Troppa CO2 in acqua danneggia il sistema nervoso dei pesci

Scritto da:
Marco Affronte
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CO2 nell'acqua influisce sul sistema nervoso dei pesci
L'elevata presenza di anidride carbonica nell'acqua influisce negativamente sul sistema nervoso dei pesci.

Il rapido e cospicuo aumento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, iniziato con l’avvento dell’era industriale, e tuttora drammaticamente in corso, ha portato con sè gli ormai noti problemi: aumento dell’effetto serra, riscaldamento globale e tutte le conseguenze che questo comporta.
Sappiamo che gli oceani sono, insieme al suolo e alla vegetazione, uno de principali carbon sink, cioè ecosistemi che sequestrano e trattengono CO2, costituendo così dei serbatoi di assorbimento del carbonio (sink significa pozzo). I mari ne assorbono 2,3 miliardi di tonnellate all’anno, però pagano un prezzo per questo. Ad esempio, l’acidificazione delle acque, fenomeno davvero preoccupante, che potrebbe causare disastri alla vita acquatica. Basti pensare che un’eccessiva acidificazione porterebbe allo scioglimento del carbonato di calcio, sostanza vitale per moltissimi animali marini. Ne sono costituiti ad esempio le conchiglie e lo scheletro di molti coralli…

Ora, uno studio condotto dall’ARC, Centro di Eccellenza per lo studio dei Coralli, della James Cook University, ha scoperto che possibili, e nefaste, conseguenze dell’aumento di CO2 nell’acqua, potrebbero esserci anche direttamente per i pesci. Infatti il professor Philip Munday e il suo staff ha studiato per diversi anni gli effetti sui pesci, di alte concentrazioni di anidride carbonica in acqua. Il risultato è che i pesci potrebbero avere degli conseguenze talmente negative, a carico del sistema nervoso, da metterne addirittura in pericolo la sopravvivenza.
Nello studio, pubblicato su Nature Climate Change, si dimostra come elevate concentrazioni di CO2 nell’acqua danneggino irreparabilmente un recettore nel cervello dei pesci, causando evidenti cambiamenti nel loro comportamento e nella capacità sensoriale. Tali effetti sono molto evidenti soprattutto nei piccoli pesci.
I primi studi mostravano come i piccoli pesci pagliaccio usati nell’esperimento, perdessero la capacità “sentire” gli odori, per esempio non riuscendo più a trovare la zona della barriera corallina dove stabilirsi, o addirittura non captando più l’odore di un predatore. Eppure, al di là di questi segnali già molto allarmanti, si sospettava ci fosse dell’altro. Così gli studi sono proseguiti, e si arrivò a stabilire che anche l’udito era colpito. I pesciolini non riconoscevano più il “suono della barriera corallina”, che li attrae di notte e li tiene lontani di giorno, quando sarebbero facile bersaglio dei predatori.
Anche altri istinti risultavano danneggiati, come la capacità di svoltare a destra o a sinistra in sincrono con il banco di pesci, fattore fondamentale per restare compatti e non essere in balìa, da soli, dei predatori.

Effetti del CO2 nell'acquaLa conclusione di tutto ciò è che, piuttosto che essere colpiti i singoli organi, è il sistema nervoso centrale a venire danneggiato da alti livelli di CO2. L’anidride carbonica in effetti agisce su un recettore, il GABA-A, causando quella che viene definita un’inversione delle sue funzioni, e un sovra-eccitamento di certi segnali nervosi. Molti animali hanno questi recettori, ma secondo i ricercatori, quelli ad esserne maggiormente colpiti sono appunto alcuni pesci e crostacei, a causa del loro basso contenuto normale di CO2 nel sangue, e del loro elevato consumo di ossigeno. E’ stato anche chiarito che non è l’acidificazione dell’acqua a causare questi danni, ma proprio le elevate concentrazioni di anidride carbonica disciolta.

Marco Affronte