoli invasero l’America Centrale e Meridionale: questo termine, infatti, deriva dallo spagnolo e significa “pietra del fianco” con riferimento ai reni, in quanto si era soliti usarla come amuleto e mezzo di cura per le malattie renali. Oggigiorno questa gemma viene usata in cristalloterapia per aiutare a calmare il cuore e per trovare la giusta predisposizione psicologica per prendere le corrette decisioni.

Di seguito cercheremo di analizzare più nel dettaglio le differenze tra giadeite e nefrite.

La giadeite, il cui nome deriva da “giada” e la cui formula chimica è NaAlSi2O6, è molto tenace e resistente grazie ad un compatto accrescimento e si forma solamente in quantità ridotte come aggregati microcristallini di granuli finissimi, traslucidi od opachi, con fibre feltrose e si trova in quasi tutte le colorazioni. Lungo le superfici di frattura presenta una lucentezza vitrea debole.

In ambito metamorfico se reagisce con acqua dà il glaucofane, che assieme al granato forma le eclogiti mentre se reagisce con il quarzo produce il feldspato plagioclasio albite.

Della giadeite è possibile distinguere le seguenti varietà:

la giada imperiale (che è la più pregiata e presenta un colore verde smeraldo e proviene dal Myanmar), la cloromelanite (varietà maculata verde e nera), la giada-albite o maw-sit-sit (aggregato verde chiaro intenso con macchie di colore verde scuro quasi nere), la giada-magnetite (nome commerciale della giada dorata artificialmente) e la giada Yünan (nome commerciale improprio della maw-sit-sit).

I giacimenti di giadeite più significativi si trovano nel Myanmar settentrionale superiore presso Tawmaw e sono incassati in serpentine e fra conglomerati o sedimenti fluviali. Altri giacimenti si trovano in Canada, Cina (Yünan), Giappone, Kazakistan, Messico, Guatemala, Russia (Siberia), Stati Uniti (California) e seppure rarissimi anche in Italia (in particolare in Piemonte).

La nefrite, nome derivante dal greco “néphrós” che significa rene, come già accennato prima, è un attinolite e presenta una densa tessitura feltrosa e la formula chimica è Ca2(Mg,Fe)5[Si4O11]2(OH)2.

Quando si trova in aggregati microcristallini è più tenace, mentre quando è monocristallina è fragile e più diffusa della giadeite. La varietà più pregiata è quella verde; ciò non di meno in natura si presenta in quasi tutti i colori, anche striata o maculata, spesso con una sfumatura giallastra con lucentezza vitrea, molto simile alla giadeite. I giacimenti storicamente significativi sono in Nuova Zelanda (nelle serpentine, nei sedimenti fluviali o litoranei). Ulteriori giacimenti si trovano anche in Australia, Brasile, Canada, Cina (Sinkiang), Messico, Russia, Stati Uniti (Alaska), Taiwan, Zimbawe e in passato anche in Polonia (Alta Slesia).

Durante la Preistoria ed in particolare nel neolitico, questa gemma grazie alla sua straordinaria tenacità, era ritenuta un materiale pregiato per la produzione di armi (in genere asce) ed oggetti vari. Di conseguenza negli scritti antichi quella che adesso noi sappiamo essere nefrite veniva anche definita “pietra da scuri”

In Cina la giada veniva considerato il materiale più nobile, soprattutto per la bellezza che acquisiva una volta levigato; in particolare, i pezzi color smeraldo chiaro erano tenuti in grande considerazione e simboleggiavano purezza, bellezza, forza, lunga vita, saggezza e coraggio. Attualmente spesso i cinesi la paragonano poeticamente ad una bella fanciulla, soprattutto alla sua pelle che si ritiene levigata come la superficie di questa gemma. Già intorno al 3000 a. C. la giada faceva parte del culto degli dei e veniva lavorata per la produzione di oggetti simbolici, collegati alla mistica. La bellezza indelebile di questa gemma portò a credere che fosse un materiale immortale e per questo veniva posta in forma di amuleto sul petto, sulla bocca e sul viso dei defunti. Sembra inoltre che gli imperatori ed i funzionari di alto rango cinesi venissero seppelliti con abiti intarsiati da placche di giada. Nel Taoismo popolare “l’imperatore della giada” è l’entità celeste suprema. Occorre notare che fino alla metà del Settecento in Cina veniva lavorata esclusivamente la nefrite, di origine cinese, mentre successivamente è iniziato l’uso della giadeite importata dal Myanmar.

Nell’America Centrale e precolombiana la giada era più pregiata dell’oro, era apprezzata già all’epoca degli Olmechi intorno all’800 a. C. e veniva adoperata per fabbricare oggetti di culto. Addirittura con questo minerale venivano fabbricati delle pietre che simboleggiavano il cuore e che  poi venivano messe nelle urne delle ceneri dei principi defunti. Dagli studi mineralogici delle giade Maya si è rilevato che si tratta di giadeite.

Tuttavia, dopo la conquista del Centro America da parte degli spagnoli, si perse l’arte dell’intaglio, mentre in Cina la lavorazione non ha mai avuto soste e per oltre 5.000 anni la giada venne usata per realizzare oggetti di culto.

In Nuova Zelanda la popolazione dei Maori intagliava la giada, per lo più la qualità della nefrite verde, anche se storicamente tale nome si riferiva a diverse varietà di pietre verdi da loro chiamata “Pounamu”. Questa pietra veniva intagliata per fabbricare arnesi, armi ed ornamenti che al giorno d’oggi sono diventati patrimonio culturale dei Maori.

Attualmente vengono realizzati oggetti ornamentali fra cui vasi, gioielli ed oggetti di culto tanto in giadeite che in nefrite.

Purtroppo esistono anche molte imitazioni e riproduzioni con altri materiali, taluni addirittura artificiali. Oltre al vasto numero di rocce e minerali verdastri che vengono spacciati per giada, anche le denominazioni di altre pietre contribuiscono a generare confusione; per fare un esempio, la cosiddetta “giada indiana” è il nome commerciale scorretto del quarzo-avventurina e del vetro avventurina.

In conclusione, quando ci si trova davanti ad oggetti che ci dicono essere realizzati con questa pietra è importante domandarsi, soprattutto in caso di acquisto, se sono fatti in giadeite (più nobile), in nefrite (meno pregiata) o, peggio ancora, se si tratta di altri materiali naturali od artificiali che vengono denominati erroneamente, in buona fede o per malizia, “giada”.

Giulia Cesarini Argiroffo

BIBLIOGRAFIA:

Biedermann, H. (1991), Enciclopedia dei Simboli, Milano, Garzanti.
Charline, E. (2013), 50 Minerali che hanno cambiato il corso della Storia, Roma, Ricca Editore.
Giordano, P. (1996), Minerali e gemme, Novara, De Agostini.
Mottana, A., Crespi, R., Liborio, G. (1977), Minerali e rocce, Milano, Mondadori.
Schumann, W. (2004), Guida alle gemme del mondo, Bologna, Zanichelli.