Il terremoto del 25 aprile 2015 in Nepal

Scritto da:
Paolo Balocchi
Durata:
1 minuto
Figura 1 – Localizzazione dell’evento principale del 25 Aprile 2015 (stella rossa) e gli eventi storici più significativi. La linea con i triangoli rappresenta il sovrascorrimento frontale. La traccia della sezione a-a’ viene descritta in figura 2.
Figura 1 – Localizzazione dell’evento principale del 25 Aprile 2015 (stella rossa) e gli eventi storici più significativi. La linea con i triangoli rappresenta il sovrascorrimento frontale. La traccia della sezione a-a’ viene descritta in figura 2.

Il terremoto del 25 Aprile 2015 di magnitudo M 7.8 si è verificato in una delle regioni più sismiche della terra. L’elevato tasso di sismicità e forti terremoti sono causati principalmente dalla spinta frontale tra la placca indiana in subduzione verso nord e la placca euro-asiatica (figg. 1 e 2).

L’epicentro del terremoto è stato localizzato a circa 50 km a nord-ovest della capitale nepalese Kathmandu, dove le placche indiana ed euro-asiatica stanno convergendo ad una velocità media di 40-50 mm/anno, guidando il sollevamento della catena montuosa dell’Himalaya. Il meccanismo focale del terremoto è compatibile con una cinematica compressiva circa NNE-SSW e coerente con la collisione tra la placca Indiana ed euro-asiatica (Cina).

Esempi di terremoti significativi, in questa regione densamente popolata sono anche quelli del 1934 di M8.0 (Bihar), del 1905 di M7.5 (Kangra) e i terremoti M7.6 del Kashmir del 2005.

Figura 2 – Sezione localizzata lungo la traccia a-a’ in figura 1. Ipocentri della sequanza sismica e i due eventi di M 7.8 e M 6.7, localizzati entrambi sulla faglia suborizzontale che raccorda il thrust frontale (MFT) e altre faglie.
Figura 2 – Sezione localizzata lungo la traccia a-a’ in figura 1. Ipocentri della sequanza sismica e i due eventi di M 7.8 e M 6.7, localizzati entrambi sulla faglia suborizzontale che raccorda il thrust frontale (MFT) e altre faglie.

E’ noto che i terremoti della fascia pedemontana dell’Himalaya sono dovuti al movimento della placca indiana verso nord-est, iniziato decine di milioni di anni fa (fig. 3a). Dopo che l’oceano che separava la placca indiana e quella euro-asiatica è scomparso al di sotto della seconda (un processo noto come subduzione) con la conseguente formazione della catena himalayana, le due placche continentali si sono scontrate e oggi continuano a fronteggiarsi. Oggi la placca indiana si muove verso nord a una velocità di 40-50 mm/anno infilandosi sotto la catena montuosa e contribuendo così al suo innalzamento. Il movimento geologico è lento ma la deformazione che si accumula anno dopo anno lungo le faglie che bordano la catena montuosa viene rilasciato a scatti, quando la resistenza delle faglie stesse viene superata. Ogni scatto è un terremoto. Fortunatamente questo sistema di faglie, lungo circa 2000 chilometri, è segmentato: ciò comporta che esso si attivi generalmente per tratti estesi da qualche decina a qualche centinaio di chilometri, corrispondenti a terremoti di magnitudo tra 7.5 e 8.5 circa. Il modello tettonico è quello dell’indentatura, il movimento con il quale la placca indiana si scontra con quella euro-asiatica, portando ad una intensa deformazione di quest’ultima e al conseguente innalzamento della catena himalayana e all’estrusione di un’ampia area orientale, formata dalla Cina e Indonesia (fig.3b).

Figura 3 – a) Schema paleogeografico del movimento della placca indiana verso NE; b) Modello della collisione tra placca indiana ed euro-asiatica (1) con la deformazione del Nepal e Tibet. Lo scontro porta all’estrusione dell’area della Cina orientale (2) e dell’Indonesia (3).
Figura 3 – a) Schema paleogeografico del movimento della placca indiana verso NE; b) Modello della collisione tra placca indiana ed euro-asiatica (1) con la deformazione del Nepal e Tibet. Lo scontro porta all’estrusione dell’area della Cina orientale (2) e dell’Indonesia (3).

