La caccia in branco nei rapaci

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Redazione
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Quando sentiamo parlare di caccia in gruppo ci tornano immediatamente in mente le immagini dei grandi mammiferi della savana o delle foreste boreali.  Da un punto di vista etologico la caccia in branco, o caccia di gruppo, è una strategia predatoria che coinvolge contemporaneamente più individui della stessa specie, con il fine di catturare una grossa preda, che non potrebbe essere abbattuta da un singolo individuo e con un minore dispendio di energia. Una volta catturata, la preda viene divisa tra tutti i membri del branco seguendo precisi ordini gerarchici che variano da specie a specie.

Questi meccanismi sono ampiamente osservati in moltissime specie, ma la quasi totalità dei rapaci non è solita applicarle.

Esiste però una particolare specie di rapaci diurni che, al contrario, è famosa per cacciare in stormi: si tratta del falco o poiana di Harris. Il falco di Harris è un rapace diurno, venne chiamato così da John J. Audubon in onore dell’ornitologo Edward Harris. Facente parte della famiglia degli Accipitridi, non si tratta di un “falco” vero e proprio, esso è infatti l’unico esponente del genere Parabuteo (Ridgway 1874), ovvero “simile ad un buteo o Poiana” (Buteo buteo)”.

Al genere Parabuteo appartengono tre sottospecie:

  • unicinctus unicinctus, ha colonizzato quasi tutto il Sud America dalla Colombia all’Argentina passando per Brasile, Venezuela e Cile, ed è più piccolo dei suoi cugini nordamericani;
  • unicinctus harrisi, vive sopratutto in Messico, Texas e America Centrale;
  • unicinctus superior, è stato trovato in California  ed è considerato il più grande dei tre, tuttavia il campione su cui è stato condotto lo studio originale era veramente limitato, inoltre in seguito la ricerca ha concluso che la differenza di dimensioni rispetto ad harrisi non era così netta da giustificare una segmentazione delle sottospecie. Per completezza tuttavia ho ritenuto corretto citare anche questa tra le sottospecie, anche se sarebbe più corretto dire che le sottospecie appartenenti a questo genere sono soltanto due.

Esso ha un dimorfismo sessuale molto spiccato dato che la femmina è di gran lunga più grossa del maschio (775-1630g della femmina contro 515-880g del maschio; Bednardz 1995).

Gli habitat preferiti da questo animale sono: pianura e altitudini medie, macchia arida, savana, terreni agricoli, e paludosi in aperta campagna con alberi sparsi e macchie di bosco.

Al giorno d’oggi è anche importante, quando si parla di habitat, citare l’ambiente urbano dato che viviamo in un pianeta caratterizzato dalla presenza di grandi città. In effetti, gli ambienti urbani, da un lato, offrono grandi possibilità ai rapaci tant’è che molte specie oggi risiedono abitualmente in questi ambienti. Le attrattive di un ambiente urbano sono facili da comprendere: abbondanza di cibo, predatori quasi assenti, facilità di trovare rifugio. Il problema reale è l’altra faccia della medaglia ovvero l’alta mortalità a cui vanno incontro quotidianamente questi animali. Un recente studio (Stephen B. Hager, 2009) si è occupato proprio di questo argomento trattando varie specie di rapaci diurni e notturni tra cui proprio il P. unicinctus. Hager spiega che le specie di rapaci che usano abitualmente l’ambiente urbano sono 42 tra rapaci diurni e notturni e che, secondo i suoi dati, vanno incontro ad una mortalità del 70% nella stagione riproduttiva. Le cause di morte principali, secondo Hager, sono la collisione con veicoli (aeroplani, automobili, ecc.) e l’elettrocuzione provocata dai fili di alta tensione che causano tra il 73% e il 48% delle morti; ed è proprio l’elettrocuzione la principale causa di morte del falco di Harris che dimora in ambienti urbani.

Per quanto riguarda la riproduzione, la coppia crea un nido a piattaforma, in genere su un albero o su un cactus, fatto di bastoncini e vi depone da due a quattro uova bianche o con puntini marroni. Trattandosi di una specie molto sociale spesso il nido è visitato anche da altri individui.

