Homo heidelbergensis, un “gigante” poco più alto dei Neanderthal

Scritto da:
Leonardo Debbia
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Homo heidelbergensis era solo leggermente più alto dei Neanderthal. L’altezza media è stata stimata sui 190 cm (Per gentile concessione di Plataforma SINC, Science Information and News Service).

La ricostruzione di 27 ossa di arti umani completi rinvenuti nella Sierra de Atapuerca, nei pressi di Burgos, Spagna, ha contribuito a far luce sulla statura di varie specie umane del Pleistocene europeo, mostrando che l’Homo heidelbergensis, come il Neanderthal, aveva più o meno la stessa altezza di altri esseri umani moderni che popolavano le regioni mediterranee e l’Europa Centrale nel corso del Quaternario, tra 2,5 milioni e 11.700 anni fa. Insieme all’enorme quantità di fossili rinvenuti, una delle caratteristiche più importanti del sito di Sima de los Huesos (SH), il sito di Atapuerca, è l’ottimo stato di conservazione dei resti, nonostante i circa 500mila anni trascorsi.

Homo heidelbergensis visse infatti in Europa tra i 600mila e i 250mila anni fa. Si iniziò a parlare di questa specie nel 1992, allorché proprio ad Atapuerca furono rinvenuti resti di ominidi meno evoluti rispetto al Neanderthal, ma con caratteri più evoluti dell’Homo ergaster, ma non ancora attribuibili ai sapiens. Alcuni studiosi li ritengono appartenenti ad Homo antecessor, una specie comparsa 200 mila anni prima, diretta discendente di Homo ergaster. Altri pensano invece trattarsi di una specie ancor più evoluta di H. antecessor, interponendoli quindi come altra fase di passaggio tra questi e i Neanderthal, che sarebbero quindi i loro diretti discendenti. Riguardo alla classificazione, pertanto, la comunità scientifica non pare abbia ancora assunto posizioni unanimi. Comunque sia, H. heidelbergensis discende sicuramente da H. ergaster, che ha avuto origine in Africa. Dopo la sua migrazione out of Africa, lasciando tracce del suo passaggio attraverso l’Asia, è divenuto il capostipite della linea evolutiva europea.

Si tratta della prima specie che mostra una calotta cranica più allargata ed una capacità cranica compresa tra 1100 e 1400 cc, più grande dell’ergaster e molto vicina a quella dell’uomo moderno (1350 cc). Questa caratteristica anatomica e l’utilizzo di strumenti più avanzati lo hanno fatto apparire come specie più progredita, culturalmente più evoluta dell’ergaster (anche se entrambi riconducibili all’industria Acheuleana) e collocato nel Pleistocene medio quale precursore diretto del Neanderthal. Riguardo la sua statura, già il prof. Lee R.Berger, paleoantropologo dell’Università di Witwatersrand, studiando le ossa di heidelbergensis ritrovate in Sud Africa, aveva ipotizzato stature medie eccezionali, oltre i due metri (addirittura 213 cm), eccedendo forse un po’ nella stima della misura, ma definendolo comunque un “gigante”.

“L’incredibile collezione di Atapuerca ci permette di stimare con accuratezza l’altezza di specie come Homo heidelbergensis “, puntualizza oggi Josè Miguel Dìaz Carretero, ricercatore presso il Laboratorio di Evoluzione Umana dell’Università di Burgos e autore principale dello studio, che è stato pubblicato sul Journal of Human Evolution. “Le nostre stime si basano unicamente sull’analisi delle ossa complete di grandi dimensioni, come quelle del braccio e della gamba. Le stime fatte fino ad oggi si basavano invece su campioni di ossa incomplete, la cui lunghezza doveva essere ricavata da formule basate su una sola popolazione di riferimento e, di conseguenza, non si era del tutto certi dell’adeguatezza del metodo”, sottolinea il ricercatore.

 

Cranio di Homo heidelbergensis, classificato “Cranio 5”, rinvenuto nel sito di Sima de los Huesos ad Atapuerca.

