I Neanderthal della Spagna conoscevano le proprietà curative delle piante

Scritto da:
Leonardo Debbia
Durata:
1 minuto
Un ricercatore al lavoro nel sito di El Sidròn

Un team internazionale di ricercatori sotto la guida dell’Università Autonoma di Barcellona e dell’Università di York, Regno Unito, ha fornito la prima prova molecolare che i Neanderthal  conoscevano e utilizzavano una vasta gamma di piante non solo per fini alimentari. Secondo la recente scoperta, sembra infatti che ne avessero anche compreso, oltre alle proprietà nutritive, anche le qualità medicinali.

Fino a poco tempo fa si riteneva che i Neanderthal, che scomparvero tra i 30mila e i 24mila anni fa, si cibassero principalmente di carne. Tuttavia, la conoscenza di quanto fosse varia la loro dieta è andata via via crescendo, mano a mano che aumentava il numero di informazioni di cui si veniva a conoscenza con l’applicazione di metodi di indagine sempre più sofisticati.

Da vari studi effettuati si sapeva che i Neanderthal avevano avuto una dieta ben più complessa e articolata di quella che li aveva etichettati come esclusivamente carnivori.
Nel 2011, dall’analisi dell’usura dentale, attraverso la ricostruzione dei movimenti mandibolari attraverso modelli digitali tridimensionali, i ricercatori del Senckenbeg Research Institute di Francoforte avevano individuato e confermato che i Neanderthal si cibavano anche di frutta e verdura.

Collegando la masticazione laterale alle fibre vegetali e la masticazione verticale a noci e frutti secchi, veniva postulata una dieta integrativa di quella basata esclusivamente sulla carne.
Naturalmente, i modelli tenevano anche conto della variabilità degli individui in relazione al clima ed alle latitudini, per cui i neandertaliani dell’Europa Meridionale dovevano aver avuto sicuramente consumi più vari rispetto ai neandertaliani del Centro-Europa, costretti dalla rigidità dei climi alla ricerca di maggiori apporti calorici, magari attraverso la pratica della caccia.

Oggi, tutto questo ha trovato ulteriore riscontro nelle prove molecolari.
In questo studio, i ricercatori, provenienti da Spagna, Regno Unito e Australia hanno usato l’analisi cromatografica mediante la spettrometria di massa della pirolisi (Py-GC/MS), combinandola con l’analisi morfologica dei microfossili vegetali e riuscendo così ad identificare il materiale intrappolato nel tartaro, la placca dentaria calcificata, di cinque uomini di Neanderthal rinvenuti nel sito spagnolo di El Sidròn.
Il sito archeologico della grotta di El Sidròn, che si trova nella regione delle Asturie, nel Nord della Spagna, fu scoperto nel 1994 e contiene circa 2000 resti scheletrici di almeno 13 individui risalenti a circa 47.300-50.600 anni fa, la miglior collezione di reperti neandertaliani che siano mai stati rinvenuti nella penisola iberica.

La tecnica della Py-GC-MS applicata in questo studio è un’analisi particolare della pirolisi (il processo, cioè, di decomposizione termochimica di sostanze in assenza di ossigeno), un esame che permette di ottenere il profilo molecolare di materiali naturali, consentendo il riconoscimento di resine, oli, legni ed altri polimeri. Questa tecnica è frequentemente utilizzata sui resti organici fossili.
I risultati di queste analisi, pubblicati su Naturwissenschaften – The Science of nature forniscono la prima prova molecolare della utilizzazione di piante medicinali da parte dell’Uomo di Neanderthal.
I ricercatori affermano che i granuli di amido e carboidrati rinvenuti nei campioni evidenziano la presenza di composti vegetali quali l’azulene, e le cumarine, nonché tracce di noci, erbe e verdure verdi. L’azulene è un principio attivo della pianta della camomilla, che ha una attività lenitiva, decongestionante e calmante. Le cumarine sono principi attivi presenti in varietà vegetali con proprietà analgesiche, antinfiammatorie e vasodilatatorie. Da testimonianze storiche si sa che queste ultime qualità curative erano conosciute e praticate abitualmente dagli antichi Egizi.

L’autore, Karen Hardy, professore di ricerca presso l’Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) e ricercatore associato presso l’Università di York, Regno Unito, ha dichiarato: “L’uso diversificato di piante suggerisce che i Neanderthal occupanti il sito di El Sidròn avevano una conoscenza sofisticata del loro ambiente naturale; conoscenza che includeva la capacità di selezionare e utilizzare le piante di cui era certo non solo il loro valore nutrizionale, ma anche le loro proprietà medicinali. Stabilito che l’uso della carne era ovviamente importante, i nostri punti di ricerca si sono indirizzati quindi verso una dieta più complessa, già precedentemente intuita”.
Studi precedenti di questo stesso team avevano infatti dimostrato che i Neanderthal avevano il gene della percezione del gusto amaro. Ora, nella placca dentaria sono state individuate le prove molecolari che uno degli individui di El Sidròn aveva mangiato piante dal gusto amaro.
Il Dr Stephen Buckley, ricercatore presso la Struttura BIOARCH dell’Università di York, ha affermato: “Le analisi effettuate indicano che questo individuo stava mangiando piante dal gusto amaro, come l’achillea e la camomilla, che hanno peraltro uno scarso valore nutritivo. Sapendo che i Neanderthal avrebbero trovato queste piante dal sapore amaro e sgradevole, è ipotizzabile che queste piante siano state scelte per altre ragioni che non per il loro gusto”.

Dieci campioni di placca dentaria di cinque diversi individui sono stati selezionati per questo studio. Gli studiosi hanno usato la tecnica Py-GC/MS di cui si è già parlato per identificare i componenti organici nella placca. Il metodo utilizzato, in combinazione con l’analisi dei microfossili vegetali inclusi nella placca dentaria, ha fornito la prova chimica compatibile con l’uso di fuoco di legna, una varietà di alimenti amidacei cotti e due piante oggi conosciute per le proprietà medicinali.

Il prof. Matthew Collins, che dirige il Centro di Ricerca BIOARCH di York ha dichiarato:
“Utilizzando la spettrometria di massa siamo stati in grado di identificare i carboidrati nella placca dentaria di due individui adulti. Con l’ulteriore ausilio dell’analisi microscopica, si può così dimostrare come la placca dentaria sia una fonte ricca di informazioni”.
Anche il prof. Les Copeland, della Facoltà di Agricoltura e Ambiente presso l’Università di Sidney, Australia, ha dichiarato: “La nostra ricerca conferma l’uso vario e selettivo di piante da parte dei Neanderthal”.
Lo studio fornisce anche prove che i granuli di amido rinvenuti a El Sidròn rappresentano i più antichi ad essere confermati da un test biochimico, mentre gli antichi batteri trovati incorporati nella placca offrono lo spunto per un futuro studio in materia di igiene orale.

Leonardo Debbia