All you need is Love(eniidae): romantiche storie di cuori spinosi

Scritto da:
Andrea Bonifazi
Durata:
1 minuto

Nome omen.
Il nome, secondo gli autori classici, sembra possa celare il destino di una persona. E questo “omen” può essere incredibile… e romantico!

Sven Lovén in una foto d’epoca.

È questo il caso dello Zoologo marino e Malacologo svedese Sven Ludvig Lovén: vissuto tra il 1809 e il 1895, non è noto al grande pubblico come altri suoi colleghi, nonostante la sua rilevante influenza sulla comunità scientifica. Oggi è ricordato soprattutto per la “Sven Lovén Centre for Marine Sciences”, una struttura di ricerca in ambito marino gestita dall’Università di Göteborg, in Svezia. Direttore del Museo Nazionale Svedese di Stoccolma e professore di Storia Naturale all’Università di Stoccolma, è stato un uomo che indubbiamente ha donato tanto alla Scienza e numerose sono le specie da lui descritte. La sua indiscutibile grandezza ha fatto sì che numerose siano anche le località dedicategli postume, quali il promontorio Kapp Lovén presso l’isola Nordaustlandet, la montagna Lovénberget che si erge dall’isola Spitsbergen, il lago Lovénvatnet presso Oscar II Land e il ghiacciaio Lovénbreane a Brøggerhalvøya, tutte località osservabili nell’affascinante arcipelago delle Isole Svalbard, in Norvegia.
Nulla di straordinario, è prassi abbastanza comune il dedicare luoghi, minerali, animali o piante a personalità che si sono particolarmente distinte in ambito scientifico.

Eppure Lovén ha qualcosa in più: il suo nome.
Nome omen. Da Lovén a Love il passo è breve, quasi prevedibile e sillogistico. E fu così che, volontariamente o meno, il freddo e nordico cognome venne associato a qualcosa di romantico e passionale come la forma del classico cuore bilobato che si impara a disegnare già in tenera età. Autore di questo involontario (?) scherzo fu lo Zoologo britannico J. Lambert che nel 1905, 10 anni dopo la morte di Lovén, decise di dedicargli una famiglia di Echinodermi Echinoidei, ribattezzandola Loveniidae.
Una famiglia come tante, d’altronde al medesimo Zoologo sono stati dedicati molteplici taxa, come la famiglia Lovenellidae e il genere Lovenella (Cnidari Idrozoi), ed effettivamente lui stesso è stato particolarmente interessato al phylum Echinodermata.
Ma i Loveniidae hanno qualcosa di diverso: la stragrande maggioranza delle specie descritte in questa famiglia presenta un’aggraziata forma… a cuore! Si tratta infatti di invertebrati appartenente alla superfamiglia Spatangoidea, costituita da ricci irregolari, quindi privi della tipica simmetria raggiata. Quale diretta conseguenza, questi Echinoidei sono comunemente conosciuti come “Ricci cuore”! Il “Love” contenuto nel nome del taxon sembra improvvisamente mutare la sua accezione iniziale, apparendo riferibile più al suo reale significato, cioè “Amore”, che al cognome dello studioso svedese.
Casualità? Volontario gioco di parole del buon Lambert? Infallibile destino? Chissà…

Il cordiforme aspetto del dermascheletro di Echinocardium cordatum (Ph. Andrea Bonifazi)

In questa famiglia vengono così fatte confluire anche specie che già dovevano il nome alla loro romantica morfologia: emblematico in tal senso è il riccio Echinocardium cordatum, descritto da Pennant nel 1777 (oltre 30 anni prima che nascesse Lovén). Piccolo, delicato, candido e dagli aculei sottili e molto mobili, è tipico di substrato sabbioso infralitorale e non è raro neppure lungo le nostre coste, sebbene poco visibile perché costantemente infossato.
Ma soprattutto dalla forma a cuore: il significato etimologico di Echinocardium cordatum è infatti “Riccio cuore a forma di cuore”. Romanticismo elevato, ma fantasia davvero scarsa…

Esemplare spiaggiato, ma integro di Echinocardium cordatum (Ph. Phil Champion)

Non meno significativa è la specie Lovenia cordiformis, diffusa nell’Oceano Pacifico settentrionale: in questo caso il genere ha come padre putativo proprio Lovén, mentre l’epiteto specifico anche in questa circostanza significa “dalla forma a cuore”.
Battezzare una nuova specie con un nome che faccia riferimento alla sua forma è tuttavia pratica molto diffusa, ma non sempre ha questo roseo alone romantico, talvolta può assumere contorni davvero calienti: come non citare il Fungo Phallus impudicus, il Tunicato Ascidia mentula o la pianta Clitoria virginiana? Le “morfologiche motivazioni” che hanno portato gli autori a descrivere queste (e molte altre) specie sono quasi lapalissiane, quindi sorvoliamo.

Cuori non solo attuali: ecco un bellissimo dermascheletro fossilizzato di Lovenia forbesi (Ph. Stickpen)

Sebbene sia oggettivamente poco scientifico parlare di fato, a partire dagli anni ‘80 numerosi studi hanno dimostrato come il cosiddetto “name-letter effect”, processo inconscio secondo cui le iniziali del proprio nome sembra possano influenzare comportamenti e scelte di vita.
Che sia anche il romantico caso di Lovén?

Andrea Bonifazi

Bibliografia

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Lambert, J. (1905). Notes sur quelques Échinides éocéniques de l’Aude et de l’Hérault. Catalogue descriptif des fossiles nummulitiques de l’Aude et de l’Hérault. Annales de l’Université de Lyon, Nouvelle Série, I. Sciences, Médecine, 17, 129-164.

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