Le correnti oceaniche spiegano perché l’emisfero boreale è il più piovoso

Scritto da:
Leonardo Debbia
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Da un rapido sguardo ad una carta globale delle precipitazioni si può osservare chiaramente che sull’emisfero settentrionale si riversa molta più pioggia tropicale rispetto all’emisfero australe.

NorthernRains
La carta globale delle precipitazioni mostra la differenza della quantità di piogge cadute annualmente sui due emisferi (fonte: Università di Washington).

Ad esempio, sull’Atollo di Palmyra, arcipelago delle Sporadi nell’Oceano Pacifico, a 6 gradi di latitudine Nord, cadono 175 millimetri di pioggia all’anno, mentre ad una uguale distanza, ma dalla parte opposta dell’equatore, ne cadono solo 45.

Gli scienziati hanno creduto per lungo tempo che questa differenza di regime fosse imputabile alla forma della Terra, in particolare alla posizione dei bacini oceanici, la cui superficie appare inclinata diagonalmente rispetto all’asse di rotazione terrestre e al fatto che, durante il movimento di rotazione, le fasce pluviali tropicali vengano sospinte a Nord dell’equatore.

Ma un nuovo studio dell’Università di Washington (UW) mostra che l’effetto fondamentale è da ricercarsi nelle correnti oceaniche provenienti dai poli, a migliaia di chilometri di distanza.

I risultati, pubblicati su Nature Geoscience, spiegano una caratteristica peculiare del clima terrestre e mostrano che le acque più fredde di provenienza artica influenzano le piogge stagionali, che sono cruciali per la coltivazione in luoghi come la regione del Sahel in Africa o il Sud dell’India.

In generale, i luoghi più caldi sono più umidi perché l’aria calda sale e l’umidità dà origine alle precipitazioni.

“Piove di più nell’emisfero settentrionale perché è il più caldo”, dice Dargan Frierson, docente di Scienze atmosferiche, professore associato alla UW. “La domanda più corretta da porsi – dice Frierson – “sarebbe: ‘cosa rende l’emisfero settentrionale più caldo?’ E la risposta giusta è: ‘la circolazione oceanica’”.

Frierson e il suo team, hanno, per prima cosa, utilizzato le misurazioni dettagliate pervenute dal satellite CERES (acronimo di Clouds and Earth’s Radiant Energy System) della NASA, per dimostrare che la luce del Sole, in realtà, fornisce più calore al Sud del mondo.

Quindi, una prima considerazione riguarda la radiazione atmosferica. Se si guardasse solo a quella, il Sud del mondo dovrebbe essere il più piovoso.

Sono quindi state utilizzate altre osservazioni, tra le quali è risultato fondamentale il calcolo del trasporto di calore nell’oceano. Gli autori hanno così usato nuovi modelli al computer per mostrare il ruolo chiave giocato dall’esteso circuito di corrente che si immerge attorno alla Groenlandia, quindi scorre sul fondo dell’oceano verso l’Antartide, per riaffiorare poi in superficie, dirigendosi verso nord. L’eliminazione di questa corrente invertirebbe le fasce pluviali, spostandole a sud dell’equatore.

Si è anche osservato che l’acqua oceanica si sposta verso nord da molti decenni e si riscalda gradualmente, convogliando circa 400 trilioni di watt di potenza (vale a dire 4 seguito da 14 zeri) attraverso l’equatore.

Per molti anni, la disposizione obliqua dei bacini oceanici era stata ritenuta la causa, accettata da tutti, dello squilibrio delle precipitazioni tropicali.

“Molti, tuttavia, non credevano realmente che questa fosse la spiegazione giusta, dato che l’argomento è alquanto complicato. Per un fenomeno così importante, si trattava di una spiegazione troppo semplice”, commenta Frierson.

La corrente oceanica, che il team ritiene responsabile del fenomeno, è stata resa famosa nel 2004 dal film “The Day after Tomorrow”, in cui il suo arresto ha l’effetto di provocare il congelamento della città di New York.

Nella realtà, un arresto improvviso della corrente oceanica, come accade nel film, è certo che non avverrà; mentre è molto probabile, entro il 2100, un graduale rallentamento, secondo un rapporto delle Nazioni Unite.

Questo potrebbe spostare le piogge verso Sud – ipotizza lo studio – come probabilmente è avvenuto già in passato.

Il rallentamento della corrente non è fantascienza, anzi è inevitabile, in quanto l’aumento di piogge e di acqua dolce nel Nord Atlantico fanno sì che l’acqua marina sia meno densa e tenda quindi a non sprofondare, ma piuttosto a fluire in superficie.

“Questo è in realtà solo un’altro insieme di prove venute fuori negli ultimi 10-15 anni, che dimostrano l’importanza rivestita dalle alte latitudini nei confronti delle altre parti del mondo”, afferma Frierson.

I primi lavori di Frierson mostrano come il mutato equilibrio di temperatura tra gli emisferi influisce sulle piogge tropicali. Un suo recente studio ha esaminato come l’inquinamento, dalla rivoluzione industriale in avanti, abbia attenuato la luce solare nell’emisfero settentrionale negli anni Settanta e Ottanta, spostando le piogge tropicali verso Sud.

Molti cambiamenti nel recente passato sono dovuti all’inquinamento atmosferico”, dice Frierson. “Il futuro dipenderà dall’inquinamento e dal riscaldamento globale, come pure le modifiche della circolazione oceanica, tutti fattori che renderanno sempre più difficoltoso prevedere l’andamento delle piogge tropicali”.

Leonardo Debbia
2 novembre 2013