Al contrario della quasi totalità dei rapaci, la caratteristica più evidente della biologia del falco di Harris è la sua natura sociale. Questa specie nidifica in unità sociali che variano da una coppia adulta  a gruppi di ben sette individui, tra adulti e giovani.

A  volte, a seconda della posizione geografica, i gruppi mostrano sia monogamia che poliandria, e talvolta poliginia. I gruppi di falchi di Harris si riuniscono, in genere, fuori dalla stagione degli accoppiamenti e impiegano una delle strategie più sofisticate di caccia cooperativa conosciute negli uccelli. Tali strategie sono probabilmente intimamente legati alla natura sociale di questi uccelli, ma anche, vedremo in seguito, sono atte a migliorare l’efficienza della caccia stessa e a diminuire di molto il dispendio energetico.

Per verificare questo tipo di strategie, Bednarz (1988), ha studiato otto gruppi di falchi di Harris nel New Mexico. I gruppi erano formati da: un maschio ed una femmina adulti e riproduttivi, fino a due adulti ausiliari e fino a tre individui nati durante la stagione riproduttiva precedente.

Nella maggior parte dei casi il gruppo è così coeso che basta osservare solo il leader per capire i movimenti degli altri membri.

La caccia inizia, in genere, verso l’alba quando i falchi partono dai loro posatoi notturni e si aggregano tutti nel medesimo posatoio ma sempre all’interno del loro home range.

Rappresentazione schematica dell’inizio della caccia.

Una volte che il gruppo è al completo, la caccia può avere inizio. Il gruppo principale si divide in gruppi più piccoli (due o tre falchi) i quali cominciano a spostarsi da un albero all’altro con degli spostamenti detti a “salto di rana”che continuano in maniera molto intensa durante tutta la ricerca della preda.

Una volta avvistata la preda la caccia procede secondo una tattica ben precisa che comprende, in genere, un attacco a sorpresa che coinvolge più di un falco da punti differenti. Per catturare una preda con successo occorre velocità a e alcune volte questa riesce a trovare rifugio; in questo caso gli Harris mettono in atto due tattiche differenti:

  • La prima è detta “stana e attacca”: un falco avverte gli altri della posizione della preda mentre uno o più spesso due aspettano di entrare nel rifugio della preda. Quando questa esce dal rifugio uno o più uccelli che aspettavano sui posatoio le piombano sopra e la uccidono.
  • La seconda, detta attacco a staffetta, è più rara e consiste in una serie di vari attacchi da parte dei sottogruppi che si fermano in determinati punti per dirigere la fuga verso un altro sottogruppo sino a quando la preda non è sfiancata e quindi più vulnerabile. Questa tattica comprende più di venti attacchi prima della cattura.

Come ho già detto, in definitiva, la caccia di gruppo è molto utile a  questi uccelli al fine di ottimizzare le energie e reperire più facilmente il cibo.

Questo tipo di comportamento si è probabilmente sviluppato per due motivi principali:

  • Innanzitutto perchè, non migrando, questi rapaci hanno avuto bisogno di creare una struttura sociale stabile che gli garantisse una maggiore probabilità di successo nel reperire il cibo in un territorio che è caratterizzato da stagioni calde con scarsissime precipitazioni;
  • In secondo luogo, le loro prede principali sono: la lepre del deserto (Sylvilagus auduboni) e la lepre dalla coda nera (Lepus californicus), entrambi lagomorfi dotati di arti posteriori molto forti che, sostiene Bednarz, sono in grado di rompere le ossa di un Harris con grande facilità. Invece, usando le tattiche descritte sopra, gli Harris sono in grado di rendere la caccia meno rischiosa e meno dispendiosa a livello di energie.
In questa figura sono riportati:
a) la quantità di prede e b) l’energia spesa da un falco per un giorno, in rapporto al numero di partecipanti alla caccia. Questi semplici grafici ci aiutano a capire quanto siano vantaggiose le strategie di gruppo per questa specie di rapaci.