Per il terremoto del 25 aprile, l’U.S. Geological Survey (USGS) ha stimato che la faglia si estende parallelamente al fronte della catena per oltre 150 km, principalmente dall’epicentro verso sud-est (figg. 2 e 4). La zona con lo spostamento più significativo si estende per circa 100 km verso SE, rispetto all’epicentro dell’evento principale. Guardando il meccanismo focale si nota che l’inclinazione di questo piano di faglia è molto bassa, circa 10° verso nord-est.

Figura 4 – Struttura sismogenetica che ha generato il terremoto di M 7.8 (stella rossa); con la scala colorata è indicato lo scivolamento (slip in metri) e le frecce rosse indicano i vettori di velocità; isolinee a tratto indicano la propagazione del fronte della faglia in secondi.
Figura 4 – Struttura sismogenetica che ha generato il terremoto di M 7.8 (stella rossa); con la scala colorata è indicato lo scivolamento (slip in metri) e le frecce rosse indicano i vettori di velocità; isolinee a tratto indicano la propagazione del fronte della faglia in secondi.

Dai dati interferometrici, ricavati analizzando le immagini radar provenienti dai satelliti SAR, è stato possibile determinare la deformazione del suolo causata dal terremoto di M 7.8 (deformazione co-sismica). La “frangia di interferenza” mostrata nell’interferometria (fig. 5), è un insieme di misure confrontabili alle curve di livello che nelle normali mappe sono utilizzate per rappresentare l’altitudine. Nella zona attorno a Kathmandu si sono individuate più di una trentina di queste curve, ognuna delle quali indica una deformazione del suolo di circa tre centimetri. Sommando quindi queste singole frange di spostamento si ottiene una misura complessiva di circa 1 metro di sollevamento nell’area prossima alla capitale. Dal modello della deformazione verticale (fig. 6), è possibile evidenziare come l’area a nord della capitale, rappresentato dalla catena himalayana abbia subito un abbassamento a causa del rilassamento crostale post-sismico. Inoltre in accordo ai dati di deformazione, si è registrato uno spostamento orizzontale verso sud dell’area di Kathmandu di circa 2 metri.

Figura 5 – Interferometria ricavata da immagini satellitari dove sono mostrate le frange interferometriche.
Figura 5 – Interferometria ricavata da immagini satellitari dove sono mostrate le frange interferometriche.
Figura 6 – Modello della deformazione verticale. Con colori azzurro-blu sono indicati le aree in sollevamento (valori negativi) mentre con colori giallo-rossi le aree in abbassamento (valori positivi); in verde le aree non deformate verticalmente.
Figura 6 – Modello della deformazione verticale. Con colori azzurro-blu sono indicati le aree in sollevamento (valori negativi) mentre con colori giallo-rossi le aree in abbassamento (valori positivi); in verde le aree non deformate verticalmente.

Paolo Balocchi

Bibliografia

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Balocchi P. (2015); Bollettino sismico – speciale terremoto in Nepal 2015. In: Bollettino dell’Osservatorio Raffaelli n° IV di Aprile 2015. Eds. Associazione di Promozione Sociale Osservatorio Meteorologico, Agrario, Geologico Prof. Don Gian Carlo Raffaelli.

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INGVTerremoti (2015); Terremoto in Nepal del 25 aprile 2015: aggiornamento e approfondimento. Consultabile all’indirizzo internet: https://ingvterremoti.wordpress.com/2015/04/27/terremoto-in-nepal-del-25-aprile-2015-aggiornamento-e-approfondimento/.

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Riga G. (2015); Sequenza sismica del Nepal. Earthquake Prediction – Previsione dei Terremoti. Consultabile all’indirizzo internet: http://rigagiulio.blogspot.it/2015/05/sequenza-sismica-del-nepal.html.

Paolo Balocchi   Geologo, GeoResearch Center Italy – sito Internet: www.georcit.blogspot.com; e-mail: georcit@gmail.com