Si deve aggiungere che, proprio grazie alla completezza delle ossa, i ricercatori sono stati anche in grado di assegnarne l’appartenenza a un maschio o ad una femmina, valutando separatamente l’altezza degli uomini da quella delle donne. “Abbiamo calcolato una media generale per campione ed una per ciascuno dei sessi”, continua Carretero Dìaz. “E’ stato usato lo stesso procedimento già adottato per i fossili di Neanderthal e Cro-Magnon.” I dati ottenuti suggeriscono che i maschi e le femmine della popolazione di Sima de los Huesos erano in media leggermente più alti dei maschi e delle femmine della specie Neanderthal. “Non si può certo dire che fossero di bassa statura! Entrambe le specie possono essere incluse nelle categorie comprendenti stature medie e superiori alle medie, dato che in tutt’e due le specie gli individui rinvenuti sono alti”, assicurano gli esperti, anche se non arrivano a confermare i valori ipotizzati da Berger.

La statura di queste due specie è molto simile a quella delle popolazioni moderne delle medie latitudini, Europa centrale e Mediterraneo. Questi valori dell’altezza si sono mantenuti per circa due milioni di anni, fino a quando giunsero in Europa, durante il Paleolitico superiore, i Cro-Magnon, esseri umani anatomicamente moderni che sostituirono a loro volta i Neanderthal. Questi erano significativamente più alti rispetto ad altre specie umane e la loro altezza media era più alta in entrambi i sessi. Secondo i ricercatori, tralasciando le specie realmente di bassa statura, come H. habilis (Est Africa), H. georgicus (Georgia) e H. floresiensis (Flores, Indonesia), è stato documentato che tutti gli esseri umani che durante il Pleistocene Medio e Superiore abitavano l’Africa (H. ergaster, H. rhodesiensis), l’Asia (H. erectus) e l’Europa (H. antecessor, H. heidelbergensis e H. neanderthalensis) sembra avessero stature medie o superiori alle medie e che abbiano mantenuto questo carattere per due milioni di anni. Tuttavia i ricercatori ammettono anche, cautamente, che “un individuo alto o molto alto è sempre stato rinvenuto presso tutte le popolazioni”.

Il loro parere, in ogni caso, è che l’altezza del genere Homo sia rimasta più o meno stabile per due milioni di anni fino alla comparsa in Africa, attorno ai 200mila anni fa, di una specie “rivoluzionaria, anche riguardo questo carattere”. Questa specie era l’Homo sapiens, significativamente più alto di qualsiasi altra specie esistente in quel momento. Secondo gli studiosi, la spiegazione va ricercata nella variazione morfologica complessiva del corpo, che ha prevalso nella nostra specie rispetto ai nostri antenati. “I sapiens avevano il corpo più snello, ossa più leggere, gambe più lunghe ed erano più alti”, afferma Carretero Dìaz. “Le gambe più lunghe, i fianchi stretti, la statura più elevata, e le ossa più leggere non solo hanno significato una riduzione del peso corporeo e quindi meno grasso muscolare, ma un passo più lungo, una maggiore velocità e un dispendio energetico minore nel movimento del corpo durante la camminata o la corsa”.

Sono stati documentati diversi vantaggi che hanno reso i sapiens più adattabili: l’acquisizione di meccanismi corporei di termoregolazione per l’adattamento alle variazioni di temperatura; l’ampliamento del canale del parto che favoriva così la riproduzione; la tendenza ad un’alimentazione più varia e più vantaggiosa. Ma, agli occhi degli esperti, il più grande vantaggio dell’Homo sapiens sarebbe consistito nell’acquisizione di un aumento della propria energia e della resistenza alla fatica. Questo tipo di anatomia e questo insieme di vantaggi risultarono certamente decisivi ai fini della sopravvivenza dei sapiens in Eurasia, durante il Pleistocene superiore, nel confronto con altre due specie umane intelligenti e concorrenti, i Cro-Magnon e i Neanderthal, assieme alle quali dovettero affrontare le difficili condizioni climatiche, i drastici cambiamenti negli ecosistemi e la competizione ecologica.

Leonardo Debbia