 

Per questi motivi l’Harris hanno avuto un grande successo ecologico e sono stati in grado di colonizzare vari habitat dalla California sino al Cile e all’Argentina centrale, passando per il Messico, ma soprattutto è stata riscontrata la sua presenza anche in aree urbane.

Anche in cattività gli Harris presentano un forte attaccamento tra loro. Come ho io stesso osservato, quando si somministrava una preda (un mezzo pollo o comunque un pezzo di carne abbastanza grosso) a due femmine adulte, queste mangiavano contemporaneamente senza cercare di sottrarsela a vicenda, mostrando un comportamento solidale piuttosto che aggressivo come fa la stragrande maggioranza degli altri rapaci, che, in cattività, mostrano addirittura tendenze cannibali.

Anche nel volo libero le due femmine non si sono mai date intralcio neanche se dirette sullo stesso obiettivo.

In realtà il falco di Harris non è l’unico che utilizza la caccia cooperativa, ma è l’unico che adopera tattiche ben definite dal punto di vista dell’integrazione comportamentale.

IL FALCO DI HARRIS IN FALCONERIA

Anche in falconeria, l’Harris risalta come un rapace anomalo. In effetti, come detto sopra, la natura sociale di questo animale si rispecchia anche nella vita in cattività, dove i rapaci devono addirittura essere tenuti a distanza di sicurezza gli uni dagli altri poiché tendono a ghermirsi a vicenda ed anche a uccidersi tra loro.

Molti falconieri spiegano che addestrando questi rapaci in coppia sin dall’inizio questi mostrano presto un atteggiamento collaborativo, certo solo dopo un breve periodo in cui si sfidano per determinare un ordine gerarchico; periodo in cui, spiegano i falconieri, è necessario prestare molta attenzione poiché durante queste sfide sono capaci di infliggersi ferite gravi.

Questa socialità innata degli Harris spiega la loro facilità all’addestramento, poiché, come funziona con i cani, il falconiere assume la figura di capobranco e in questo modo il giovane falco tenderà naturalmente ad ascoltarne gli ordini.

Un falco addestrato segue il falconiere esattamente come un gregario segue il capobranco durante la caccia.

In effetti, è capitato spesso anche a me di essere seguito dal falco durante l’addestramento, segno del fatto che questi sapeva che ci dirigevamo nel luogo dove si sarebbe nutrito, o meglio il falco sapeva che ci stavamo dirigendo nel nostro terreno di caccia abituale.

Il falco (Gora) che viene richiamata al pugno, che simula l’atto di caccia (a). E mentre si nutre subito dopo (b).

Comportamenti molto simili a quelli descritti per la caccia in natura, ho potuto riscontrarli anche durante un lavoro di sgombero volatili che ho svolto presso alcuni magazzini industriali che erano stati invasi dai piccioni (Columba livia).

Un esempio del tipico “totem” che utilizzano l’Harris in natura durante la caccia (a), e (b) anche uno studente di scienze naturali può diventare parte integrante del gruppo.

Una volta entrati nel magazzino, i rapaci, sono partiti dal pugno dei falconieri e si sono posati su un alto scaffale formando il tipico totem, ovvero si sono impilati l’uno sull’altro, esattamente come in natura. A questo punto si sono divisi spostandosi da uno scaffale all’altro con i loro tipici e già descritti spostamenti a salto di rana cercando la loro preda, contestualmente noi falconierigiravamo per il magazzino portando della carne di quaglia, ovvero la preda che i falchi stavano cercando. Nel frattempo i piccioni presenti nel magazzino fuggivano intimiditi dalla presenza del predatore.

Il Falco di Harris (Parabuteo unicinctus)

Davide Carpintieri

Bibliografia:
Bednarz, J.C. (1988). Cooperative hunting Harri’s Hawk (Parabuteo unicinctus). Science,239(4847),1525-7.
Hager, S. B. (2009). Human-Related Threats to Urban Raptors. Journal of Raptor Research, 43 (3),210-226.