Un mammifero molto particolare: l’Echidna

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Marco Affronte
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L’Ordine dei Monotremi fa parte della classe dei Mammiferi, e comprende pochissime specie, riunite in due sole famiglie: gli Ornitorinchidi, che comprendono come unica specie l’ornitorinco (ne abbiamo parlato qui) e i Tachiglossidi che sono rappresentati dalle quattro specie oggi viventi di Echidna.
I Monotremi si distinguono in maniera netta dagli altri Mammiferi perché, contrariamente a questi, producono uova e dunque non danno alla luce piccoli già formati. Perché, nonostante questo, restano comunque dei Mammiferi? Principalmente perché i piccoli nati dalle uova vengono poi allattati dalla madre; inoltre sono animali a sangue caldo (omeotermi) e hanno del pelo sul corpo. Oltre a queste caratteristiche “da mammifero” ce ne sono altre, legate soprattutto a caratteri anatomici.

L’Echidna è appunto un Monotrema. Ne esistono 4 specie diverse, tre delle quali appartengono al genere Zaglossus, e vivono esclusivamente in Nuova Guinea, mentre l’altra specie (genere Tachyglossus) si trova nella parte meridionale della Nuova Guinea e anche in tutta l’Australia. I due generi si distinguono tra loro soprattutto per la lunghezza del muso, più corto nel Tachyglossus.
Com’è fatto un Echidna? Di certo è un animale dalle caratteristiche molto singolari, basta dire che in inglese sono conosciuti anche come spiny anteaters, cioè formichieri spinosi. Lo stesso nome Echidna deriva dalla mitologia greca ed è il nome di… un mostro, Echidna appunto, rappresentato come metà donna e metà serpente.
Il corpo di questo animale è ricoperto di spine, che lo fanno assomigliare a un riccio, dal quale emerge una testa molto piccola e un lungo muso, stretto e appuntito. Le zampe sono molto corte ma portano potenti artigli, che conferiscono una grande abilità nello scavare. La bocca è priva di denti ma dotata di una lingua molto lunga che saetta fuori a caccia di piccoli animali: gli Zaglossus mangiano soprattutto formiche e termiti, mentre l’altra specie, quella dal muso corto, predilige vermi e larve di insetti. In genere non superano i 55-60 cm di lunghezza, per un peso da adulto attorno ai 10-15 kg.

La riproduzione ha elementi molto singolari. Intanto gli Echidna presentano una cloaca (cioè un’apertura unica per i dotti riproduttivo, urinario e intestinale); questo è un carattere che hanno in comune con i Rettili e gli Uccelli, con i quali condividono anche il fatto che il pene si trova dentro la cloaca stessa, e viene estroflesso solo per la copula. Inoltre, il pene è dotato di quattro teste. Durante l’accoppiamento solo due di queste sono funzionali e si introducono nel tratto riproduttivo della femmina, che è biforcato. Dopo 22 giorni dall’accoppiamento, la femmina produce un singolo uovo che viene introdotto direttamente nel marsupio della madre. Dopo 10 giorni nasce il piccolo, il quale resta nel marsupio per altri 45-55 giorni. In questo periodo si allatta. La madre non ha capezzoli e nemmeno delle vere mammelle, ma solo delle “aree” in cui sfociano le ghiandole mammarie. Dopo questo periodo cominciano a crescere le spine; a questo punto la madre scava una tana e vi depone il cucciolo, che torna poi a nutrire ogni 5 giorni, fino allo svezzamento che avviene attorno ai sette mesi di età.

Sebbene, soprattutto in Nuova Guinea, gli Echinda siano cacciati come alimento, non ci sono particolari preoccupazioni per l’Echinda dal becco corto (Tachyglossus). Non è così invece per le tre specie di Zaglossus, che sono tutte catalogate dall’IUCN come critically endangered, cioè severamente in pericolo, proprio a causa della caccia spietata a cui viene sottoposto, oltre a un generale impoverimento degli habitat.

Marco Affronte