Zone aride assorbono quantità inaspettate di anidride carbonica

Scritto da:
Leonardo Debbia
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Un gruppo di ricercatori, guidati da un biologo della Washington State University (WSU), ha scoperto che le zone aride del pianeta assorbono inaspettatamente grandi quantità di carbonio quando aumentano i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera.

I risultati della ricerca aiutano gli scienziati a stimare più accuratamente il bilancio del carbonio sulla Terra, stabilendo quanto ne rimane nell’atmosfera sotto forma di CO2 – fatto che contribuisce al riscaldamento globale – e quanto invece ne viene assorbito dalla terra o dal mare in altre forme che necessitano di carbonio.

“Va sottolineata l’importanza di questi ecosistemi aridi”, dice Dave R.Evans, docente di Scienze biologiche, specializzato in Ecologia e Cambiamento globale alla WSU. “Si tratta di una riduzione importante di anidride carbonica, dato che quando i livelli di CO2 atmosferica salgono, questi ecosistemi, consumando il carbonio, possono aiutare ad abbassare la percentuale di CO2 nell’atmosfera. Anche se gli ecosistemi aridi non potranno catturarlo tutto, sicuramente, con questo processo, costituiscono un valido aiuto per il pianeta”.

Forme nel deserto del Mojave come quella ripresa da un elicottero mostrano che le zone aride possono assorbire quantità inaspettate di carbonio atmosferico (credit: Desert Research Institute / Università del Nevada, Las Vegas)
Forme nel deserto del Mojave come quella ripresa da un elicottero mostrano che le zone aride possono assorbire quantità inaspettate di carbonio atmosferico (credit: Desert Research Institute / Università del Nevada, Las Vegas)

I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Climate Change, arrivano dopo un nuovo esperimento, durato 10 anni, consistito nell’esposizione di alcuni terreni nel deserto del Mojave a livelli elevati di anidride carbonica simili a quelli che si prevede possano essere raggiunti nel 2050.

Una volta asportato il suolo fino alla profondità di un metro e raccolte le piante locali, è stata misurata la quantità di anidride carbonica assorbita.

L’idea dell’esperimento è maturata tra gli scienziati delle Università di Reno e Las Vegas, in Nevada.

Lo studio ha affrontato una delle grandi incognite del riscaldamento globale: la reazione degli ecosistemi terrestri all’assorbimento di anidride carbonica quando questa aumenta in atmosfera.

Le zone aride che ricevono meno di 10 centimetri di pioggia all’anno coprono un’ampia fascia del globo, che si estende dai 30 gradi di latitudine nord ai 30 di latitudine sud.

Questa fascia, se considerata insieme alle aree semi-desertiche, quelle cioè che ricevono meno di 20 centimetri di pioggia all’anno, occupa dunque quasi la metà della superficie terrestre.

I suoli forestali contengono più materiale organico e trattengono, di conseguenza, più carbonio, ma data la grande estensione delle zone aride, giocano un ruolo importante nel bilancio totale del carbonio terrestre, dato che la Terra si riscalda perchè i gas che intrappolano il calore si accumulano nell’atmosfera.

Lavorando sul Sito Nazionale della Sicurezza del Nevada, i ricercatori hanno contrassegnato nove appezzamenti di forma ottagonale di circa 75 metri di larghezza ciascuno.

Tre lotti sono stati ‘trattati’ con aria contenente una concentrazione di 380 ppm (parti per milione) di CO2, corrispondenti agli attuali livelli di anidride carbonica. Tre lotti sono stati esposti a concentrazioni di 550 ppm, i livelli di CO2 previsti per il 2050, mentre i rimanenti tre non hanno ricevuto alcun particolare trattamento.

L’anidride carbonica è stata alimentata mediante tubi in PVC con una traccia chimica che poteva essere rilevata durante le analisi di suolo, piante e altre biomasse.

L’analisi eseguita da Benjamin Harlow, dello Stable Isotope Core Laboratory presso la WSU, suggerisce che i suoli aridi, in futuro, possono incrementare il loro assorbimento di carbonio in percentuali stimate dal 15 al 28 per cento dell’importo assorbito attualmente dalla superficie terrestre.

L’esperimento non tiene conto di altre possibili modifiche derivanti dal cambiamento climatico, come il variare delle temperature, delle precipitazioni e del riscaldamento.

Eppure, dice Evans: “Sono rimasto sorpreso della grandezza dell’assorbimento di carbonio che siamo stati in grado di rilevare dopo 10 anni, perché 10 anni non è un periodo di tempo molto lungo nella vita di un ecosistema”.

Mentre gli ecosistemi forestali tendono ad immagazzinare carbonio nella materia vegetale, i ricercatori hanno scoperto che nel Mojave il carbonio era stato riassorbito per una maggiore attività dalla rizosfera, la zona di microrganismi del suolo attorno alle radici delle piante.

Da un punto di vista ottimista, la ricerca suggerisce che con il 2050 gli ecosistemi aridi prenderanno più carbonio dall’atmosfera di quanto a loro necessiti.

Ma una potenziale causa di preoccupazione riguarda che cosa possa accadere a questi ecosistemi, con la popolazione del pianeta che cresce e la gente che cerca sempre nuovi luoghi per vivere.

“La terra è estremamente preziosa”, afferma Evans. “Queste zone aride potranno diventare popolose e allora non sappiamo proprio quale potrà essere in realtà il futuro bilancio del carbonio”.

Leonardo Debbia
12 aprile 2014