Aumenta la fusione di ghiaccio in Antartide

Scritto da:
Leonardo Debbia
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1 minuto

Secondo una nuova ricerca, sei enormi ghiacciai in Antartide occidentale si muovono più velocemente di 40 anni fa, facendo affluire più ghiaccio sulla costa e provocando così un aumento di livello del mare.

La quantità di ghiaccio che fonde, nell’insieme, è aumentata del 77 per cento nel 2013 rispetto al 1973, riferiscono gli scienziati in un articolo pubblicato su Geophysical Research Letters, una rivista della American Geophysical Union.

L’immagine satellitare del Pine Island Glacier mostra una frattura del ghiaccio lunga 18 miglia. I ricercatori misurano costantemente le fratture del ghiaccio per calcolare l’accelerazione annua e quindi la velocità di avanzamento del ghiacciaio (credit: NASA)
L’immagine satellitare del Pine Island Glacier mostra una frattura del ghiaccio lunga 18 miglia. I ricercatori misurano costantemente le fratture del ghiaccio per calcolare l’accelerazione annua e quindi la velocità di avanzamento del ghiacciaio (credit: NASA)

Pine Island Glacier, il più attivo dei ghiacciai studiati, ha accelerato del 75 per cento in 40 anni, secondo la rivista.

Thwaites Glacier, il ghiacciaio più esteso, ha iniziato ad accelerare nel 2006, dopo un decennio di stabilità.

“Lo studio è il primo ad esaminare la quantità di ghiaccio che si è maggiormente sciolta nell’ Antartide occidentale durante un arco tempo così lungo”, ha detto Jeremie Mouginot, glaciologo presso l’Università della California, Irvine, co-autore della ricerca. “Quasi il 10 per cento dell’aumento annuo di livello del mare dipende da questi sei ghiacciai”.

I ricercatori hanno studiato i ghiacciai Pine Island, Thwaites, Haynes, Smith, Pope e i ghiacciai di Kohler, praticamente tutti quelli che scaricano le loro acque in una vasta baia conosciuta come Baia del Mare di Amundsen, nell’Antartide occidentale.

La quantità di ghiaccio annua compresa in questi sei ghiacciai è paragonabile alla quantità di ghiaccio dell’intera calotta della Groenlandia, secondo Mouginot. Qualora questa massa imponente si sciogliesse completamente, il livello dei mari si innalzerebbe di 1,2 metri, secondo il parere Mouginot e di Eric Rignot, suo collega.

“Questa regione è un punto basilare per la perdita di ghiaccio antartico, a causa dei bassi fondali. L’unico sostegno che regge in quest’area è dovuto alla calotta di ghiaccio”, afferma Robert Thomas, un glaciologo dell’impianto della NASA Wallops Flight, di Wallops Island, Virginia, che non fa parte del team di ricerca.

Questi banchi di ghiaccio sono parti della calotta galleggiante, che si formano nella zona in cui il ghiacciaio entra in mare. Nell’Antartide occidentale questi banchi impediscono ai ghiacciai oggetto dello studio di scivolare più velocemente nell’oceano.

Mouginot e colleghi si sono serviti dei dati satellitari per esaminare le immagini dei ghiacciai dal 1973 al 2013. Gli studiosi hanno calcolato la velocità dei ghiacciai, soprattutto monitorando le variazioni delle crepe nel ghiaccio, per determinare la distanza coperta dal flusso di mese in mese e di anno in anno.

Lo studio ha riguardato i sei ghiacciai globalmente, ma ha anche rilevato cambiamenti senza precedenti per ogni ghiacciaio. Thwaites Glacier, il più grande dei sei, con la sua larghezza di 120 chilometri, è rimasto stabile per quasi un decennio fino al 2006, quando la sua velocità è ripresa a 0,8 chilometri all’anno, un aumento del 33 per cento, secondo lo studio.

Fra tutti, il ghiacciaio Pine Island è stato quello che ha mostrato una accelerazione maggiore, con un aumento di 1,7 chilometri all’anno, un aumento del 75 per cento della velocità, da 2,5 chilometri all’anno del 1973 ai 4 del 2013.

Sia il Thwaites Glacier che il Pine Island sono i maggiori tributari di ghiaccio, costituendo da soli i tre quarti della massa totale documentata nello studio.

Tuttavia, i tassi di perdita di ghiaccio hanno caratterizzato ancor più i ghiacciai più piccoli, come lo Smith e il Pope che dal 1973 hanno quasi triplicato la quantità di ghiaccio disciolto nell’oceano.

Il team ha scoperto poi che il Pine Island Glacier sta accelerando lungo tutto il suo sistema di drenaggio fino a 230 Km dalla costa.

“Questo dato è importante perché dimostra che il ghiacciaio può ‘sentire’ quello che sta accadendo”, dice Thomas. “Per spiegarci meglio, l’impatto e la rottura della distesa di ghiaccio al momento dell’incontro con l’acqua di mare propaga la spinta ricevuta, facendola percepire lungo la corrente ghiacciata a distanza nell’entroterra”.

“Quest’ultima scoperta induce a rivedere i modelli dell’accelerazione dei flussi di ghiaccio”, conclude Thomas.

Leonardo Debbia
28 marzo 2014