Relazione tra attività antropiche e terremoti

Scritto da:
Marco Ferrari
Durata:
1 minuto

Probabilmente tutti noi abbiamo sentito nominare la famosa e temuta faglia di Sant’Andrea. Si tratta di una “spaccatura” lunga oltre 1.300 Km che attraversa quasi tutta la California occidentale; è la zona di scorrimento tra le placche Pacifica e Nord-americana. I terremoti in questa zona sono stati a volte davvero devastanti. In particolare grandi città americane potrebbero essere interessate dai futuri movimenti tellurici quali Los Angeles e San Diego che sono sulla Placca Pacifica, Sacramento e San Francisco su quella Nord-americana.

Deformazioni da attività tettonica. Passo Cajon. Faglia di Sant’Andrea, California. Fonte: earthguide.ucsd.edu
Deformazioni da attività tettonica. Passo Cajon. Faglia di Sant’Andrea, California.
Fonte: earthguide.ucsd.edu

Al momento non esiste un metodo predittivo dei terremoti che possa essere applicato con una certa attendibilità e lo studio delle serie storiche permette solo ipotesi di massima, anche perché gli slittamenti di faglia contemplano un numero notevole di variabili quali natura della roccia profonda, senso e modalità di scorrimento, depositi idrici e/o gassosi, entità delle forze in gioco e tante altre.

Generalmente quindi siamo portati a pensare che i terremoti siano eventi ineluttabili e di scarsa predittività, e che quindi l’uomo non sia responsabile in alcuna misura dei disastri.

In California negli ultimi anni si stanno verificando temperature estive molto elevate, con ovvie ripercussioni sulle attività agricole e sui relativi fabbisogni di acqua da irrigazione a cui vanno aggiunti gli usi di una zona densamente popolata e le necessità idriche necessarie per spegnere i frequenti  incendi.

Fonte: Internazionale
Fonte: Internazionale

Le acque vengono reperite nel sottosuolo sempre più in profondità, sia per l’abbassarsi delle falde acquifere che per la riduzione delle portate fluviali. L’acqua viene pompata ad un tasso più elevato rispetto alla velocità di reintegro delle falde acquifere sotterranee, riducendo quindi massicciamente la presenza idrica nel sottosuolo.

A questo fatto si associa un incremento del numero di terremoti di ridotta entità (magnitudo Richter 3/4), a volte solo strumentali, che si possono correlare alle variazioni idriche stagionali nel terreno sottostante, così come indicato da uno studio dell’Università di Berkley del 2014. Inoltre da qualche tempo nella San Joaquin Valley il terreno, in svariati punti, ha iniziato a cedere a causa di fenomeni di subsidenza, in altre parole si tratta  di un abbassamento del piano di campagna probabilmente dovuto ad un assestamento dei materiali nel sottosuolo e ciò per via della riduzione dell’acqua interstiziale.

Rischio sismico. Fonte USGS
Rischio sismico. Fonte USGS

Contemporaneamente sono stati notati movimenti stagionali di innalzamento e abbassamento di alcuni millimetri nelle cime montuose prossimali alla valle, gli studi sono ancora in corso. Paul Lundgren, geofisico del JPL di Pasadena sostiene che “i cambiamenti indotti dall’uomo sono significativi e devono essere seriamente considerati nelle analisi dei rischi sismici”. La probabilità quindi che si tratti di sismi indotti col concorso dell’uomo è significativa, anche se serviranno ulteriori studi.

Marco Ferrari