Un Insetto per amico: Extatosoma tiaratum

Scritto da:
Andrea Bonifazi
Durata:
1 minuto

Da secoli l’uomo è sempre vissuto assieme agli animali, chi per allevamento a scopo alimentare, chi per pura passione.
Cani, gatti, cavalli, canarini e chi più ne ha più ne metta… Ma gli Insetti? Questi affascinanti Artropodi, morfologicamente ed etologicamente estremamente eterogenei, sono spesso stati bistrattati; tuttavia da alcuni anni si sta sempre più diffondendo la mania di possedere Insetti come “animali da compagnia” e le specie probabilmente più trattate appartengono all’Ordine dei Fasmidi, invertebrati alquanto affascinanti, inusuali e facili da allevare. Specie alquanto comune da reperire in negozi specializzati o mostre ad hoc è Extatosoma tiaratum (“cugino” del nostrano Bacillus rossius), Artropode di origine australiana appartenente alla Famiglia Phasmatidae, comunemente conosciuto come “Insetto foglia secca” per la particolare struttura del corpo che, appunto, lo fa assomigliare una foglia ingiallita. Come praticamente tutti i Fasmidi, anche questa specie fa del mimetismo l’unica effettiva difesa che hanno dai predatori (sebbene in alcuni casi straordinari sia stato osservato come siano in grado di secernere una sostanza lievemente urticante se stressati ed intimoriti): la straordinarietà degli esemplari di E. tiaratum risiede nel fatto che, in caso di pericolo, oscillano come fossero delle foglie mosse dal vento.

Celato da alcune foglie secche di rovo, questa neanide di Extatosoma tiaratum appare quasi invisibile (Ph. Andrea Bonifazi)

Insetti totalmente innocui, sono tuttavia ricoperti di spine utilizzate più per confondere il predatore che per difendersi direttamente, accentuando notevolmente la somiglianza con le foglie ed i rami di Rubus spp.; mostrano inoltre un evidente dimorfismo sessuale, osservabile già dopo le prime mute delle neanidi: il maschio si distingue dalla femmina sostanzialmente per la presenza di lunghe ali, appena abbozzate nell’altro sesso, e per l’addome molto più stretto e allungato. La presenza del maschio non è tuttavia indispensabile in quanto le femmine, riproducendosi partenogeneticamente, non hanno bisogno del seme maschile per generare le loro uova. Proprio le uova rappresentano un’altra delle curiose peculiarità di questa specie: essendo pressochè identiche a semi di Acacia, in Natura vengono raccolte dalle formiche tropicali appartenenti alla specie Leptomyrmex darlingtoni e portate all’interno delle loro tane, ove trovano condizioni temperatura ed umidità adeguate alla schiusa: una volta avvenuta la nascita, le piccole neanidi, morfologicamente simili agli Imenotteri che se ne sono involontariamente presi cura, escono dal formicaio, affacciandosi così sul mondo che le circonda.

Alcuni esemplari di Extatosoma tiaratum provenienti dal mio allevamento personale (Ph. Andrea Bonifazi)

Questi animali sono consigliati a qualsiasi neofita con la passione per l’Entomologia, essendo molto facile sia il mantenimento che la riproduzione: necessitano di una teca maggiormente sviluppata in altezza che in larghezza, dotata di almeno una parete “a rete”, in modo da permettere la ventilazione; nella teca va mantenuta una temperatura che non scenda al disotto dei 17-18° C e che non sia superiore ai 26-27° C, ma soprattutto necessitano di un elevato tasso d’umidità, utile anche a favorire l’ecdisi di questi Fasmidi; come substrato si può tranquillamente utilizzare della fibra di cocco o della corteccia, facilmente reperibili nei negozi di animali, mentre per il cibo la scelta è ancor più varia: gradiscono foglie di Rovo, di Quercia, di Eucalipto e di Rosa canina, a patto che per mentenerne la freschezza per alcuni giorni, i rametti siano posti in un barattolino colmo d’acqua.

Osservando questo Insetto camminare sul braccio di una persona, è possibile comprendere ancor più quali notevoli dimensioni sia in grado di raggiungere (Ph. Andrea Bonifazi)

Dopo 5/6 mute nel maschio e 6/7 nella femmina, gli E. tiaratum divengono di fatto adulti, vivendo ancora per diversi mesi (fino ad 11 nella femmina, un po’ meno nel maschio); in questo arco di tempo, la femmina depone centinaia di uova (fino a 500-600 uova in tutta la vita), delle quali se ne schiude mediamente il 70%, impiegando fino a 10 mesi di incubazione in quelle generate partenogeneticamente. Gli adulti raggiungono notevoli dimensioni, sfiorando i 20 cm di lunghezza negli esemplari più grandi.

Dettaglio di un uovo di E. tiaratum osservato allo stereomicroscopio (Ph. Andrea Bonifazi)

In cattività le uova vanno poste in un incubatrice, la quale può essere anche grossolanamente costruita senza spendere un centesimo: basta prendere una vaschetta da gelato e porci all’interno, come substrato, della vermiculite; il coperchio va forato, facendo così un taglio rettangolare lungo una decina di cm e largo 4 o 5 cm, successivamente chiuso con una retina metallica, in modo da favorire l’areazione senza far perdere troppa umidità; quest’ultimo parametro è alquanto importante per il corretto mantemimento delle uova: per un’umidità ottimale basta nebulizzare un paio di volte al giorno le uova (chiaramente d’estate dovrà essere maggior il quantitativo di acqua, essendo l’evaporazione più repentina). Per mantenere la temperatura delle uova sempre abbondantemente sopra i 20° C anche nei mesi invernali, basta lasciare l’incubatrice sopra una radiosveglia.

Per chi fosse stufo della banalità rappresentata dai consueti animali domestici, Extatosoma tiaratum si dimostra così una stravolgente scoperta, oltre che un animale bellissimo e docilissimo, in grado di affascinare chiunque riesca a scorgerlo tra le foglie delle quali si nutre e tra le quali si ripara.

Andrea Bonifazi